Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
che ’n mille dolci nodi gli avolgea,
e ’l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi;
e ’l viso di pietosi color’ farsi,
non so se vero o falso, mi parea:
i’ che l’esca amorosa al petto avea,
qual meraviglia se di sùbito arsi?
Non era l’andar suo cosa mortale,
ma d’angelica forma; e le parole
sonavan altro, che pur voce humana.
Uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch’i’ vidi: e se non fosse or tale,
piagha per allentar d’arco non sana.
PARAFRASI: [Il giorno del mio incontro con Laura] i capelli biondi erano sparsi al vento/ che li avvolgeva in mille dolci nodi,/ e la bella luce di quei begli occhi,/ che adesso ne sono così scarsi, ardeva oltre misura;/ e mi sembrava che il suo viso (non so veramente o per mia illusione)/ assumesse un’espressione di pietà verso di me:/ che c’è da stupirsi se io, che avevo nel petto la predisposizione ad amare,/ arsi subito di amore per lei?/ Il suo camminare non era proprio di una donna mortale,/ ma simile a quello di un angelo; e le sue parole/ risuonavano in modo diverso da quello di una voce umana./ Quello che io vidi fu uno spirito del cielo, un sole luminoso:/ e se anche ora non fosse più così,/ la ferita non guarisce perché l’arco [che ha scoccato la freccia] si è allentato.
“Erano i capei d’oro a l’aura sparsi” è uno dei sonetti più conosciuti di Francesco Petrarca, composto fra il 1330 e il 1340. I temi principali sono: il tempo e la caducità della bellezza. Nelle prime due quartine Laura, con i capelli biondi al vento, sembra per un attimo provare qualcosa per il poeta ed è proprio questo a far nascere in lui il sentimento amoroso. Nelle terzine, che somigliano a quelle degli stilnovisti, Laura viene descritta come una creatura angelica, ma non viene più percepita come un essere metafisico, perché assume i tratti di umanità e sensualità per cui non può essere paragonata alle donne degli Stilnovisti, come Beatrice. Il poeta paragona la donna a uno spirito paradisiaco e a un sole splendente: poco importa se la bellezza di Laura è sfiorita, anche se l’arco si è allentato, la ferita provocata dalla freccia d’amore rimane aperta e dolente. La novità che introduce Petrarca rispetto alle semplici poesie di lode, è il trascorrere del tempo. La descrizione della donna e del sentimento amoroso è tutta basata su delle metafore: i capelli di Laura sono d’oro, il poeta ha l’esca amorosa, Laura è un vivo sole e l’amore è una ferita. L’espressione a l’aura richiama il nome della donna, e quindi Petrarca ha usato un senhal, lo pseudonimo utilizzato per non rivelare l’identità della donna amata. Altra figura retorica del componimento è l’antitesi, poiché in tutto il sonetto è basato sulla contrapposizione tra la Laura splendente di un tempo e quella sfiorita di oggi.
Martina Michelangeli x Medievaleggiando