L’interesse per la famiglia Borgia ha ricevuto un certo risalto una decina di anni fa, quando vennero realizzate ben due Serie Tv sul pontificato di Alessandro VI Borgia ed il figlio Cesare, il Valentino; inoltre, chi ben ricorda, Rodrigo Borgia ed il figlio, appaiono nella saga di Assassin’s Creed, più precisamente nelle vicende che ruotano attorno agli assassini della famiglia Auditore.

Una figura che rese celebre l’attività di Cesare Borgia è sicuramente quella di Niccolò Machiavelli. L’ideatore del Principe infatti ebbe svariati incontri con il Valentino in qualità di diplomatico al soldo della Repubblica Fiorentina.

Importante è il suo giudizio storico su Cesare, dato che lo considerava l’archètipo perfetto di principe rinascimentale, che emerge soprattutto in due scritti. Il primo intitolato: “Il modo che tenne il duca Valentino per ammazzar Vitellozzo, Oliverotto da Fermo, il signor Paolo e il Duca di Gravina Orsini in Senigaglia” realizzato durante la sua seconda delegazione nei pressi del Valentino, quando aveva compiuto la strage della Magione; mentre il secondo, più famoso, è “Il Principe” che cerca di delineare l’idealtipo di Principe Rinascimentale, che possa con la sua pragmaticità, ordinare la politica in Italia, frammentata in troppi stati regionali. Machiavelli incontrò quindi il Borgia più volte:

nel 1502 quando Cesare si era da poco impadronito di Urbino, dove si recò per conto di Firenze, insieme a Francesco Soderini, vescovo fiorentino appartenente ad una famiglia che, in passato, era stata alleata dei Medici;

a cavallo fra il 1502 ed il 1503, periodo al quale risale il primo dei due scritti di cui abbiamo parlato;

a Senigallia tra l’ottobre 1502 e il gennaio 1503;

– a Roma, dopo la morte di Alessandro VI, negli ultimi mesi del 1503 quando era prigioniero a Roma.

Nelle prime delegazioni il Machiavelli aveva ricevuto un’incarico ufficiale per conto della sua città al fine di sondare le intenzione del Borgia, che stava costituendo un pericoloso stato territoriale in Romagna, regione dove ricadevano anche gli interessi fiorentini.

Il primo scritto di Machiavelli, antecedente il Principe, venne realizzato durante i giorni dell’eccidio di Senigallia. In questo contesto, alcuni condottieri al soldo del Borgia, infatti, non fidandosi di lui, organizzarono una congiura che però venne scoperta da Cesare stesso.

In tutta risposta il Valentino perdonò i congiurati; in un secondo momento ne organizzò una a sua volta, senza far trasparire nulla, che si consumò tra le mura della fortezza di Senigallia, appena conquistata dal Borgia.

In questa breve opera emergono dei primissimi giudizi nei confronti del Valentino, che veniva descritto come un grandissimo dissimulatore che si proponeva come il salvatore dell’Italia da tutti quei piccoli tiranni che la soggiogavano. Sotto il suo dominio, secondo Machiavelli, la penisola sarebbe stata unita e priva di lotte interne.

Invece nel Principe – opera cardine del pensiero politico di Machiavelli – l’argomento viene nuovamente affrontato. Qui il Machiavelli toccò con mano la spregiudicatezza del Borgia, ed avrebbe delineato, nel corso della sua lunga esperienza, il modello di principe ideale che avrebbe potuto governare nell’Italia dell’epoca: Cesare Borgia si prestava benissimo a questa sua lettura. Era scaltro, freddo e spietato al punto giusto, con una notevole capacità organizzativa.

Ovviamente a tutto questo c’erano dei limiti. Cesare Borgia era costantemente dipendente dalla protezione del padre-papa e dalle armate francesi di Luigi XII, intente nella conquista del ducato di Milano. Infatti, quando il padre morì nel 1503, la fortuna del Valentino si arrestò.

Il ruolo del Machiavelli invece fu quello di raccontare in prima persona i fatti verificatisi in quei mesi e coglierne la loro valenza politica, non solo per la Repubblica fiorentina ma anche per il resto d’Italia. 

Andrea Feliziani

Consigli di lettura

Share This Story, Choose Your Platform!

Written by : Redazione

Iscriviti alla nostra Newsletter

Leave A Comment