La pellicola di cui parleremo oggi rientra nella rosa dei cult imperdibili a tema medievale. Braveheart – Cuore impavido esce nelle sale cinematografiche nel lontano 1995 a firma di Mel Gibson che, oltre ad esserne il regista, recita anche nel ruolo del protagonista. Al suo fianco troviamo Sophie Marceau, Brendan Gleeson, David O’Hara e Angus Macfadyen. Il film, della durata di 177 minuti, a suo tempo ha vinto ben cinque Premi Oscar: Miglior film, Miglior regia, Miglior fotografia, Miglior trucco e Miglior montaggio sonoro. Sono diversi gli aspetti che colpiscono in un lungometraggio come questo: la storia narrata, le atmosfere, le letture che si possono fare della vita di un personaggio storico, il tutto concentrato in un mix perfetto che rimane impresso nella mente dello spettatore. Braveheart ripercorre le vicende di William Wallace, eroe nazionale scozzese, partendo dal 1240 d.C. In una Scozia dilaniata dalle rappresaglie interne e contro gli inglesi, incontriamo il piccolo William che nel giro di poco tempo sperimenta la crudeltà della guerra, assistendo da spettatore al massacro dei nobili, nonché e alla morte del padre e del fratello.

Dopo un’infanzia segnata dalla morte, lo ritroviamo qualche anno dopo avvenente, colto e libero, intento a costruirsi quella vita che ha sempre sognato. Si ristabilisce nella sua terra natia e sposa in gran segreto il suo primo amore che, purtroppo, perderà troppo presto. Questo evento, possiamo dirlo, è considerabile la chiave di volta del film. Murron, sua moglie, secondo le leggi del nobile locale, viene uccisa per aver ferito un soldato inglese che aveva tentato di abusare di lei. Da quel momento in poi la vita pacifica di William Wallace cambia per sempre. William si vendica del torto subito e, poco dopo, inizia una guerra per la rivendicazione della libertà della Scozia dalla tirannia di Edoardo I Plantageneto che durerà per anni. Grazie al suo coraggio, riesce a riunire sotto un’unica bandiera persone di vari clan sfidando apertamente i nemici inglesi, che soccomberanno in diverse occasioni contro la grinta dei guerrieri in kilt. Memorabile il discorso di Wallace prima dello scontro di Stirling:

“Certo, chi combatte può morire… chi fugge resta vivo, almeno per un po’… Agonizzanti in un letto, fra molti anni da adesso… siete sicuri che non sognerete di barattare tutti i giorni che avrete vissuto a partire da oggi per avere l’occasione? Solo un’altra occasione, di tornare qui sul campo, ad urlare ai nostri nemici che possono toglierci la vita ma non ci toglieranno mai la libertà! Alba gu brath!”

Wallace, insieme al suo esercito di prodi, mette a segno diverse vittorie, combattendo e rifiutando di piegarsi a tutte le offerte inglesi, ma la sete di potere dei nobili scozzesi si rivelerà fatale per il nostro eroe. Essi, infatti, sostengono il tiranno inglese e, dopo diversi tentativi, riusciranno nell’obiettivo di consegnare il “sovversivo” alle autorità. Anche in quel caso però William Wallace dimostrerà tutto il suo coraggio e la sua dignità. La pellicola si conclude nel 1314 d.C. lasciando intendere che Robert Bruce, nobile locale, ha scelto di seguire le orme di William.

Non c’è da stupirsi che Wallace sia considerato l’eroe nazionale scozzese e sicuramente Braveheart ha aiutato a rafforzare la sua immagine anche oltre i confini della terra natia. Come abbiamo detto in apertura, sono diversi gli aspetti che hanno reso questa pellicola il classico che è. Se l’ambientazione selvaggia scozzese ha aiutato lo spettatore a immergersi in un contesto suggestivo, la storia di Wallace ha fatto il resto. Braveheart, infatti, traspone sullo schermo la storia di un eroe che rifiuta di piegarsi alla tirannia e alle ingiustizie e che rivendica la libertà del proprio popolo. Un racconto che, come si suol dire, “va bene per tutte le stagioni”, perché le storie di eroi impavidi ti fanno sognare e possono aiutarti a leggere la realtà in cui vivi attraverso le loro gesta senza tempo. È questo il segreto dei lungometraggi a tema eroico-storico: prestare il fianco a ideali, a interpretazioni storiografiche, politiche e popolari il più delle volte anacronistiche. Ma di questo parleremo in un’altra occasione.

Dietro il mito e alla rappresentazione maestosa degli eroi c’è sempre la realtà storica, perciò adesso scopriremo insieme chi è stato veramente William Wallace. La vita di di William Wallace (1275-1305) si inserisce nel contesto di quelle che sono chiamate Guerre di Indipendenza scozzesi, ovvero la lotta dei ribelli della Scozia per resistere ai tentativi di annessione da parte dell’Inghilterra. Questo nome, “guerre di indipendenza”, è stato dato successivamente, infatti all’epoca non erano chiamate in questo modo, anche perché questo significherebbe che, nel XIV secolo, esisteva una cultura nazionalista scozzese, nata invece nel XIX secolo. Fatta questa breve premessa, della vita di William Wallace sappiamo veramente poco e le fonti in nostro possesso non ci forniscono grandi aiuti. Comunque sia, una fonte di primaria importanza c’è: la raccolta poetica del menestrello Harry il Cieco. Scritta intorno al 1470 ca., la raccolta seguì una narrazione a lui precedente scritta di John Blair amico e cappellano di Wallace. 

Wallace nacque a Elderslie, nel Renfrewshire, quindi non siamo di fronte ad un Highlander, abitante della regione montuosa del nord-ovest, ma al figlio di un proprietario terriero facoltoso – e quindi non un contadino. Dispose di una più che buona formazione culturale, dato che si formò presso alcuni zii sacerdoti, dove imparò il francese antico ed il latino. Sposò Marian Braidfort, matrimonio che nel film avviene in segreto per evitare all’amata l’umiliazione dello ius primae noctis istituto inesistente nel Medioevo che consiste nel diritto, da parte del signorotto locale, di disporre della virtù della donna. Successivamente, forse perché ricercato o forse per vendicare la morte del padre causata dagli inglesi (visione, a mio parere, molto romantica della vicenda), iniziò la sua ascesa, facendo leva sul risentimento popolare crescente nei confronti degli occupanti.

Decise quindi di unirsi ad un rivoltoso della zona, Andrew de Moray, e i due si ritrovarono a Stirling, dove si verificò un scontro iconico: la battaglia di Stirling Bridge, che ebbe luogo l’11 settembre del 1297 (non a caso, l’11 settembre del 1997 si tenne il referendum per l’autonomia scozzese, ma di questo ne parleremo in un’altra occasione). Il Conte di Surrey, a capo delle 10.000 forze inglesi, con più di 300 cavalieri, decise di attraversare il ponte di Sterling, uno dei pochi collegamenti tra il nord ed il sud della regione. Purtroppo il ponte aveva un difetto: la larghezza, infatti sembra che non potessero passarci più di tre fanti affiancati. In questa maniera, con delle operazioni di guerriglia a valle del ponte, le forze inglesi, non ancora riorganizzatesi, furono quindi assediate e sconfitte dai guerrieri scozzesi. Infine il ponte, sotto l’eccessivo peso dei fanti, crollò. Questa fu una battuta d’arresto per le forze inglesi, tanto che Wallace venne nominato guardiano di Scozia.

Iniziarono quindi una serie di scontri militari tra le truppe del regno inglese e quelle degli scozzesi ma, nel 1298, la situazione si capovolse e Wallace fu sconfitto nella battaglia di Falkirk. Ne 1305, infine, Wallace fu catturato da sodali al servizio degli inglesi; una volta condotto a Londra, venne giustiziato. Oggi nel luogo dell’esecuzione, nei pressi del St. Bartholomew’s Hospital (a Semithfield), si trova una lapide commemorativa.

La vicenda di William Wallace, ovviamente, viene presentata dal film in maniera stereotipata, dove la presenza dell’anacronismo, con i kilt o le facce dei soldati colorate di blu (usanza della popolazione dei Pitti), sono serviti per creare una figura mitica, che ha fatto presa nell’immaginario popolare negli anni ‘90, non solo in Scozia.

 

Martina Corona, Andrea Feliziani

 

Per approfondire:

BROWN CHRIS, William Wallace: The Man and the Myth, The History Press, Cheltenham 2014.

MACKIE J. D., A History of Scotland, Penguin, London 1991.

MORTON GRAEME, William Wallace: A National Tale, Edinburgh University Press, Edinburgh 2014.

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Written by : Redazione

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