La scrittura è uno di quegli artifici umani che permettono di fare ulteriori riflessioni sulla società che l’ha prodotta. Verso la fine del XV secolo si assiste ad un mutamento notevole, prodotto da una nuova sensibilità, che si perfeziona nella ricerca di un nuovo modo di scrivere, basato sul recupero del modulo della carolina. Si può istituire un collegamento tra gli umanisti che recuperavano la lezione dei classici e il recupero della scrittura con cui i classici venivano vergati.

Alla base di questa tendenza al recupero di quella che gli intellettuali di determinati ambienti (ad esempio Lovato Lovati attivo a Padova o a Landolfo Colonna ad Avignone) del XV sec. chiamavano littera antiqua ovvero la carolina stessa, vi era una rottura culturale con il Medioevo che per la prima volta veniva visto come un’età oscura, di transizione, negativa. L’esempio principe di questo nuovo cambiamento di prospettiva lo si può esemplificare nel giudizio poco positivo che Francesco Petrarca diede della littera textualis o gotica. Per essere precisi il Petrarca si scagliò contro la gotica libraria d’oltralpe e delle sue tipizzazioni scholasticae, ovvero le scritture in litterae textualis che fiorirono attorno ai poli culturali universitari di Bologna, Parigi, Napoli, Padova, colpevole di essere eccessivamente artificiosa e di difficile lettura. A tale scrittura contrappose la forma clara et castigata (ossia chiara e semplice) della carolina, alla quale cercò di uniformare la sua scrittura libraria. 

Questa vera e propria rivoluzione petrarchesca non rimase isolata, ma complice anche del tentativo di imitazione di un altro maestro come Boccaccio, si diffuse in Italia mediante la propagazione delle copie delle opere del poeta morto ad Arquà vergate dai suoi discepoli. I fuochi della riforma petrarchesca penetrarono soprattutto a Firenze dove un altro grande umanista come Coluccio Salutati, notaio e dal 1375 fino alla sua morte cancelliere fiorentino, adoperava un tipo di scrittura evidentemente influenzata dal poeta aretino. Tale scrittura secondo i critici e i paleografi è una sorta di anello di congiunzione tra la littera textualis e la carolina restaurata dagli umanisti ovvero la minuscola umanistica

Se Coluccio è l’inventore di questa nuova forma grafica, Poggio Bracciolini e Niccolò Niccoli possono essere considerati i veri e propri inventori. Umanista e allievo di Coluccio Salutati, Bracciolini fu anche attivo presso la Curia pontificia e un grande ricercatore di antichi manoscritti. Grazie alle sue spedizioni in monasteri e biblioteche inesplorate, Bracciolini trasse dall’oblio dei secoli l’Institutiones Oratoriae di Quintiliano, il De rerum Natura di Lucrezio, e il De Architectura di Vitruvio.

Sia Niccoli sia Bracciolini non solo riuscirono a riprodurre e rinnovare una scrittura in disuso da secoli, ma anche l’impaginazione, il loro formato, la rigatura e l’ornamentazione. Secondo uno dei maggiori studiosi della minuscola umanistica come Ullman, il primo esempio della minuscola umanistica risale alla copia del De verecundia di Salutati effettuato da Bracciolini stesso, databile tra il 1402 e 1403. Naturalmente gli umanisti, forti della lezione di Poggio Bracciolini e di Niccoli, non cercarono di imitare fotograficamente tale scrittura ma di rinnovarla attraverso un mélange di forme grafiche contemporanee tra cui la cancelleresca, la mercantesca e la gotica. 

In questo panorama culturale in cui l’egemonia grafica fiorentina era palese, si colloca la figura di Niccolò Niccoli. Figlio di mercante, è stato recentemente assunto a capostipite di una generazione che ha realizzato una vera e propria frattura con la tradizione grafica del loro tempo. Niccoli rappresenta il punto culminante di tale ricerca grafica nella ricerca di una versione corsiva della minuscola restaurata: ecco l’umanistica corsiva.

Commentiamo brevemente la scrittura di Niccoli sul codice in segnatura BNCF, Conv. Soppr. I.IV.26:

Come potete notare le caratteristiche principali sono la a di tipo corsivo e l’andamento della scrittura tendente a destra.

In conclusione, le ricerche di nuove forme grafiche sintomo di una rottura con il passato recente raggiungono il punto più alto con le testimonianze del Niccoli, una decina di manoscritti autografi (scritti quindi di proprio pugno) databili tra il 1423 e il 1435. La scrittura canonizzata da Niccoli influenzò profondamente il carattere corsivo a stampa (chiamato italico) e le scritture che ancora noi oggi digitiamo sui nostri supporti digitali.

Matteo Tafuto

 

Per approfondire:

Cherubini, A. Pratesi, Paleografia latina, l’avventura grafica del mondo occidentale, Città del Vaticano, 2010.

  1. Petrucci, Breve storia della scrittura latina, Roma, Bagatto Libri, 1989.

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Written by : Redazione

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