Del grande pericolo in cui si trovò ser Percival a causa del cavallo, e come vide un serpente lottare con un leone
Sul punto di inoltrarsi nel gorgo tempestoso, ser Percival si tracciò il segno della croce sulla fronte; ed ecco che il cavallo prese a scrollarsi con violenza, gettò giù il cavaliere e si precipitò nell‟acqua gridando, ruggendo e lamentandosi co- me se si sentisse bruciare. Allora il giovane capì che il demo- nio aveva cercato di portarlo alla perdizione e si raccomandò a Dio, pregando che lo tenesse lontano dalle tentazioni.
Rimase in preghiera per tutta la notte, e quando fu giorno chiaro si accorse di trovarsi su una selvaggia isola montagno- sa abitata solo da bestie feroci. Rendendosi conto di non avere alcuna possibilità di scampo, discese in una valle e vide un serpente che trascinava un giovane leone tenendolo per il collo. In quella, dietro al rettile sbucava un leone enorme e si avventava contro di esso ruggendo e urlando. Ser Percival, spaventato, pensò di fuggire; ma poiché il leone aveva raggiunto il serpente e lo aveva attaccato, decise di aiutarlo, perché a suo parere un leone era un animale più vicino alla natura di quanto fosse un serpente. Perciò estras-
se la spada, si riparò dietro lo scudo e uccise il rettile. Allora vide che la fiera non solo non mostrava di volerlo assalire, ma anzi gli faceva le feste come un cagnolino; gettò quindi in terra lo scudo rotto e, accaldato per la lotta sostenuta, si tolse l‟elmo per rinfrescarsi; poi si mise ad accarezzare la fiera sul collo e sulle spalle ringraziando Dio per avergli mandato un compagno. Quando però si avvicinò il mezzogiorno, il leone se ne andò con il suo piccolo, lasciandolo solo.
La storia dice che ser Percival era uno degli uomini più religiosi che vi fossero al mondo in quei tempi in cui ben pochi credevano in Dio senza riserve, e i figli non rispettava- no i padri e li trattavano come estranei. Egli quindi cercò conforto in Nostro Signore Gesù pregandolo affinché le ten- tazioni non lo allontanassero dal servizio di Dio ed egli potes- se continuare ad essere Suo leale campione. Aveva appena finito di recitare le sue orazioni, che il leone tornava e anda- va ad accucciarglisi ai piedi.
Poi, mentre di notte dormiva accanto alla fiera, Percival ebbe un sogno straordinario: gli si avvicinavano due dame, una giovane a cavallo di un leone e una vecchia a cavallo di un serpente. La più giovane gli diceva:
« Ser Percival, il mio signore ti saluta e ti manda a dire di prepararti perché domani ti batterai con il campione più forte del mondo. Se sarai vinto, sarai mutilato e disonorato per sempre. »
Egli le chiedeva chi fosse il suo signore, e la dama gli rispondeva che era il più grande sulla terra, poi scompariva senza che ser Percival potesse capire dove fosse andata.
Della visione di ser Percival, come fu interpretata, e del suo leone
Allora si faceva avanti la dama a cavallo del serpente e diceva:
« Ser Percival, sono venuta a protestare per quanto mi hai fatto senza che io ti avessi offeso. »
« Ma io, signora, non ho mancato né verso di voi né verso alcun‟altra » rispondeva Percival.
« Sì, invece, e ti dirò perché. Ieri hai ucciso un serpente che portava una preda tra le fauci: lo avevo allevato io ed esso
era da tempo al mio servizio. Dimmi perché l‟hai fatto; dopo tutto, quel leoncino non era tuo. »
« Lo so bene, signora » replicava il cavaliere « ma ho ucciso il serpente perché il leone è di natura di gran lunga più gentile. Tuttavia mi sembra di non avervi fatto torto. Cosa vorreste da me, ora? »
« In espiazione dovrai porti al mio servizio. »
Poi, di fronte al diniego del cavaliere, continuava sdegnata:
« Da quanto hai ricevuto l‟omaggio da Nostro Signore Gesù Cristo non sei stato mai il mio servo! Ma ti assicuro che se ti coglierò alla sprovvista, ti catturerò come un servitore
fuggito! » E si allontanava lasciando Percival addormentato, ma pe- nosamente turbato dalla visione. Al risveglio il giovane si sentì debole; si fece il segno della croce, poi guardò verso il mare e vide che una nave, tutta coperta di candidi drappi di sciami to, stava prendendo terra non lontano. Allora salì a bordo. Gli si fece incontro un vecchio vestito di una cotta da
prete, che il giovane salutò.
«Dio ti assista» gli rispose l‟altro. «Da dove vieni?»
« Appartengo alla corte di re Artù, signore; sono un cavalie- re della Tavola Rotonda alla ricerca del Sangrail e mi trovo in un penosa situazione. Probabilmente non potrò mai fuggi- re da questo luogo. »
« Se sei un cavaliere leale e coraggioso come richiede l‟or- dine cui appartieni, non devi temere la morte. »
« Chi siete? »
« Vengo da un paese straniero e sono qui per confortarti » gli rispose il vegliardo.
« Signore, potreste svelarmi il significato del sogno che ho avuto questa notte? » gli chiese allora ser Percival narrando- glielo per intero.
« Colei che cavalcava il leone era anche la più giovane perché rappresenta la nuova legge della Santa Chiesa, cioè la fedeltà, la speranza, la fede e il battesimo ed è nata con la Passione e la Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. È venuta da te perché ti ama e ti voleva avvertire della grande battaglia che ti aspetta. »
« Con chi dovrò misurarmi? »
« Con il campione più temibile del mondo e, come disse la dama, se perderai non te la caverai solo con una mutilazio-
ne, ma sarai disonorato fino alla fine dei tempi. La più vec- chia, invece, rappresenta la legge antica; e quando ti ha rimproverato per averle messo a morte il serpente, che signi- fica il demonio, non intendeva il rettile che hai ucciso di spada bensì il Nemico che ti ha portato sull‟isola e che tu hai privato del suo potere facendoti il segno della croce. Quando poi ella ti richiese, come risarcimento, di divenire suo servo, intendeva indurti a credere in lei, rinnegando il battesimo. Ma tu le dicesti di no » gli rispose il vecchio, ordinandogli poi di scendere.
E appena il giovane fu a terra, la nave si allontanò dirigen- dosi chissà dove. Allora Percival risalì verso il centro dell‟iso- la e ritrovò il suo leone che accarezzò con affetto, lieto che non lo avesse lasciato.
Come ser Percival vide che una nave si dirigeva verso di lui, e come la dama che si trovava a bordo gli raccontò di essere stata diseredata
Verso mezzogiorno, ser Percival scorse una nave che solcava il mare a un tale velocità da sembrare sospinta da tutti i venti del mondo e che prendeva terra sulla riva. Il giovane si affrettò a raggiungerla e vide che era tutta coperta di una seta più nera d‟un orso e che a bordo si trovava una gentil- donna bellissima vestita con sfarzo straordinario.
« Chi vi ha portato in questo deserto da cui non uscirete mai, per morirvi di fame e di dolore? » ella gli chiese.
« Signora, sono al servizio dell’Uomo migliore del mondo che non permetterà che io muoia, perché chi bussa alla Sua porta potrà entrare, chi chiede potrà ricevere, ed Egli non si nasconde a colui che lo cerca » fu la risposta del cavaliere.
« Devo dirvi che vengo dalla foresta desolata dove ho visto il cavaliere rosso con lo scudo bianco » gli disse la dama.
« Ah, quanto vorrei incontrarlo! » esclamò Percival.
« Allora, signor cavaliere, garantitemi sulla fede che dovete alla cavalleria di obbedirmi allorché vi cercherò, e io vi condurrò da lui.»
«Ve lo prometto» si affrettò a dire il giovane.
« Ebbene » continuò la dama « quando l‟ho incontrato sta- va incalzando due cavalieri nel fiume che ha nome Mortaise.
Quelli erano talmente impauriti che sono entrati nell‟acqua e hanno raggiunto la sponda opposta. Al cavaliere rosso, inve- ce, è annegato il cavallo, e l’ho visto guadagnare la riva a gran fatica. »
Poi la dama gli domandò da quanto tempo non mangiasse.
« Sono quasi tre giorni; ma or non è molto ho conversato con un buon uomo che mi ha ristorato nutrendomi con i suoi santi accenti » le rispose ser Percival, lieto di aver avuto notizie di Galahad.
« Ah, cavaliere, ma quell‟uomo è uno stregone che gioca con le parole! » gli disse però la dama. « Non gli prestate fede, perché ne sarete disonorato e morirete di fame su quest‟isola divorato dalle fiere. Ma poiché siete un cavaliere giovane e valoroso, se vorrete io vi aiuterò. »
« Ma chi siete, e perché mi usate tanta cortesia? »
« Un tempo ero la dama più ricca del mondo, ma poi sono stata defraudata di quello che possedevo. »
«Me ne dispiace per voi! Chi lo ha fatto?»
« Vivevo con un uomo molto potente che mi aveva resa così bella e pura da non avere eguali, ma siccome ero un po‟ più orgogliosa della mia avvenenza di quanto avrei dovuto, gli dissi qualcosa che gli dispiaque. Egli non mi volle più con sé, mi strappò l‟eredità e si comportò spietatamente anche con coloro in cui riponevo la fiducia e con la mia corte. Poi però, elargendo doni e promesse, sono riuscita a portargli via un gran numero dei suoi uomini e a renderli ligi a me, ma poiché la contesa continua, sono costretta ad adoprarmi per trarre dalla mia parte tutti i cavalieri valorosi che incontro. So chi siete e quindi vi supplico di aiutarmi, anche perché quale compagno della Tavola Rotonda non potete rifiutare di presentare assistenza alle gentildonne diseredate che invoca- no il vostro soccorso. »
Così ser Percival le promise il proprio aiuto ed ella lo ringraziò.
Come ser Percival promise alla dama di aiutarla e la richiese d’amore, e come poi fu salvato
A quell‟ora faceva caldo. La dama chiamò quindi una delle sue damigelle e la pregò di rizzare una tenda, che fu piantata sul terreno ghiaioso e Percival, grato, si tolse l‟elmo e lo
scudo e si mise a dormire. Dopo aver riposato a lungo, domandò alla dama se avesse del cibo ed ella dette subito ordine di imbandire una tavola che con grande stupore di ser Percival portava le più varie e abbondanti vivande che egli avesse mai visto. Il cavaliere mangiò e bevve, ma il vino era fortissimo ed egli se ne sentì riscaldato. Allora si mise a osservare attentamente la dama e la giudicò la creatura più bella del mondo. Perciò la richiese d‟amore e la pregò di essere sua. La dama rifiutò, ma ogni volta che Percival insi- steva con le sue profferte, ella si schermiva in modo tale da accenderlo sempre di più. Infine, quando lo vide bene infiam- mato, gli disse:
« Non soddisferò il vostro desiderio finché non mi giurerete di essere da ora innanzi il mio leale servitore e di fare unica- mente ciò che vi ordinerò. Volete promettermelo, da leale cavaliere? »
« Sì, bella signora, sulla mia parola. »
« Allora potrete fare con me quello che vorrete! Del resto, siete l‟uomo che desidero di più al mondo. »
Due scudieri ebbero l‟ordine di approntare un letto nel padiglione, poi la dama si svestì e si coricò, e ser Percival le si distese nudo accanto; ma, per caso e per grazia di Dio, gli accadde di vedere sul pavimento una spada snudata con il pomo in forma di croce rossa su cui spiccava la figura del Crocefisso. Allora si sovvenne della propria cavalleria e della promessa fatta al sant‟uomo e si segnò sulla fronte; ed ecco che il padiglione si capovolse e si mutò in fumo e in una nuvola nera.
« Buono e gentile Padre Gesù Cristo » pregò spaventato il cavaliere « non permettere che sia disonorato! Se la Tua buona grazia non si fosse manifestata, sarei stato perduto! »
Come ser Percival si trafisse per penitenza una coscia, e come si seppe poi che la dama era il diavolo
Percival girò lo sguardo verso la nave, vide che la dama stava correndo per salire a bordo lamentandosi di essere stata tradita. Poi l‟imbarcazione fu trascinata via dal vento tra urla e ruggiti, e sembrava che si lasciasse dietro una scia di acqua ardente.
Il cavaliere cominciò allora a levare alti lamenti e, volgen- do la spada contro la propria persona, gridò:
« Punirò la mia carne, che vuole avere impero su di me! » E si trafisse la coscia facendone sprizzare il sangue.
« Oh, buon Signore » aggiunse poi « accogli questa mia espiazione per quello che ho fatto contro di Te. »
Infine si rivestì e si armò, senza mai cessare di darsi del miserabile.
« Quanto sono stato vicino a perdere me stesso » diceva « e la purezza che non avrei mai più potuto riavere! »
Era intento ad arrestare il sangue con un brandello della camicia, quando vide venire dall‟oriente la stessa nave su cui
il giorno prima aveva parlato con il santo vegliardo; allora fu colto da una tremenda vergogna, e cadde svenuto. Una volta ripresosi, si avvicinò con passi deboli al buon uomo e lo salutò.
« Cosa hai fatto dacché sono partito? » gli chiese il vecchio.
« Una gentildonna è venuta qui per indurmi in peccato mortale » gli rispose il cavaliere raccontandogli l‟accaduto.
« Non la conoscevi? »
« No, signore, ma ho capito che l‟aveva mandata il diavolo per farmi perdere l‟onore. »
« Sei uno stolto! » esclamò allora il vecchio. « Quella donna era il principe dell‟inferno che governa su tutti gli altri de- moni. »
Quindi gli narrò come fosse stato l‟angelo più fulgido dei cieli, che Nostro Signore aveva diseredato e bandito a causa del suo peccato.
« Ed era lui anche il campione con cui ti battesti e che, senza la grazia di Dio, ti avrebbe vinto. Ora sta‟ in guardia, Percival, e considera quanto ti è accaduto come un ammo- nimento » aggiunse scomparendo.
Allora ser Percival raccolse l‟armatura, salì sulla nave e partì.
Qui finisce il libro di ser Percival, che era il quattordicesimo. Segue ora il quindicesimo che tratta di ser Lancillotto.
Martina Michelangeli x Medievaleggiando