Questo articolo ha l’obiettivo di dare delle linee guida sulla diplomatica e le sue modalità di analisi critica dei documenti, in vista di un futuro elaborato sull’arte del notariato.
Cos’è la diplomatica? Alessandro Pratesi in “Genesi e forme del documento medievale” (Jouvece 2018) ci introduce alla disciplina definendola “La scienza che ha per oggetto lo studio critico del documento al fine di determinarne il valore come testimonianza storica”, dove per documento intendiamo “Una testimonianza scritta di un fatto di natura giuridica, compilata con l’osservanza di determinate forme, le quali sono destinate a procurarle fede e darle forza di prova” (Cesare Paoli, Diplomatica).
Partendo da questa definizione capiamo che il documento presenta due caratteristiche fondamentali:
- la scrittura (di conseguenza non vanno prese in considerazione alcune tipologie di fonti che in certi casi sono comunemente considerate documenti);
- la natura giuridica, restringendo così la definizione soltanto a quelle fonti scritte in grado di provare un diritto appartenente ad uno o più persone\enti (funzione probatoria).
Quindi la diplomatica è la disciplina che, indagando sui processi di formazione del documento, e analizzando i caratteri intrinseci, relativi al contenuto dello scritto, ed estrinseci, che riguardano gli elementi di convalida, permette di distinguere un originale da una copia e da un falso, inserendoli nella propria tradizione documentaria per attestarne o meno il valore giuridico e la sua capacità di provare un diritto.
Quali sono gli elementi chiave che dimostrano l’autenticità?
Per rispondere a questa domanda bisogna tenere presente che il diplomatista deve sempre come prima cosa capire se si trova:
- davanti ad un documento pubblico, cioè redatto in una cancelleria per ordine di un’autorità pubblica;
- davanti un documento privato, ovvero redatto da un notaio o comunque da una figura esterna alle cancellerie.
Il documento presenta una struttura rigida, composta da un insieme di formule, frasi rituali, che si ripetono e variano in base alla tipologia (compravendita, donazione, enfiteusi…) e che contribuiscono a dare validità all’atto. Un utilizzo sbagliato del formulario crea un atto diplomaticamente falso, dove anche se gli elementi storici del contenuto sono veri, lo stesso non si può dire per la prassi seguita durante la compilazione. Gli altri fattori che danno validità sono: la datazione cronica e la datazione topica che può trovarsi in parti diverse del documento in base al fatto che si tratti di un documento pubblico o privato, e i signa, cioè i segni distintivi del singolo notaio, dei testimoni e delle cancellerie.
I primi due utilizzano, soprattutto nell’alto medioevo, dei segni di croce prima di apporre la propria firma, mentre, per le cancellerie, questi variano in base alla prassi utilizzata; i più comuni sono la rota e il benevalete della cancelleria pontificia o i monogrammi di re e imperatori. L’ultimo elemento di convalida sono le sottoscrizioni presenti nella fase finale dell’atto, definita tecnicamente escatocollo. A sottoscrivere troviamo l’emittente, ovvero chi richiede la stesura del documento, i testimoni e lo scrittore. Negli atti pubblici basta la sottoscrizione dell’autorità per dare valore giuridico al documento, spesso in questa categoria troviamo anche dei sigilli che individuano la cancelleria o l’autorità stessa e contribuiscono a dare attendibilità. Le sottoscrizioni dei testimoni, invece, danno solennità al documento pubblico ma non hanno alcun valore giuridico, mentre nel privato sono indispensabili per tutto l’alto medioevo, finché al notaio non verrà riconosciuta la pubblica fides, ovvero il potere di dare credibilità al documento apponendo soltanto la propria sottoscrizione. Il pieno riconoscimento del notaio come figura professionale, non renderà più necessaria la sottoscrizione dell’emittente, che in alcuni casi non compare minimamente, e dei notai dei quali può essere presente soltanto la menzione.
I caratteri estrinseci (scrittura, materiale scrittorio, sigilli, signa ed eventuali note di cancelleria poste al margine) e intrinseci (apparato formulare) vanno a caratterizzare la forma del documento, già citata nella definizione del Paoli, che varia in base alla tipologia dell’atto e al periodo storico-giuridico di riferimento, che ne determina la tipicità. Con questi presupposti, arriviamo alla conclusione che il diplomatista deve sempre analizzare le forme inserendole nelle giuste coordinate di tempo e luogo. Se le forme e la prassi giuridica vengono rispettate, l’atto si configura come un frammento vivo per ricostruire i principi giuridici di una società, quindi il documento da solo può essere considerato un atto storco-giuridico.
Giovanna Nicolaj, docente presso la Scuola vaticana di paleografia, diplomatica e archivistica, alla fine del secolo scorso ha mosso delle critiche verso la diplomatica tradizionale, che studia la documentazione quasi esclusivamente nella sua funzione di provare un diritto (probatoria). Vengono così escluse alcune tipologie di documenti non perfettamente inquadrabili nelle definizioni di documento pubblico e documento privato e di conseguenza non sono analizzabili all’interno del diritto romano. Tra queste ricordiamo i brevia\notitia, che nascono come elenchi di beni o persone. Questi atti presentano un formulario interno più fluido e per questo vengono allegati ad altri documenti maggiormente formalizzati oppure sono depositati negli archivi pubblici, acquisendo validità giuridica. Il breve è un documento che ha sia una funzione probatoria che riproduttiva, ovvero di fissare la memoria di un evento dove la volontà dell’azione giuridica si è già manifestata oralmente. Un’altra tipologia documentaria analizzata dalla Nicolaj sono i placiti, i documenti dei processi giudiziari tipicamente altomedievali.
Questi, come i brevia, presentano una struttura più fluida, in un periodo storico in cui nella penisola italica si mischiavano diverse tradizioni giuridiche come il diritto romano e il diritto germanico, a sua volta diviso tra la Lex Salicha e la Lex Langobardorum, insieme a diverse consuetudini locali che obbligavano i giuristi a consultare i notabili della zona. Questo tipo di atti, inoltre, veniva redatto per ordine di un’autorità che presiedeva il tribunale (un conte, un ecclesiastico e in alcuni casi anche un re o un imperatore) e scritto da un giudice che con il passare del tempo tenderà sempre più a svolgere le funzioni di notaio. Questi documenti, come scrive il Pratesi nel saggio sopracitato, possono essere inseriti tra i semi-pubblici, cioè redatti per ordine di un’autorità che, non essendo fornita di una propria cancelleria, li fa compilare da un notaio.
A seguito di queste riflessioni, la Nicolaj da una definizione più completa di documento, allargando il campo di analisi della diplomatica “Il documento è qualunque scritto di natura giuridica, formato cioè per funzioni o per fini giuridici e redatto in forme idonee per adempiere alle funzioni previste”.
Concludo chiarendo che, trovandoci di fronte ad una disciplina tecnica, i criteri di analisi utilizzati dalla diplomatica sono molto più numerosi e complessi; in questo articolo sono state date soltanto alcune linee guida per potersi approcciare alla materia.
Ps. L’immagine dell’articolo è rappresenta l’immagine del Privilegio solenne di Onorio II del 1127, scritto in minuscola diplomatica e detenuto nel monastero di San Gallo. L’immagine è tratta dalla raccolta di Franz Steffens,
Matteo Cingottini
Nicolaj G., Lezioni di diplomatica generale. I. Istituzioni, Roma, Bulzoni, 2007
Pratesi A., Genesi e forme del documento medievale, Roma, Jouvence, 2018
Tamba G., Una corporazione per il potere. Il notariato a Bologna in età comunale, Bologna, Clueb, 1998
Ottimo articolo! Esaustivo ed illuminante
Articolo interessante non solo su come approcciare la materia
della Diplomatica, ma anche sull’importanza di definire compiutamente i documenti nel periodo Alto Medioevale per trarne utili e chiari riferimenti storici.
Molto dettagliato e molto chiaro … Un gran bell’articolo.
Grazie! Articolo conciso e molto chiaro.
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Articolo scritto veramente bene !
Complimenti.