Tramandare la conoscenza.

Da sempre questo è l’obiettivo dell’insieme dei trattati che riveste un ruolo fondamentalmente culturale per l’artista e lo studioso completi. Nel Medioevo la trattatistica artistica ricopre un ruolo basilare. Se, infatti, non ci fossero stati nel Medioevo i monaci che trascrivevano dal greco i testi degli autori del Mediterraneo, oggi, per esempio, non conosceremmo il pensiero dei filosofi greci.                   

Dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente e per il perdurare del Medioevo la trattatistica relativa alle tecniche artistiche ha forse avuto un carattere meno specialistico di quello che oggi avrebbe un manuale. Non sono infrequenti, infatti, ricettari che, insieme con le conoscenze relative alla preparazione dei colori e delle malte, contengono nozioni sulle funzioni terapeutiche delle erbe e sulla cura delle malattie, oltre alla lavorazione dei metalli, la cottura dei minerali e l’estrazione di succhi al fine di ottenere pigmenti ed inchiostri per la miniatura.

Ulteriormente, è nei trattati medioevali che lo studioso di arte e di letteratura trova un felice connubio tra conoscenza tecnica, rigorosa indagine, alchimia e approccio mistico alla realtà quotidiana di lavoro artistico. 

È alla ricchezza culturale e all’atteggiamento devozionale dei trattati artistici medioevali che molti artisti del Novecento italiano si sono ispirati, attingendone conoscenze tecniche ed orientamento artistico.

Per citarne alcuni, gli studi e le opere di Gino Severini, Achille Funi, Corrado Cagli, Massimo Campigli e Mario Sironi denunciano una profonda passione per lo studio delle tecniche artistiche a loro contemporanee che trova le sue radici proprio nel Medioevo.

Ritenendo estremamente impegnativo compiere una disamina completa di tutti i trattati di tecniche artistiche medioevali, possiamo citare alcuni esempi importanti, che ancora oggi fortunatamente vengono studiati, cioè il Mappae Clavicula, Il De Arte Illuminandi, il Liber de Coloribus di Pietro di St. Audémaro (o Saint Omer) ed il Libro dell’Arte di Cennino Cennini.

Il Mappae Clavicula è una raccolta in latino di numerosi procedimenti tecnici principalmente nel campo artistico ma anche riguardanti diverse altre discipline quali la lavorazione dei metalli o  l’avvelenamento delle frecce.

La copia più antica a noi nota risale all’inizio del IX secolo ed è uno dei più completi ricettari medioevali che ci siano pervenuti. É grazie al lavoro fondamentale del Professor Sandro Baroni che oggi possiamo fruire di una chiave di lettura approfondita del testo unitamente ai procedimenti riportati.

Ci sono giunte ad oggi tre copie manoscritte: la più antica delle quali è conservata a Lucca presso la Biblioteca Governativa. Per diverso tempo letterariamente e tecnicamente il Manoscritto di Lucca ed il Mappae Clavicula sono stati considerati il medesimo testo.

Mappae Clavicula è traducibile in piccola chiave della mappa e, per la sua natura enigmatica, ha dato origine a varie ipotesi rispetto al suo significato originario. Se la chiave sottintende allo svelarsi di una conoscenza tecnica, la mappa potrebbe essere una striscia di garza sottile imbevuta di colore usata per conservare i colori, un tubetto ante-litteram; un’ulteriore ipotesi conduce la mappa al frutto di una svista della traduzione dal greco: keiromakton (= mappa) letto al posto di keirokmeton (= elaborazione manuale).

Secondo me la chiave di cui si parla è da ricercarsi nella conoscenza della tecnica pittorica stessa, che consente la raffigurazione dei procedimenti della Natura e quindi ne permette la comprensione dei meccanismi più profondi di trasformazione. Nel testo sono comprese circa 300 ricette di cui molte sono effettivamente riconducibili alla preparazione dei colori, altre sono inapplicabili a questo fine se consideriamo solo una pedissequa applicazione di regole scientifiche causa-effetto, viceversa comprensibili nell’ottica di commistione tra chimica, alchimia e magia naturale che all’epoca facevano parte di un sapere unico e correlato.

Con una punta di orgoglio personale, ritengo anche importante la ponderosa collazione delle “ricette per fare l’oro” tradotte in parte da chi scrive e dalla D.ssa M. Chiara Angellotti dai testi ottocenteschi degli studiosi di tecniche antiche John Greenfield Hawthorne e Cyril Stanley Smith che, a loro volta, tradussero il Mappae dal testo originale in latino medioevale. 

Di carattere meno ermetico sono il Liber de Coloribus di Petri de Sancti Audemaro, il De arte Illuminandi ed il celeberrimo Libro dell’Arte di Cennino Cennini.

Il primo è da far risalire alla fine del XIII secolo od al principio del XIV ed è redatto da un Pietro (Petri) vissuto verosimilmente nella Francia settentrionale. L’idea della sua collocazione trova conforto nella lettura della ricetta del viride Rothomagense dove Rothomagus è il nome latino di Rouen.

Il secondo testo, il De arte Illuminandi, è composto nel XIV secolo da un autore anonimo e descrive dettagliatamente le tecniche e i segreti del mestiere della miniatura ed è forse il primo manuale nel quale si  tratta in maniera ordinata, sistematica e chiara il sapere legato a questa tecnica. Il termine illuminare usato nella descrizione di codici miniati deriva infatti da alluminare, cioè usare l’allume nella tecnica in esame. Così come il termine miniatura deriva dall’uso del colore minio, più che dalla produzione di un dipinto molto piccolo.

Non possiamo non citare, infine, il celeberrimo Libro dell’arte o Trattato della pittura del pittore Cennino Cennini (Colle di Val d’Elsa, 1370/Firenze, 1427). Scritto in italiano è un testo godibile come fondamentale manuale per la conoscenza delle tecniche medioevali.

 

 

Giovanni Antonio Bassoli

 

 

BIBLIOGRAFIA SCELTA

Il De Arte Illuminandi a cura di F. Brunello Venezia 1975

Cennino Cennini “il libro dell’arte o trattato della pittura” Longanesi 1987

Sandro Baroni e Barbara Segre “Storia documentaria delle tecniche pittoriche antiche” Como 1990

Millard Meiss “Pittura a Firenze e Siena dopo la morte nera” Torino 1982

Castelnuovo “Artifex Bonus. Il mondo dell’artista medioevale” Bari 2004

Baroni, G. Pizzigoni, P. Travaglio “Il Mappae clavicula” Padova 2014

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Written by : Redazione

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