Nella prima parte del nostro viaggio nel romanico in Italia eravamo giunti alle soglie della Toscana. Non c’è forse spazio in molti siti ed altrettanti libri per entrare davvero appieno all’interno di questo meraviglioso territorio ed assaporarne l’unicità del suo romanico. Qui lo stile assume una dimensione assolutamente unica rispetto ad altre esperienze in Europa, Pianura Padana compresa. La contrapposizione dei marmi, i dipinti che vedono nella stagione alto e basso medievale la più alta maestria nell’uso dell’affresco e delle tecniche a tempera, di oreficeria e di scultura fanno della Toscana l’area di più intensa presenza dell’arte medioevale al mondo.

Sant’Antimo di Montalcino
Dal dolce rigore di Sant’Antimo nelle colline di Montalcino che incornicia le colonne corinzie e romane recuperate dai passati fasti romani, non c’è viaggiatore appassionato che non resti incantato dalle amabilissime colline tra cipressi e coltivazioni, piccole pievi, borghi e castelli fino a giungere alle meraviglie di Siena, Monteriggioni e San Gimignano, entrambe conurbazioni, oggi siti UNESCO, fino a Firenze, Pisa e Lucca.
Non a caso Pisa, potente Repubblica marinara, insieme con Firenze e Siena sviluppa un romanico unico nel suo genere.
La facciata a capanna tipica del romanico padano, in terra toscana si sviluppa in quella a salienti, preludio dell’architettura gotica.
Va anche sottolineato come in Toscana è evidentissima quella azione di riempimento che nello studio dello spazio antropico è tipica del Medioevo.
Come si diceva all’inizio della nostra avventura culturale, l’urbanistica medioevale ci permette di leggere la storia degli avvenimenti umani in maniera quasi unica: le sovrapposizioni di elementi architettonici, lapidei e decorativi consentono al visitatore la lettura degli eventi come fossero stratificazioni geologiche. Certo, questo è possibile se, come fortunatamente avviene in Italia, vi è una tradizione di conservazione e restauro dei beni culturali difficile ad attuarsi ma nella quale si ravvisa la volontà di permettere la leggibilità del succedersi di eventi artistici e storici. Lasciamoci dunque tentare da una bella gita verso i tesori della nostra terra nella quale non vi è borgo nel quale l’acciottolato del centro storico non ci permetta di gustare ora la colonna ora la bifora che fa capolino dalla facciata reintonacata nell’800.
Scendendo dall’Italia centrale e, come scrivevo inizialmente, offendendo gli innumerevoli borghi e città che non potremmo certo elencare, attraversando l’Umbria mozzafiato di Gubbio, Spello, Assisi e Perugia, passando dalla campagna dipinta delle Marche e dai dolcissimi territori dell’Abruzzo e del Molise, ci soffermiamo presso l’elegante Duomo di Termoli e giungiamo in una terra la cui impronta dell’arte medioevale, insieme con la Sicilia, è forse una delle più interessanti del Mediterraneo: la Puglia.

Esempi di facciate del romanico pugliese
Se in Sicilia, infatti, la cultura normanna si sposa con l’eredità della complessa arte del mosaico e di alcuni elementi dell’arte mediorientale fondendosi spesso nella pianta basilicale, il passaggio dei cavalieri per le spedizioni in Terra santa e la mistica eredità di Federico II fanno della Puglia un territorio la cui impronta dell’arte medievale italica si collega ancora più profondamente con lo stile normanno. Collegamento che ci consente una lettura storica a più livelli che congiunge idealmente il romanico pugliese al romanico francese, dando i natali ad un’arte la cui ricchezza deriva proprio dalla formidabile diversità culturale di cui il Medioevo è forse il periodo storico più generoso di esempi, per lo meno nel cosiddetto mondo occidentale.
La passione della ricerca amplia così il nostro areale artistico fino al romanico francese, con l’esempio normanno di Jumièges e l’impareggiabile Abbazia di Cluny in Borgogna la cui impronta rituale e stilistica veicolò lo stile cluniacense, fino a sospingerci presso la britannica cattedrale di Durham con gli austeri transetti dalle volte a tutto sesto.
Infine, conscio di sollevare le obiezioni degli amanti della logica settecentesca ed illuministica della storia, la mia opinione rimane che lo stile romanico è l’esempio stilistico di un’Europa in grande rinnovamento culturale, sociale, economico, tecnologico ed artistico che, ancora una volta, ci mostra il Medioevo quale epoca illuminata da una ricchezza incommensurabile di arti e cultura e molto lontana dalla lettura di periodo buio e retrivo che, purtroppo, ancora alcuni trasmettono.
Giovanni Antonio Bassoli
Per approfondire:
CARLI E., DELL’ACQUA G.A., Sommario di storia dell’arte, Istituto italiano d’arti grafiche, Bergamo 1975.
HONOUR H., PEVSER N., FLEMING N., Dizionario di architettura, Eiaudi, Torino 1981.
HUIZINGA J., L’autunno del Medioevo, Sansoni Editore, Firenze 1940.
Sito dell’abbazia di Sant’Antimo: https://www.antimo.it/