In un mondo cosmopolita e globalizzato, dove uomini e culture si intersecano (purtroppo non sempre pacificamente), ci dimentichiamo come questi fenomeni fossero presenti pure nell’antichità, sebbene su bassa scala. Nonostante siano avvenuti terribili casi di persecuzione – si ricordi quelle cristiane soprattutto in epoca tetrarchica (III secolo) con una lunga lista di martiri; oppure contro gli ebrei già nel I secolo con la distruzione del tempio di Gerusalemme da parte di Tito – le città fino al IV secolo ospitavano diversi luoghi di culto sia monoteisti che politeisti.

Un esempio è la città di Dura Europos, localizzata in Siria lungo il fiume Eufrate e definitivamente abbandonata nel 256 d.C. con l’invasione partica. Gli scavi, condotti tra il 1928 e il 1937 dall’Università di Yale e l’Accademia francese, hanno portato alla luce scoperte sensazionali, oggi in parte conservate al museo dell’Università di Yale.

Nell’agglomerato urbano, rimasto intatto alla metà del III secolo, erano presenti: un mitreo pagano, una sinagoga ebraica e una domus ecclesiae cristiana. I tre luoghi di culto, collocati vicino le mura della parte occidentale della città, non presentavano una planimetria particolare, bensì si differenziavano al loro interno per le pitture e gli elementi di arredo.

Il mitreo pagano: la religione mitraica, che iniziò a prendere piede in tutto l’impero dal II secolo in poi, era una religione misterica e salvifica poiché proponeva a suoi iniziati una salvezza nell’aldilà. In genere il luogo di culto concerneva una grotta o una camera sotterranea, mentre l’arredo principale era costituito da delle banchine per gli adepti e un altare adibito ai sacrifici rituali. Anche il mitreo di Dura era un ambiente sotterraneo, costituito da un’aula longitudinale terminante in un’edicola (un piccolo tempietto) dove era conservata duplicemente l’immagine del dio, mentre di fronte ad essa fu rinvenuto l’altare. Così come nell’iconografia canonica, Mitra indossa il berretto frigio (un copricapo conico preso in uso dalla Frigia, sulle coste dell’attuale Turchia; questo berretto verrà poi utilizzato per la rappresentazione dei barbari) e gli abiti orientali. È ritratto inoltre mentre sta sgozzando il toro; intorno a lui sono presenti animali e simboli astronomici relativi alla ciclicità del tempo.

La sinagoga: la sinagoga ebraica era invece costituita da un cortile porticato antistante. L’aula di culto, un rettangolo disposto orizzontalmente, presentava lungo il muro delle banchine per la seduta dei fedeli e al centro un’edicola. Nella sinagoga si sono conservate le pitture parietali, caratterizzate da colori vivaci e senso espressivo, nonché simili a quelle della domus ecclesiae e perciò probabilmente realizzate dalla stessa manodopera. In questo caso le scene sono riferibili all’Antico Testamento, come l’attraversamento del Mar Rosso da parte di Mosè e degli ebrei oppure il ritrovamento di Mosè, da parte della figlia del faraone, nella cesta. Particolare il fatto che si possono distinguere in queste pitture alcuni caratteri dell’iconografia tardoantica, come la gerarchizzazione delle figure – Mosè difatti è raffigurato più alto rispetto agli ebrei – oppure l’utilizzo di modelli di abbigliamento del III secolo. Mosè e il fratello Aronne sono rappresentati con la toga, come dei magistrati, le donne ebree come delle matrone, mentre le egiziane sono nude.

La domus ecclesiae: per domus ecclesiae si intende il primitivo edificio cristiano, prima dell’istituzione del cristianesimo a religione ufficiale dell’impero da parte di Costantino nel 313 d.C. Si tratta appunto, come dice il nome, di una “domus” cioè una “casa”, in genere dove viveva il sacerdote che officiava la liturgia o adibita solamente a quest’ultima. L’architettura della domus ecclesiae riprendeva appunto quella delle abitazioni romane, generalmente ad atrio, intorno al quale si disponevano gli ambienti. Il caso di Dura Europos è eclatante, poiché si tratta di una delle rare testimonianze materiali archeologiche di domus ecclesiae fino ad ora rinvenute (gran parte delle notizie che abbiamo appartengono infatti a fonti scritte). La planimetria di quella di Dura prevedeva: un atrio riadibito a luogo di smistamento dei fedeli; a sinistra fu aperto un lungo ambiente longitudinale per lo svolgimento del culto, con un piedistallo sul lato corto forse per il celebrante, mentre alle spalle un piccolo ambiente utilizzato come sacrestia; in alto a destra una stanza fu probabilmente utilizzata come battistero, poiché dotata di un baldacchino con due colonne sopra una vasca (il battesimo nel III secolo veniva impartito solo agli adulti e per infusione, non per immersione come poi avverrà dal IV secolo in poi); infine la stanza al centro forse fu dedicata al catechismo. Come per la sinagoga, anche nella domus ecclesiae si sono conservati gli affreschi, in questo caso concernenti le scene del Nuovo Testamento. Si tratta di episodi diffusi nell’iconografia cristiana del III secolo, come nelle catacombe romane, e che concernono ad esempio i miracoli di Cristo (come la guarigione del paralitico o il dialogo con la samaritana). Molto particolare è inoltre la conservazione della sinopia (cioè lo strato preparatore per l’affresco, una sorta di “sketch” dell’epoca) nella nicchia del baldacchino nel battistero. Qui sono raffigurate altre due scene molto diffuse, cioè Adamo ed Eva divisi da un albero con il serpente, mentre al centro vi è il buon pastore.

In conclusione, Dura Europos era una città tardoantica della metà del III secolo nella quale si ritrovano caratteristiche tipiche di altri centri mediterranei, come Roma. Allo stesso tempo era una città viva, dove il crocevia di persone e religioni non ostacolava la vita quotidiana cittadina, possiamo dire un po’ come le nostre di oggi.

Ilaria Bandinelli

Per approfondire:

Downey SUSAN B., Dura-Europos: the site and the excavations, in «Terracotta Figurines and Plaques from Dura-Europos», University of Michigan Press, Ann Arbor 2003, pp. 3-8.

GHILARDI MASSIMILIANO, “La trouvaille la plus sensationnelle. M. I. Rostovtzeff, la domus ecclesiae e la nascita dell’arte cristiana, in «Mediterraneo antico. Economie società culture». V,2, Pisa-Roma 2002, pp. 601-612.

JENSEN ROBIN M., The Dura Europos Synagogue, early-christian art, and religious life in Dura Europos, in: FINE S. (ed. by), «Jews, christians and polytheists in the ancient synagogue», Routledge, Londra 1999, pp. 174-189.

PEPPARD MICHAEL, Illuminating the Dura-Europos Baptistery: Comparanda for the Female Figures, in: «Journal of Early Christian Studies», 20, 4, Johns Hopkins University Press 2012, pp. 543-574.

ROSTOVTZEFF MICHAIL Ivanovič, Dura Europos and its Art, Oxford 1938.

ROSTOVTZEFF MICHAIL Ivanovič, The Excavations at Dura Europos, Preliminary Reports I-IX. New Haven 1929-1946.

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Written by : Redazione

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One Comment

  1. Paola 10 Gennaio 2022 at 11:10 - Reply

    Molto interessante grazie

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