Siamo abituati alle biografie di re e regine, imperatori che incontriamo già sui banchi di scuola, eppure ci sono figure di cui scopriamo tardi l’esistenza, la cui vita sembra svolgersi oltre i confini della “nostra” storia, ma non per questo meno affascinanti. Il libro che vi propongo oggi si focalizza proprio su uno di questi personaggi, fondamentale in realtà per chi abbia gettato lo sguardo non solo Oltralpe, ma ancora più a nord, fino alla Norvegia, al tempo dei tanto decantati vichinghi: si tratta della biografia Óláfr Tryggvason. Il re vichingo, Apostolo della Norvegia, pubblicato da Graphe.it nell’aprile 2021 e firmato da Carla Del Zotto, nome prestigioso nel panorama italiano della filologia germanica, che insegna all’Università di Roma La Sapienza da quasi trent’anni.
Ultima uscita della collana “I Condottieri”, che lo affianca a personaggi della levatura e, soprattutto, della fama di Riccardo Cuor di leone e Attila l’Unno, la breve biografia (poco più di 150 pagine) ha l’accuratezza di un volume per specialisti, tra cui l’apprezzabilissima scelta di presentare le fonti non solo tradotte ma anche in lingua originale, ed un modo di dipanare con semplicità dapprima il complesso contesto storico, poi l’ascesa del sovrano ed infine il suo mito che lo rende accessibile anche ai non addetti ai lavori o a chi si è da poco affacciato al mondo della storia nordica. Anche la scelta di porre tutte le note bibliografiche alla fine del volume si può intendere in questa direzione, poiché rende la lettura più scorrevole per chi non desideri soffermarsi sull’architettura di studi che reggono l’argomentazione (sebbene debba ammettere che la mia preferenza personale si muove in senso contrario, segno lasciatomi da anni di studi di filologia) e che potrebbero intimidire un pubblico poco avvezzo agli apparati critici.
Il lettore è guidato con perizia, passo dopo passo, partendo dai fondamenti, ovvero da chi erano i vichinghi, passando alla figura dei re norvegesi, dapprima mitici poi storici iniziando con Haraldr Bellachioma (hárfagri, 860 ca.-940 ca.) da cui Óláfr Tryggvason stesso discende, sebbene il passaggio del titolo regale non sia certo avvenuto di generazione in generazione senza problematiche, in primis gli scontri con un’altra grande autorità norvegese, ovvero la figura dello jarl di Lade.
Nella parte finale del volume viene anche fornito un breve elenco dei re di Norvegia da IX al XI secolo, che riassume in maniera concisa la successione.
Dal testo della professoressa Del Zotto si evince ancora una volta la centralità della poesia scaldica per la storiografia nordica, non solo medievale: lo scaldo, il poeta di corte, fa parte del seguito del re che egli glorifica coi suoi componimenti, la cui complessa e rigida struttura metrica permette la conservazione dei versi, dapprima in forma orale poi scritta, con minime alterazioni. Un intero capitolo è dedicato alla rappresentazione di re Óláfr nella poesia scaldica, con un focus sull’Ólafsdrápa (il “poema in lode di Óláfr”) e l’Erfidrápa Óláfs Tryggvasonar (l’“epicedio di Óláfr Tryggvason”) di Hallfreðr Óttarsson.
Ovviamente questa particolare forma di poesia non è l’unica fonte utilizzata: saghe (le quali contengono di frequente i frammenti poetici sopravvissuti), così come numerosi annali di cronisti, non solo scandinavi. I testi su cui si basa il percorso ricostruito provengono anche dai regni inglesi, con cui i popoli scandinavi intrattenevano numerose relazioni dal carattere assai variabile, e dal continente. La sola gioventù di Óláfr già ci porta da un capo all’altro dell’Europa, col giovane principe che nasce lontano dalle coste norvegesi, nelle isole Orcadi, e, dopo varie peripezie, viene cresciuto alla corte di un altro grande sovrano evangelizzatore, Vladimir il Santo (956 ca.-1015) che introdusse nella Rus’ di Kiev il Cristianesimo come religione ufficiale.
Da lì Óláfr parte per numerose spedizioni di pirateria, imprese da vichingo, che lo porteranno nuovamente fino alle isole britanniche dove si convertirà al Cristianesimo. Non sarà il primo sovrano a portare questa fede in Norvegia (già Hákon il Buono aveva tentato, sebbene con scarso successo, di promuovere questa religione), ma a lui viene attribuita la conversione delle isole del Nord Atlantico come le Orcadi, le Shetland, le Fær Øer.
Una conversione che non è certo solo pacifica e che è strettamente legata ad un progetto politico.
Se temete di perdervi in tutto questo girovagare, non temete: non mancano i chiarimenti geografici, trattando in particolare un’area e un periodo i cui nomi non sono conoscenze comuni che si possano dare per scontate e che i confini labili tra i domini non solo erano ben diversi dagli stati attuali, ma cambiavano di frequente (non diversamente da come accadeva nel resto dell’Europa); ci si orienta anche grazie a una serie di mappe che riportano i nomi delle località nelle lingue delle varie fonti.
Le numerose fonti e gli studi connessi sono elencati nella bibliografia, grazie alla quale il lettore che si sia appassionato potrà scegliere quale aspetto approfondire (la conoscenza delle lingue inevitabilmente influenza le possibilità, dato l’argomento).
In conclusione, questo libro rappresenta un’ottima occasione per i tanti lettori affascinati dalla Scandinavia, che desiderano scoprirne la storia oltre il mito e le ricche rielaborazioni del medievalismo, nonché un modo per vedere questo Nord più vicino, per comprendere quanto fosse in contatto col resto dell’Europa già nel Medioevo… tutto questo attraverso la vita di Óláfr Tryggvason, Il re vichingo, Apostolo della Norvegia.
Valérie Morisi