La guerra in atto tra Russia ed Ucraina, con la sua mole di notizie e informazioni, rende fondamentale dotarsi di strumenti adatti per comprendere meglio la situazione attuale. 

In un contesto bellico emergono con forza gli studi storico-psicologici: ci aiutano a capire come cambia la mentalità quando ci troviamo in contesti collettivi, per esempio la folla, e in situazioni complicate come la guerra.

Uno dei testi principali in questo campo è La guerra e le false notizie (1921) di Marc Bloch, uno storico francese che ha impresso una decisiva impronta nella storiografia mondiale. 

Bloch ha partecipato alla Prima guerra mondiale come ufficiale. Durante quell’esperienza notò la trasformazione della psicologia collettiva portata avanti dai soldati e dai mezzi d’informazione. Solo il trauma di un conflitto bellico di proporzioni tanto grandi poteva garantire la nascita e lo sviluppo di una tale riflessione.

La guerra dà forza a una moltitudine d’immagini e di rappresentazioni, già esistenti nella mentalità della massa, che vengono stravolte dallo sconvolgimento generalizzato del conflitto. Chi vive in prima persona la guerra non è preparato a reagire in modo razionale in una tale situazione: siamo pronti a lasciarci trasportare da notizie e storie dettate dalla sensibile emotività.

Le false notizie non nascono per caso, ma sono frutto di un’idea, di un pregiudizio già presente. E il contesto della guerra non fa altro che farle emergere con forza. 

Da un lato, i mezzi d’informazione devono portare avanti una linea adeguata alla parte che si sostiene. Non sono più uno strumento per conoscenza informativa, ma si trasformano in soggetti per la propaganda: creando o modificando ad hoc  alcune notizie, che garantiscono la propria linea d’azione. 

Una notizia non diventa più un fatto da raccontare, per dare un punto di vista oggettivo della realtà, ma un pezzo della narrazione collettiva che deve garantire una visione condivisa per la propria parte.

In questo meccanismo, chi si occupa di costruire la notizia e chi ne fruisce hanno la stessa forza e vivono secondo gli stessi schemi. 

  • Articolisti e giornalisti: seguono la linea editoriale del proprio giornale e quella politica dello Stato. Lavorano per rendere qualsiasi fatto una parte importante della costruzione propagandistica dello spirito che si vuole far progredire. 
  • Lettori e ascoltatori: ricercano nel mondo dell’informazione delle forme di sicurezza e di certezza per comprendere il momento, poiché la guerra deforma e rischia di sgretolare qualsiasi forma di stabilità.

Il mondo dell’informazione ha una particolarità nei confronti dello studio della Storia: crede di essere neutrale, ma è mosso dalla propria visione e dai propri interessi, immersi come siamo nel nostro contesto storico e presente.

Un’altra parte in causa sono i soldati, che vivono il contesto della guerra in un modo del tutto particolare, esclusivo. Innanzitutto, il soldato è un individuo che porta all’interno di un contesto collettivo le proprie personali idee ed emozioni. Ma, all’interno della massa, si modifica e ragiona in maniera diversa e non più come soggetto indipendente. 

Bloch aveva studiato i primi testi sulla psicologia collettiva e della massa, come Psicologia delle folle di Gustave Le Bon, del 1895. Bloch sottolinea che «la falsa notizia è lo specchio in cui la coscienza collettiva contempla i propri lineamenti».

Nella massa dei milioni di uomini che combattevano sui fronti della Prima guerra mondiale, l’individuo si modifica ed è pronto a seguire qualsiasi notizia o fatto che confermi lo stato d’animo generalizzato. Lo stesso Bloch afferma che una falsa notizia nasce se può «trovare nella società in cui si diffonde un terreno favorevole», proprio perché «solo grandi stati d’animo collettivi hanno il potere di trasformare in leggenda una cattiva percezione».

È interessante notare come lo storico francese tende a chiamare queste false notizie “leggende” o “miti”. 

Seguendo la scia degli studi antropologici sulla nascita e la funzione del mito, la riflessione di Bloch è nel pieno di questo contesto. Le false notizie nascono, grazie a un germe collettivo, dalle laceranti emozioni nate nel contesto bellico e si propagano velocemente, mutando radicalmente grazie al continuo passaggio d’informazioni.

Diventa difficile anche trovare l’origine della notizia, poiché all’interno di una folla dominata da un pensiero e da un animo collettivo, l’individuo entra nel meccanismo della massa: la sua funzione è quella di propagare un mito che coincida con le proprie aspettative o paure. Proprio come i miti, la nascita di una falsa notizia si perde nella nebbia della folla e del contesto collettivo e vi sono possibilità che una stessa (falsa) notizia possa nascere contemporaneamente in punti diversi.

Tutto ciò può avvenire in un contesto di massa e in continuo movimento, sia sentimentale che fisico. 

Le false notizie – così come i miti – hanno soprattutto bisogno dello Spazio per muoversi, mentre il Tempo assume un valore relativo. Infatti, questo diminuisce esponenzialmente tanto più aumenta il numero degli individui e la forza della notizia stessa. 

Milioni di uomini che si trovano a vivere la stessa situazione in un contesto collettivo e guidati da emozioni traumatiche, in un confronto tra loro ricercano negli altri le proprie paure e aspettative. Essi non stanno fermi, ma si muovono e interagiscono, garantendo grande forza alla notizia e alla sua continua deformazione.

Molto tempo è passato dalla pubblicazione del testo di Bloch. Non sono mancati sempre maggiori studi su come le false notizie nascono in guerra e sulla continua trasformazione della propaganda bellica. La “psicologia della folla” è diventata ormai un fatto accertato. Eppure, secondo il consiglio dello storico francese, non ci si può interrompere nello studio.

Seguendo le vicende belliche di questi giorni e provando ad analizzare l’ipo-informazione alla quale siamo legati, non si può negare la grande confusione che continua a prendere gli individui e la massa quando un fatto come la guerra entra prepotentemente nel quotidiano. 

Non bastano mai gli studi pubblicati quando la propria realtà è sconvolta: interrompere forme di studio e letture più complesse potrebbe essere un evento altrettanto grave.

 

Marco Paparella

 

Per approfondire:

BLOCH MARC, La guerra e le false notizie – Ricordi (1914-1915) e riflessioni (1921), Donzelli Editore, Roma, 2004, pag.79-108.

GIRMENIA ENRICO, Psicologia della guerra moderna, Armando Editore, Roma, 2020

LE BON GUSTAV, Psicologia della folla, Tea, Milano, 2004.

MALINOWSKI BRONISLAW, La paternità nella psicologia primitiva, Asterios, Trieste, 2017

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Written by : Redazione

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