Questa nuova lirica tutta toscana diede vita a un nuovo movimento letterario: il “Dolce StilNovo”. La nuova poesia d’amore del Duecento si sviluppa a Firenze e a Bologna, tra il 1280 e il 1310, di cui fanno parte Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti e Dante Alighieri. Secondo questi nuovi poeti, appartenenti alla ricca borghesia cittadina, la vera nobiltà non deriva dal lignaggio, cioè l’origine familiare, ma dall’ingegno, inteso come cultura e sensibilità.

La definizione di Dolce Stilnovo viene adottata per la prima volta proprio da Dante nel canto XXIV del Purgatorio per sottolineare le novità stilistiche e tematiche di questa nuova corrente poetica: infatti il termine “dolce” si riferisce allo stile limpido e musicale di questi poeti, che scelgono per lo più parole con un determinato schema metrico (parole piane, cioè quando l’accento cade sulla penultima sillaba e bisillabi privi di consonanti aspre) e una sintassi semplice e lineare.

L’aggettivo “novo” mette invece l‘accento sull’originalità dei contenuti: questi poeti infatti affrontano il tema dell’amore in modo del tutto nuovo rispetto ai loro predecessori. Al centro del nuovo mondo poetico infatti c’è la donna amata, considerata come un essere perfetto: la donna è dotata di straordinaria bellezza, e nel suo animo si racchiudono tutte le virtù interiori perfette, come la gentilezza, cioè la nobiltà d’animo, e l’umiltà. Questa creatura cantata dai poeti toscani è rappresentata come un “angelo”, che con la sua presenza trasforma l’amore terreno in una forza spirituale: al poeta basta contemplarla e tesserne le lodi con i suoi versi per sentirsi pervaso da una felicità spesso inesprimibile a parole, e che solo la bellezza della poesia è in grado di palesare.

 

Martina Michelangeli x Medievaleggiando

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Written by : Redazione

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