Io voglio del ver la mia donna laudare
Ed asembrarli la rosa e lo giglio:
più che stella diana splende e pare,
e ciò ch’è lassù bello a lei somiglio.

Verde rivera lei rasembro a lare,
tutti color di fior, giano e vermiglio,
oro ed azzurro e ricche gioi per dare:
medesmo Amor per lei rafina meglio.

Passa per via adorna, e sì gentile
chabassa orgoglio a cui dona salute,
e fa l de nostra fé se non la crede:

e no lle poapressare om che sia vile;
ancor ve dirò cha maggior vertute:
nullom pomal pensar fin che la vede.

 

PARAFRASI: Io voglio lodare la mia donna in modo veritiero e paragonare a lei la rosa e il giglio: lei appare più splendente della luce della stella del mattino, e ciò che c’è di bello in cielo, lo paragono a lei.

A lei paragono la verde campagna e l’aria, tutti i colori dei fiori, il giallo e il rosso, l’oro e le pietre azzurre e i ricchi gioielli degni di essere regalati: anche Amore per merito suo diviene più raffinato.

Lei cammina per strada tanto bella e nobile da abbattere l’orgoglio di colui che saluta e da convertirlo alla nostra fede se non è credente; a lei non può avvicinarsi uomo di animo meschino; e vi dirò che lei ha anche una virtù maggiore: nessuno può avere cattivi pensieri quando la vede.

 

In questo sonetto emergono alcuni dei temi centrali della nuova poesia toscana del Dolce Stilnovo. Guido Guinizzelli considera la donna amata come la più perfetta delle creature viventi: prima la paragona ai fiori, alle stelle e alle pietre preziose per la straordinaria bellezza; poi ne evidenzia le doti spirituali. Con il suo saluto la donna rende umili gli orgogliosi, converte chi non ha fede e non crede nell’Amore in quanto Signore, e addirittura impedisce di pensare al male. Lo stile del sonetto è dolce e piano, privo di suoni aspri, di rime difficili e lineare nella sintassi. L’apparente semplicità è però frutto di una raffinatissima elaborazione formale, tipica del Dolce Stilnovo.

 

Martina Michelangeli x Medievaleggiando

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Written by : Redazione

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