Nell’Alto Medioevo la quasi totalità della popolazione europea era analfabeta. Solo gli uomini di Chiesa studiavano, scrivevano e parlavano in latino, ma usavano questa lingua prestigiosa esclusivamente per comunicare tra loro e con persone colte; mentre per farsi capire dal popolo erano costretti a utilizzare un linguaggio in cui al latino si mescolavano termini volgari (da vulgus, che vuol dire popolo) o locali.

La situazione iniziò a modificarsi dopo l’anno Mille, quando nei castelli della Provenza, nel Sud della Francia, nacque la figura del trovatore (dal provenzale trobar, cioè “poetare/comporre versi”), un artista specializzato nella composizione e nella recitazione di testi destinati alla corte dei feudatari. Si tratta di poesie accompagnate dalla musica e scritte in lingua d’oc, cioè il volgare parlato nella Francia Meridionale. Dal punto di vista sociale il trovatore è un aristocratico che si diletta a comporre versi, ma esistevano anche trovatori di ceti sociali più umili che vivevano scrivendo e cantando le loro poesie. Della poesia trobadorica si distinguono due stili: il trobar clus (difficile e complesso) e il trobar leu (più semplice e conciso).

I trovatori introducono nei loro componimenti delle tematiche nuove, più vicine al gusto della nobiltà feudale. La più importante di queste è la cortesia, termine con cui si definisce superiorità morale e sentimentale dell’uomo, espresse nel suo amore idealizzato nei confronti di una dama bellissima e spesso irraggiungibile, perché sposata con il signore della corte. L’amore adulterino tra un poeta, nobile d’animo, e la moglie, gentile e casta, del signore è un amore fatto di sguardi e che non deve essere rivelato al resto della corte, a causa delle possibili malelingue. Il poeta per questo motivo compone i suoi versi per la dama tramite pseudonimi, e il non poter consumare l’amore con l’amata porta il trovatore a vivere un amore inappagato ma completamente puro, nell’intenso sentimento di venerare la propria donna.

Il tema principale di questa nuova lirica è il fin d’amor, proprio l’amor cortese. Con questa nuova letteratura la lingua volgare si trasforma in una vera e propria lingua letteraria, adatta per divertire e raccontare un nuovo genere di storie e perfetta per esprimere i sentimenti.

 


 

Ab la douzor del temps novel, di Gugliemo IX, il più antico trovatore

 

Ab la douzor del temps novel

Fueillon li Bosc, e li aule

Chanton chascus en lor lati

Segon le vers del novel chan:

Adoncs estai ben q’on s’aizi

De zo don hom a plus talan. (…)

La nostr’amors vai enaissi

Com la branca de l’albespi

Q’estai sobre l’arbre tremblan,

La noig, a la ploi’ e al gel,

Tro l’endeman, qe l sols s’espan

Per la fueilla vert el ramel.

 

PARAFRASI: Alla dolcezza del tempo novello (la primavera) i boschi si vestono di foglie, e gli uccelli cantano, ciascuno nella sua lingua, secondo il ritmo del nuovo canto: dunque è giusto che si tenda a ciò di cui più si ha desiderio (…) Il nostro amore va così come la branca del biancospino che sta sull’albero tremando, la notte, alla pioggia e al gelo, sino all’indomani, allora che il sole si spande per le fronde verdi dei rami.

 

In questo componimento che rappresenta la prima poesia di tipo cortese di Gugliemo IX, venne composta da un punto di vista più soggettivo, come se il poeta volesse scrivere in versi un momento del suo amore con la dama amata. Il trovatore, traendo spunto dalla natura della primavera (la stagione dell’amore), afferma che è giusto rivolgersi verso ciò che si ama, per rinascere. Il poeta-amante si sente però in uno stato d’incertezza, come la natura quando la notte è al gelo e attende l’arrivo del caldo sole: per la lirica cortese il solo sguardo della donna è in grado di rincuorare l’animo del poeta. In questa poesia la rappresentazione del desiderio amoroso, sospeso tra gioia e pena, diventerà uno dei tópoi della poesia trobadorica. Del tutto originale è lo spazio dato alla natura (come l’identificazione dell’amore con il ramo di biancospino), osservata in funzione dei sentimenti umani, e rappresentata con autentica spontaneità, anche per l’universo della coppia.

 

Martina Michelangeli x Medievaleggiando

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Written by : Redazione

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