Ricorderete come, il 21 dicembre del 2012, era stata profetizzata la fine del mondo. Molti si sono interessati alla faccenda, che ha avuto una vastissima risonanza mediatica.

Questa manifestazione apocalittica, che si basava su una profezia della popolazione dei Maya, non è tipica soltanto della nostra società, ma si è verificata anche in altri tempi come nel periodo medievale. Infatti si narra, che gli uomini e le donne del 999, erano terrorizzati dalla fine del mondo! Così ne parlava Carducci, in un saggio sulla letteratura nazionale: 

V’imaginate il levar del sole nel primo giorno dell’anno mille? Questo fatto di tutte le mattine ricordate che fu quasi miracolo, fu promessa di vita nuova, per le generazioni uscenti dal secolo decimo? […] Mille, e non più mille aveva, secondo la tradizione, detto Gesù: dopo mille anni, leggevasi nell’Apocalipsi, Satana sarà disciolto”. Quindi questa idea, era ben salda negli ambienti accademici del XIX secolo.

Se però avviciniamo la lente di ingrandimento sui fatti che vissero gli uomini e le donne dell’epoca, ci renderemo conto di una realtà totalmente diversa. Ad esempio al 999 risale una bolla papale proprio del 31 dicembre di quell’anno, dove papa Gerberto di Aurillac confermava i privilegi del monastero tedesco di Fulda. Oppure sempre nell’anno 999 due fratelli prendono in affitto dal Monastero di San Marziano di Tortona delle case, delle terre e dei campi stipulando un contratto di ben 29 anni. Un altro testimone di grande importanza è Abbone di Fleury che nel 998, scrive il Liber Apologeticus, testo dedicato al re di Francia Roberto II, successore di Ugo Capeto. Nella sua opera Abbone sostiene che, quando era piccolo (all’incirca nel 970), esisteva qualche predicatore che andava in giro parlando della fine del mondo, che si sarebbe verificata proprio nell’anno 1000. Lui stesso etichettò queste voci come una diceria, ed affermò che sarebbe stato sufficiente studiare la Bibbia per pensarla diversamente. 

Un’altra operazione per capire che si trattava solo di fandonie, è quella di soffermarci sui calendari medievali: all’epoca in Europa non ne esisteva uno soltanto, come oggi, ma c’erano stili differenti che variavano da regione a regione. In Lombardia e in Toscana il nuovo anno cadeva nel giorno dell’Annunciazione, cioè il 25 marzo, mentre nelle regioni francesi l’anno finiva nella notte tra il sabato santo e la Pasqua. Infine dando una rapida scorsa alle fonti cronachistiche come gli Annali di Benevento o quelli di Rodolfo il Glabro,  costatiamo che non fu menzionato nessun fenomeno al di fuori dell’ordinario.

A questo punto la domanda da porsi è la seguente: le persone dell’epoca credevano alla fine del mondo?

Certamente, ma nelle fonti non si parla di nessuna data precisa! Le fonti in nostro possesso sono il Vangelo di Matteo, una lettera di Simon Pietro e l’Apocalisse. Negli ultimi due casi si fa riferimento al numero 1000, ma non a un anno preciso, dato che l’utilizzo dell’era cristiana (ovvero contare gli anni dalla nascita di Cristo) fu successivo alla redazione di questi testi. Il Vangelo di Matteo invece, e poi il De Civitate Dei di Sant’Agostino parlano chiaro: nessuno avrebbe potuto sapere la data della fine del mondo con la conseguente parusia, la seconda venuta di Cristo in terra! Quello che diceva il Carducci quindi, era frutto di fantasia o meglio, di una serie di errori che si sono cumulati nel corso dei secoli che, letti con una lente ideologica, ha creato questo mito! Il terrore generalizzato alle soglie dell’anno mille quindi, non si verificò.

Come nasce allora il mito dei terrori dell’anno mille?

In questo caso il primo tassello del puzzle venne posizionato nel Medioevo, dal cronista Sigerberto di Geombloux. Nel 1100 inoltrato, quindi un secolo abbondante dopo il 1000, il nostro autore riportò i fatti raccontati da alcuni cronisti nel 1002: un terremoto e la visione di una cometa e di un serpente in cielo! Sigerberto aveva calcato la mano: infatti la notizia del terremoto, l’aveva tratta dagli Annales Leodiensi, ma degli altri particolari non c’è traccia. Successivamente nel 1170 ca., un monaco cistercense, riportando nella sua cronaca dei fatti catastrofici descritti da precedenti cronache, si convinse che, le persone, ebbero paura della fine del mondo!

Queste fonti poi, nel XVI secolo, vennero lette da molti umanisti, come da Giovanni Tritemio ed ecco che, la corsa del mito della paura dell’anno mille, fa breccia nel mondo moderno, in maniera inarrestabile.

Arrivando al XVIII-XIX secolo, questi testi medievali vengono ripresi, studiati ma decontestualizzati: molti intellettuali, impregnati di ideologia illuminista e di disprezzo per la cultura ecclesiastica, antimodernista, antiliberale e reazionaria, con un’operazione anacronistica furono portati a pensare che, gli atteggiamenti della Chiesa del XIX secolo, erano assimilabili a quelli del X.

Storici del calibro di Carducci appunto, Sismondì, Michelet e il suo discepolo Lavallet, danno per assodato l’esistenza dei terrori dell’anno mille. La risposta degli ambienti clericali non si fece attendere: mossi unicamente dalla difesa dell’istituzione ecclesiastica, vennero attuate delle fruttuose ricerche sulle fonti. Fondante è un articolo risalente al 1873 di Don Francoise Pleine, intitolato “I pretesi timori dell’anno mille”, che smentisce categoricamente le prese di posizione del Michelet. 

Successivamente la cerchia degli accademici e studiosi vari che voleva consegnare nuova dignità all’anno mille, iniziò ad allargarsi tanto che già negli anni trenta del ‘900, anche la voce dell’Enciclopedia Treccani presenta le paure dell’anno mille come un mito. Da questo momento in poi, gli scritti degli ambienti accademici si fanno più numerosi. Un fondamentale studio è quello di Georges Duby e Chiara Frugoni, dal titolo “Mille e non più mille” dove vengono raccolti dei saggi dello storico francese sul tema.

Siamo arrivati alla fine del nostro racconto: abbiamo visto come, le autorità ecclesiastiche, non erano per niente convinte delle voci sulla fine del mondo che, portate avanti da pochi predicatori, erano subito spente sul nascere dall’autorità ecclesiastica. Questo mito, nato nel Medioevo, fu diffuso in epoca moderna grazie all’incontro con un’ideologia forte, quella del pensiero laico e positivista, che voleva combattere una Chiesa reazionaria, quella del XIX secolo, timorosa nei confronti del progresso. 

Andrea Feliziani

Letture consigliate

BARBERO ALESSANDRO, La Paura dell’anno mille, Intervento al Festival della Mente di Sarzana.  (https://www.youtube.com/watch?v=CEi-Z87LYdU)

CANTARELLA GLAUCO MARIA, Una sera dell’anno Mille. Scene di Medioevo, Garzanti, 2014. 

CARDUCCI GIOSUE’, Dello svolgimento della letteratura nazionale, incipit del primo discorso. 

CASALI ARNALDO, I terrori dell’anno mille, Festival del Medioevo.  (https://www.festivaldelmedioevo.it/portal/il-terrore-dellanno-mille/) 

FRUGONI CHIARA, DUBY GEORGE, Mille e non più mille, Rizzoli, 1999. 

Mille, leggenda dell’anno. Enciclopedia Treccani (1934) ad vocem. (https://treccani.it/enciclopedia/leggenda-dell-anno-mille_(Enciclopedia-Italiana)

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Written by : Redazione

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