Secondo Jacques Le Goff gli uomini del Medioevo: “Non sanno guardare ma sono sempre pronti ad ascoltare e a credere a tutto ciò che si dice loro. E così, nel corso dei loro viaggi, si danno loro a bere racconti meravigliosi, ed essi credono di aver visto ciò che hanno appreso, sul posto certamente, ma per sentito dire. Soprattutto, nutriti in partenza di leggende che ritengono verità, portano con sé i loro miraggi e la credula immaginazione materializza i loro sogni”.
Questo argomento è stato saggiamente presentato al vasto pubblico da Alejandro Rodríguez de la Pena e Giovanni Collamati curatori della raccolta “Fake News y Edad Media” (CEU Ediciones). L’impulso allo studio delle false notizie circolanti nel Medioevo ha preso le mosse dal presente, per l’esattezza da una dichiarazione di Mark Zuckemberg. Infatti il 16 febbraio del 2017, il CEO di Meta lanciò un allarme preoccupato dalla notevole quantità di notizie false circolanti sui social media. Il Saggio quindi, vuole dimostrare come le false notizie non sono solo un problema del presente. Però per pensare in questa maniera, ed avvicinarsi alla mentalità medievale, deve essere fatto uno sforzo di immaginazione.
Infatti, contrariamente a quanto si possa pensare, nel Medioevo correvano moltissime notizie e, per entrare in questa prospettiva, innanzitutto dobbiamo prendere le distanze dall’idea di un Medioevo silenzioso. Da un silenzio rotto solamente che dall’irrompere del canto gregoriano proveniente dalle chiese. Le città erano, invece, chiassose e le persone si spostavano, attraversando le campagne. Le notizie quindi, sia vere che false o verosimili che fossero, si diffondevano. Il mondo medievale era arricchito dalla diffusione di queste notizie, alcune delle quali sono state saggiamente presentate da numerosi storici (il lettore perdonerà la mia accezione positiva ma, il medievista si sa, si diverte di fronte a tali fatti!).
La geografia del Saggio è quindi vasta, e prende le mosse dagli ambienti papali della Roma dell’VIII secolo, dove venne realizzata la celeberrima Donazione di Costantino. Il Dottor Francesco Massetti descrive egregiamente le ragioni che sono alla base di questa falsificazione, e l’impatto che ebbe per la società medievale successiva. Da Roma poi, ci immergiamo nel Regno del Prete Gianni. In questo caso Giovanni Collamati ci fornisce tutti i dati essenziali di come la vicenda abbia avuto una vasta eco nella Societas Christiana dell’epoca. Negli anni ‘40 del XII secolo, la notizia arrivò alla corte Pontificia di Viterbo mentre una ventina di anni dopo, Manuele I Comneno, Basileus di Costantinopoli ricevette una lettera scritta di pugno dal Prete Gianni stesso.
A seguire c’è l’intervento del dottor Davide del Gusto che presenta il caso del cavaliere John Mandeville che, stando a quanto si racconta nel Vojage d’outre meur, abbia raggiunto la Terrasanta. La questione è la presunta veridicità di tutta una serie di aneddoti riportati. Infatti se molti dei luoghi visitati e delle notizie riportate, sono sicuramente verificabili, nel racconto, il meraviglioso irrompe con tutta la sua forza, come era consueto nella letteratura di viaggio dell’epoca. Infatti nella storia sono presenti animali fantastici come la fenice o i cinocefali e molto altro. L’aspetto interessante – ma non sorprendente – è la vasta eco che il Vojage ebbe, letto da personalità come Cervantes, Ariosto, Rebalasi, Pulci e tanti altri. Quindi la domanda sorge spontanea: chi era Mandelville? E, nel caso non fosse mai esistito, chi e dove ha composto questo racconto di viaggio?
In questa rassegna non poteva mancare un approfondimento sulla diffusione delle false notizie circolanti intorno alle comunità ebraiche, oggetto studiato da Enrique Cantera Montenegro. Ricordiamo che i giudei era temuti riguardo ad alcune attività professionali come ad esempio, l’attività di medico o la preparazione e la vendita di medicamenti. L’autore ci fornisce una serie di esempi: come nel caso del medico ebraico don Me’ir Alguadex che, accusato del decesso del re Enrico III venne poi messo a morte. Autori successivi sostennero che non ci fu una vera critica nella pena comminata e nell’analisi delle prove.
Dalla Spagna passiamo all’Italia e, precisamente, all’Umbria, terra natia di San Francesco. Il Professor Alfonso Marini ci ha presentato la questione delle false notizie sulla figura del poverello d’Assisi. Basta fare un giro sul web per trovare una notevole quantità di notizie sulla vita del Santo che, ad esempio è stato erroneamente innalzato a patrono dei vegetariani. Inoltre gli è stata attribuita una serie di aforismi ed orazioni mai scritti o pronunciati. Questo processo, iniziato già nel XIII secolo è continuato, imperterrito, fino alla contemporaneità.
Argomento assai recente, sia per il suo utilizzo politico, che per la cultura pop ad esso legata riguarda i Vichinghi. L’interesse per queste genti è radicato assai lontano nel tempo e, uno dei miti che resiste è quello della scoperta dell’America del Nord ad opera di questi razziatori. Nel suo saggio Francesco d’Angelo in primis chiarisce il significato del termine “vichingo” per poi raccontarci la Storia di un certo Eric il Rosso che, sembra, si stanziò proprio nel Nord America. Siamo così sicuri che questo avvenne? Il saggio poi analizza il dibattito storiografico sulla questione, avvenuto negli Usa del XIX e del XX sec.
Questa florida miscellanea poi è conclusa con la descrizione del mito di Rodrigo Diaz, El Cid Campeador, che ha lasciato dietro di sè una grossa quantità di fake news. La storia ce lo presenta come l’archetipo del cavaliere che incarna i valori della Reconquista spagnola. Leggendo il contributo di David Porrinas Gonzáles scoprirete che tipo di miti vennero costruiti intorno a questa importantissima figura della storia spagnola.
Personalmente ho trovato questa pubblicazione molto convincente sia nella scelta degli esempi riportati, che nella loro contestualizzazione storica. Quello che rimane alla fine della lettura di questi saggi è una notevole consapevolezza rispetto al tema delle fake news; delle varie ragioni del loro utilizzo, della loro diffusione, di come queste si radichino nella società e delle conseguenze che possono avere.
Al giorno d’oggi quindi, tutti noi siamo portati a ponderare le nostre scelte, riguardo la condivisione di informazioni, sia verbalmente che sui Social, senza farci prendere dalla frenesia di una risposta istantanea evitando di dire nel nostro intimo: “Tanto è solo un Social!”.
Andrea Feliziani