Lancillotto (o Lancelot) era figlio del Re Ban di Benwick e della Regina Elaine. Nella letteratura europea, dalle origini del ciclo bretone fino ai giorni nostri, Lancillotto è ricordato come il più valoroso e fidato dei cavalieri al servizio di re Artù.

Lancillotto era “Il Primo Cavaliere” della Tavola Rotonda e gli furono riconosciute doti preziose come la gentilezza, la cortesia e il coraggio: valori, come abbiamo già visto, fondamentali per diventare un cavaliere. Lancillotto era anche molto generoso nell’aiutare gli altri e viene considerato, ancora oggi, il più grande combattente fra tutti i Cavalieri della Tavola Rotonda. Nella leggenda si racconta che da bambino fu abbandonato sulla riva di un lago dove fu trovato da Vivien, la Dama del Lago che lo allevò e lo curò secondo le dottrine cavalleresche, e si racconta anche che Lancelot era il padre di Galahad, concepito da Elaine di Astolat che morì per un attacco di cuore perché Lancillotto non fece più ritorno ai suoi affetti e all’amore di lei.

Le storie che resero però famoso Lancillotto furono quelle in cui si narrava del suo amore per la Regina Ginevra. Così viene descritto nel libro “I romanzi della Tavola Rotonda” di Jacques Boulenger, Mondadori editore (pp 36-37):

 

“… Era di carnagione bruno chiaro: sul suo viso, il colore vermiglio si sposava piacevolmente con il bianco e il bruno, e tutti e tre si temperavano l’un l’altro. Aveva la bocca piccola, le labbra rosse e ben disegnate, i denti bianchi, minuti e fitti. Il mento era ben fatto e con una piccola fossetta; il naso leggermente aquilino; gli occhi azzurri, ma mutevoli: ridenti e pieni di gioia quando era contento , simili a carboni ardenti, quand’era adirato: allora, gli zigomi si macchiavano di gocce di sangue, egli increspava il naso , serrava i denti fino a farli digrignare e il suo fiato si sarebbe detto vermiglio, poi la voce risuonava come il richiamo d’una tromba, infine faceva a pezzi con le mani e con i denti tutto ciò che aveva intorno; altrettanto in fretta dimenticava tutto, salvo il motivo della propria collera, e ne diede prova in più d’una occasione. Aveva la fronte alta, le sopracciglia sottili e folte, e i morbidi capelli rimasero biondi e splendenti finché fu ragazzo: più tardi si scurirono e divennero color cenere, ma restarono ondulati e lucenti. Il suo collo, non troppo gracile né troppo lungo né troppo corto, non avrebbe deturpato la dama più bella. Le spalle erano larghe e alte come si conviene, e le braccia lunghe, diritte, ben fornite di ossa, di nervi e di muscoli. Se le dita fossero state un po’ più minute, le sue mani sarebbero state bene a una donna. Quanto alle reni e alle anche, quale cavaliere le ebbe meglio formate? Le cosce e le gambe erano diritte, e i piedi ben arcuati, tali che nessuno ebbe mai migliore equilibrio. Solo il petto era forse un po’ troppo ampio e profondo, e molti stimavano che, se lo fosse stato di meno, si sarebbe provato ancor più piacere a guardarlo…”

 

La presentazione di Lancillotto nelle opere di Chrétien de Troyes è complessa e contraddittoria. Nel suo primo poema, Erec et Enide, Lancillotto appare fra i cavalieri della corte di Artù, mentre in Cligés è un suo antagonista: un potente cavaliere che l’eroe della storia deve affrontare e battere. È però in Lancillotto o il cavaliere della carretta che de Troyes introduce il Lancillotto entrato nel cuore dei lettori appassionati di Medioevo.

 

Proprio nel libro che porta il suo nome, Lancillotto appare per la prima volta come miglior cavaliere della corte e amante della regina, un tema cardine per le successive caratterizzazioni del personaggio. La storia si sviluppa principalmente attorno al salvataggio di Ginevra dal castello di Meleagant (missione che stranamente è affidata a Lancillotto, e non ad Artù, marito di Ginevra). Nell’ultima opera di de Troyes, centrata sul personaggio di Parsifal, Lancillotto svolge un ruolo quasi marginale e torna nuovamente come antagonista in alcuni racconti del ciclo di Tristano.

De Troyes non sostenne mai di aver inventato la storia del famoso amore fra Lancillotto e Ginevra: si racconta che il testo gli fu in realtà commissionato dalla contessa Marie de Champagne, sua protettrice, figlia di Luigi VII di Francia e Eleonora d’Aquitania e in seguito moglie di Enrico II di Angiò e Inghilterra. Marie era una sostenitrice di quella visione dei rapporti caratteristici poi dell’amore cortese (in cui spesso l’amore fra moglie e marito non esisteva all’interno del vincolo del matrimonio).

Della sua storia sappiamo, come già citato, che Lancillotto, ancora bambino, fu rapito dalla misteriosa Dama del Lago, che lo condusse nel suo regno: nella versione tedesca della storia, questo luogo è rappresentato come un’isola abitata da sole donne, dove regna una primavera eterna; nella versione francese, invece, il lago è solo un miraggio che nasconde un vero e proprio regno con tanto di cavalieri. Da adolescente Lancillotto chiede e ottiene di abbandonare il regno del lago per recarsi alla corte di Re Artù per essere nominato cavaliere.

Diverse sono le versioni riguardo il tema dell’amore illecito fra Lancillotto e Ginevra, e su cosa sia accaduto dopo aver consumato la passione: per esempio si racconta che mentre l’amore fra lui e Ginevra si sviluppa, Lancillotto viene sedotto dalla figlia del Re Pescatore (che alcune fonti chiamano Elena) e con lei concepisce Galahad, destinato a vincere il Graal. La gelosia di Ginevra lo rende folle e lo convince a fuggire in esilio. Durante la lontananza dalla corte prende parte, invano, alla ricerca del Graal; riesce però a intravederlo, e perde conoscenza, rimanendo in questo stato per un numero di anni pari a quelli passati nel peccato. Alla fine, la sua relazione con Ginevra viene rivelata ad Artù dai figli. Sorpreso insieme alla regina, Lancillotto fugge, e la regina stessa viene condannata al rogo. Per impedire la morte dell’amata, Lancillotto assalta la corte con i suoi soldati, in una battaglia in cui muoiono molti cavalieri di Artù. Gli scontri fra Artù e Lancillotto, che minano in modo fatale l’equilibrio del regno, vengono interrotti dall’invasione romana prima e dal tradimento di Mordred poi; Lancillotto riesce a sopravvivere al suo re e a Ginevra ed è testimone della distruzione della Tavola Rotonda; avendo perso tutto il valoroso cavaliere diventa eremita e trascorre la sua vecchiaia in santità.

 

Martina Michelangeli x Medievaleggiando

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Written by : Redazione

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