Personalmente mi sono appassionato alla figura di Giovanni de’ Medici, detto dalle Bande Nere, anni or sono, dopo aver visto un film che aveva destato la mia curiosità: Il mestiere delle armi. La pellicola, che risale al 2001, fu diretta da Ermanno Olmi, e venne presentata alla 54esima edizione del Festival di Cannes. Al netto dell’immagine che si vuole dare del condottiero nel film, che ricalca molto quella voluta dal collaboratore e poi amico Pietro Aretino, quali furono le principali vicende della vita di colui che fu rinominato il Gran Diavolo?
Giovanni de’ Medici nacque in Romagna dall’unione tra Caterina Sforza, che deteneva la signoria di Imola e Forlì, e Giovanni di Pierfrancesco de’ Medici, detto il Popolano. La giovinezza del fanciullo non fu delle più semplici, infatti nel 1499 Forlì venne conquistata da Cesare Borgia, che voleva costruire un proprio potentato in Romagna. Caterina mise il figlio in salvo mandandolo a Firenze, dai parenti paterni. Una volta liberata dalla prigionia di Cesare, soprannominato il Valentino, Caterina raggiunse il figlio nella città gigliata.
A quel punto inziò una lotta per la tutela del piccolo Giovanni, tra Caterina ed il cognato Lorenzo, combattuta in tribunale. La madre riuscì ad ottenere nuovamente la potestà su Giovanni e si dedicò interamente alla sua istruzione.
Caterina Sforza morì poco dopo, nel 1509, e la tutela di Giovanni fu affidata a Iacopo Salviati, membro di una nota famiglia fiorentina, ed alla moglie Lucrezia, figlia di Lorenzo il Magnifico. Anni dopo questa tutela si trasformò in una strategia da parte del Salviati mirata a legare ancor di più la propria famiglia a quella dei Medici: Giovanni infatti sposò Maria, figlia della coppia, dalla quale poi nascerà il famoso Cosimo de’ Medici, che diverrà il primo Gran Duca di Toscana.
L’istruzione di Giovanni dopo la dipartita della madre non fu semplice, dato che Giovanni era restio a seguire ogni tipo di regola. I tutori quindi orientarono la sua formazione alla carriera militare, servendo per gran parte della sua vita i due papi espressi dalla famiglia Medici: Leone X e Clemente VII.
Il battesimo del fuoco del giovane avvenne durante la guerra di Urbino, avvenuta tra il 1516 ed il 1517, mentre nel 1521 partecipò all’invasione del Ducato di Milano che, in quel periodo, era sotto l’egida francese. Nel 1522 fu nominato governatore delle truppe della Repubblica fiorentina, che dovevano presidiare militarmente i territori di sua pertinenza. Dal 1523, invece, inizia una fase convulsa del Medici, durante la quale cambia campo politico al fine di ottenere incarichi che gli garantissero un maggior guadagno, passando al campo Imperiale – distinguendosi nella difesa di Milano assediata dai francesi – per poi ritornare in quello dei Medici, a seguito di un’attenta mediazione della moglie.
In seguito alla sconfitta nella battaglia di Pavia (1525), per la quale le fonti su Giovanni de’ Medici risultano confuse e mescolano i fatti con quanto avvenne l’anno successivo, venne stipulata la Lega di Cognac: con questo accordo, firmato dalla Francia, dal duca di Milano, Venezia, Firenze ed il papa (con l’appoggio esterno dell’Inghilterra), si voleva contrastare il Sacro Romano Impero di Carlo V.
Nella penisola Giovanni de’ Medici ricevette la carica di Capitano Generale della fanteria italiana dell’esercito della Lega, con l’obiettivo di contrastare i 12000 fanti tedeschi che, capitanati da Georg Von Frundsberg, partirono dal Tirolo per occupare la penisola. Giovanni riuscì a rallentare l’avanzata delle truppe con azioni di guerriglia: il suo intento era quello di annientare la retroguardie, poste a controllo delle salmerie, riducendo così i fanti tedeschi alla fame. Questa strategia iniziava a risultare efficace quando, il 25 novembre, in uno scontro frontale con la retroguardia delle truppe tedesche, nei pressi della località di Governolo, il Medici fu colpito ad una gamba da un colpo di falconetto che gli frantumò il femore. Trasportato a Mantova subì l’amputazione della gamba, e morì nella notte fra il 29 ed il 30 novembre del 1526, forse a causa di un’infezione.
Da questo momento nasce, dalla penna di Pietro Aretino, il mito di Giovanni de’ Medici, detto dalle Bande Nere, ma di questa trasformazione in personaggio leggendario ne parleremo in un altro articolo di approfondimento. Terminando il nostro breve ritratto del Gran Diavolo, dobbiamo precisare che la fortuna della figura del Medici crebbe solo dopo la sua morte: in vita aveva preso parte solamente ad una grande battaglia, quella della Bicocca (1522), che non risultò in vittoria per il suo schieramento!
I suoi più grandi successi li aveva ottenuti al comando di alcune centinaia di cavalieri e di una unità di fanteria, le cui dimensioni non superavano quelle di un reggimento (un corpo tra le 1000 e le 3000 unità) e rimase per tutta la vita una figura di secondo piano nella famiglia di provenienza, lasciando addirittura alla moglie ed al figlio un patrimonio economicamente dissestato.
Andrea Feliziani
Per approfondire:
ARFAIOLI MAURIZIO, Medici, Giovanni de’, in Dizionario biografico degli italiani, Volume 73, 2009 (https://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-de-medici_res-f082f986-dcde-11df-9ef0-d5ce3506d72e_%28Dizionario-Biografico%29/)
GRAZIANI NATALE, VENTURELLI GABRIELLA, Caterina Sforza, Mondadori, Milano 1987.
MARCELLO SIMONETTA, Volpi e Leoni. I Medici, Machiavelli e la rovina dell’Italia, Milano 2014.