In primo piano un anello raffigurante un uomo barbuto, degli attrezzi simili a martelli, un uomo che distrugge questo gioiello… Sì, è l’inizio del film Angeli e demoni, tratto dal romanzo omonimo di Dan Brown. Al di là della fantasiosa storia che ci racconta l’autore americano, la scena che vi ho descritto avviene realmente alla morte di ogni papa ed è un rituale vecchio di secoli che affonda le sue radici nel Medioevo. Questo spunto mi serve per introdurre l’argomento di oggi: il simbolismo pontificio.
Il papato medievale, soprattutto dal Duecento in poi, si circonda di diversi simboli volti a rendere in maniera sempre più efficace la sua rappresentazione. Questi emblemi sono diversi per consistenza, funzione e in questo articolo ve ne verranno presentati alcuni fra i più significativi.
Iniziamo questa carrellata con quello che forse è il più famoso: le Chiavi di San Pietro. Nell’iconografia petrina, l’apostolo viene sempre raffigurato con delle chiavi in mano che aprono le porte del Paradiso. Questo particolare oggetto non viene mai associato al papato fino a quando Innocenzo III (1161-1216) non fece restaurare il mosaico absidale della basilica di San Pietro. Qui la personificazione della Chiesa romana (Ecclesia Romana) ha nella mano destra un vessillo che raffigura due Chiavi appese a una corda. Successivamente, l’esercito papale adotta come emblema le Chiavi. Se precedentemente San Pietro era il primo papa ma rimaneva comunque una figura a sé stante, ora nella prima metà del Duecento i papi stessi si attribuiscono simboli petrini per avvicinarsi sempre di più all’identificazione con Cristo.
Passiamo a un altro famosissimo simbolo del papato ancora oggi utilizzato, ovvero l’anello del Pescatore. Ancora una volta la simbologia petrina è molto forte: l’anulus piscatoris fa riferimento al Vangelo di Matteo che racconta di come i due fratelli Pietro e Andrea furono fatti da Cristo «pescatori di uomini». Purtroppo non ci sono arrivati molti esemplari medievali. Il più antico giunto fino a noi è quello di Clemente IV (1265-1268) e raffigura una figura in trono con Chiavi e libro, San Pietro, e una inginocchiata, probabilmente il papa stesso. Intorno al 1300 ritroviamo il rituale descritto all’inizio dell’articolo, infatti in questa data è attestato per la prima volta che l’anello del Pescatore viene spezzato alla morte del papa. L’anello rappresenta ancora oggi la continuità della Chiesa nel suo fondamento petrino. Quello di Martino V (1417-1431) ha fornito il modello per tutti quelli successivi fino ad oggi, e vi troviamo inciso san Pietro in una nave e in alto a destra il nome del papa entrante.
Abbiamo un ultimo elemento da illustrare, forse il più importante di tutti: la tiara, una particolare corona indossata originariamente dai sovrani persiani. Quest’oggetto è attestato per la prima volta nell’ormai famoso falso la Donazione di Costantino: qui papa Silvestro I accetta un copricapo «frigio», identificato con appunto la tiara. Non vi è accordo fra gli storici sull’origine della tiara papale perché per alcuni è da ricercare nel cappello frigio, per altri nella mitra e quindi i due termini si equivarrebbero. Qualunque sia la verità, da Innocenzo III in poi i due oggetti ebbero un significato diverso e ben distinto: il pontefice definì la tiara il simbolo del potere temporale, la mitra simbolo del sacerdozio. La prima era formata inizialmente da un unico cerchio al quale, nel corso del Medioevo, ne vennero aggiunti altri due fino ad avere una tiara tripartita. L’ultima volta che la tiara papale venne indossata fu il 13 novembre 1964, quando papa Paolo VI durante la messa di apertura del concilio Vaticano II la depose sull’altare. La mitra invece ha una forma conica, formata da due pentagoni di stoffa sovrapposti.
Una conclusione vera e propria a questo elenco non c’è: quella che vi ho proposto è solo una prima selezione di oggetti simbolici utilizzati dai pontefici medievali ancora oggi presenti, per farvi comprendere come il nostro passato sia ancora presente nelle istituzioni e per imparare a diffidare dalle imitazioni.
Giulia Panzanelli
Per approfondire:
CARDINI FRANCO, Alla corte dei papi, Mondatori Editore, Milano 1995.
PARAVICINI BAGLIANI AGOSTINO, Il trono di Pietro. L’universalità del papato da Alessandro III a Bonifacio VIII, Carocci, Roma 1996.
PARAVICINI BAGLIANI AGOSTINO, Le Chiavi e la Tiara. Immagini e simboli del papato medievale, Viella Editrice, Roma 1998.