Prima di parlare dell’arrivo del popolo longobardo in Italia a mio parere è necessario introdurre brevemente Paolo Diacono (720 ca-799), autore di una delle più importanti testimonianze che possediamo sulla storia di questo popolo: l’Historia Langobardorum. Paolo Diacono, nome di battesimo Paolo Varnefrido, longobardo di origine divenne monaco presso il convento di Civate vicino a Como, e successivamente visse nell’abbazia di Montecassino. Scrisse l’Historia Langobardorum per narrare la magnificenza del suo popolo, tanto che l’opera si conclude nel 744 (alla morte del Re Liutprando), prima della fine del regno con il re Desiderio nel 774 (scusate, spoiler!).
I Longobardi giunsero in Italia nel 568-569 attraverso le Alpi Giulie. Penetrarono in Friuli e occuparono poi i principali centri del Veneto e Pavia divenne la capitale del regno. Non si deve pensare però ad un’invasione di massa del popolo longobardo, infatti erano pochi e i bizantini non erano affatto scomparsi. Alla loro guida vi era Alboino, il quale, ci dice Paolo Diacono, fu il decimo re dei Longobardi, dal 560 al 572. Con l’aiuto del popolo degli Avari, aveva conquistato i Gepidi e sposato la figlia del loro capo Cunimondo, Rosmunda. Sono Rosmunda e Alboino, secondo una nota tradizione, i protagonisti di una delle storie di vendetta tra le più conosciute ad oggi.
Come già sottolineato, il popolo dei Gepidi era stato assoggettato dai Longobardi: dovete sapere che per tradizione (confermata e diffusa da Paolo Diacono) alla conquista di un popolo nemico si doveva bere dal teschio del suo capo. E indovinate chi dovette bere dal teschio del padre? Esatto, Rosmunda. È quindi comprensibile che la poveretta covasse un odio profondo e una sete di vendetta nei confronti del marito, tanto da cominciare ad elaborare un piano per uccidere Alboino. Immaginerete anche voi che avesse bisogno di un complice per riuscire ad uccidere il capo indiscusso di un potente popolo e lo trovò in Elmichi, fratello di latte e collaboratore di Alboino, di cui divenne anche amante. Narra Paolo Diacono che Elmichi avesse convinto Rosmunda a coinvolgere Peredeo, guerriero e collaboratore stretto di Alboino, ma quest’ultimo si rifiutò. Quindi la regina decise di sostituirsi ad un’ancella che aveva rapporti intimi con Peredeo. Riuscito l’inganno, Rosmunda ricattò Peredeo per farsi aiutare. Ucciso Alboino, fuggì, insieme ad Elmichi e al denaro ereditato, presso l’esarca di Ravenna Longino. Ma il piano di Rosmunda non era finito: tentò in seguito, con l’aiuto dell’esarca, di sbarazzarsi di Elmichi stesso. Ma quest’ultimo, al momento tanto atteso, accortosi del veleno che gli era stato servito costrinse Rosmunda a bere a sua volta dallo stesso bicchiere. Entrambi morirono e questa storia di vendetta e omicidi ebbe finalmente termine. Unico e felice beneficiario di questa vicenda fu Longino, che forse ebbe un ruolo nella morte di Rosmunda e del suo amante, o almeno così verrebbe da pensare.
Al di là di questi contenuti leggendari e pittoreschi, probabilmente si trattò di un colpo di stato ai danni di Alboino da parte di Elmichi che, con l’appoggio di Rosmunda, tentò di impadronirsi del regno.
Dopo la morte di Alboino fu eletto Clefi, che regnò per soli due anni (fino al 574); con lui si può forse parlare di una rottura con il periodo e la civiltà precedente all’invasione. Infatti Paolo Diacono afferma che, prima di morire di morte violenta, riuscì a cacciare o ad uccidere una gran quantità di potenti nobili romani. Alla morte di Clefi seguirono dieci anni (574-584) di anarchia militare, dove governarono duchi autonomi senza un capo che dettasse regole e che proseguirono l’opera di Clefi.
Vorremmo continuare in questo frangente a narrarvi la storia del popolo longobardo, ma essendo lunga due secoli, e se si conta la Langobardia Minor anche di più, troviamo giusto e doveroso nei loro confronti raccontarvela in più articoli, per dargli il giusto spazio.
Alla prossima puntata!
Eleonora Morante
Per approfondire:
CAPO LIDIA, Un regno per l’Italia? L’apporto dei longobardi alla storia italiana, in Reti Medievali Rivista, Vol. 17 (n. 2), 2016 pp. 3-15 (http://www.rmojs.unina.it/index.php/rm/article/view/4995).
DIACONO PAOLO, Storia dei Longobardi, a cura di Lidia Capo, Mondadori, Milano 1992.
GASPARRI STEFANO, Italia longobarda. Il regno, i Franchi, il Papato, Editori Laterza, Roma-Bari 2012.