Tra i più consueti modi di denigrare il Medioevo quello legato agli aspetti di igiene e medicina è uno dei più frequenti, questo perché i Secoli Bui sono bui proprio perché la pulizia era scarsa, non c’erano medicine ecc. Questo è quello che si crede a livello “ popolare” mentre chi ha fatto studi/letture più approfondite sa che le cose non stanno proprio così.
A una lettura attenta del libro Ammalarsi e curarsi nel Medioevo. Una storia sociale di Tommaso Duranti (Carocci 2023) chi è tra i detrattori del Medioevo dovrà ricredersi perché il volume va proprio a raccontare come le società medievali si comportavano nei confronti della malattia e del malato adottando uno sguardo ampio. Andiamo più nel dettaglio di questa recensione.
Nell’introduzione leggiamo subito «Analizzarla [la malattia] nelle società del passato comporta anche rendere chiaro (e lo faccio qui, una volta per tutte) che l’oggetto della ricerca è il tentativo di comprendere, non dare giudizi di valore nel confronto con l’oggi (peraltro, anch’esso caratterizzato da una pluralità di significati e di pratiche connessi alla malattia).» Insomma, un intento programmatico che viene perseguito per tutto il libro.
Il mondo della salute/malattia medievale ci si presenta quindi pieno di sfaccettature e contraddizioni, come d’altra parte lo è il nostro, e riuscirne a carpirne tutti gli aspetti è difficile, principalmente per un problema di fonti. L’ambiente di cura più frequente era quello domestico e di conseguenza risulta difficile indagarne tutti gli aspetti ma non impossibile, mentre più “facile” risulta la lettura di manuali sulla salute ma non la comprensione!
La parte che ho trovato più interessante è stata quella dedicata al vastissimo mondo dei terapeuti. Infatti, molto spesso non si rivolgeva a medici di professione ma ad altre figure più “accessibili”. Innanzitutto, era assolutamente normale, come oggi, rivolgersi a più terapeuti che fossero persone laiche o avessero preso i voti o morte ma sante o addirittura a re taumaturghi di blocchiana memoria. Nel Basso Medioevo poi, grazie alla traduzione di nuovi libri dal greco e dall’arabo ma soprattutto con la nascita delle università si avviò un diverso processo di formazione del medico che portò alla suddivisione della professione in: medici physici e chirurghi.
Accanto a queste figure che noi definiremmo professionali ne ruotavano altre difficilmente classificabili come i barbieri o gli speziali ai quali ci si rivolgeva più spesso che ai medici, per saperne di più, ovviamente v’invito a leggere i libro di Tommaso Duranti.
Infine, non può mancare un focus sulle donne che anche se non avevano una formazione universitaria/accademica potevano tranquillamente esercitare i mestieri di barbiere/chirurghe/mediche senza quasi pregiudizi se non quelli derivanti dal ritenere la medicina empirica inferiore rispetto a quella teorica.
Concludendo, Ammalarsi e curarsi nel Medioevo. Una storia sociale di Tommaso Duranti è un libro che consiglio a chiunque voglia avventurarsi nel mondo medievale da una prospettiva diversa e più approfondita ma soprattutto a chi vuole fare un regalo a quell’amico che dice sempre che il Medioevo era un’epoca dove i malati venivano lasciati morire senza cure.
Giulia Panzanelli