Laura e Beatrice sono le due donne indicate le “muse dell’amore” per eccellenza nella letteratura medievale. Nella loro esperienza di Muse, le due donne riflettono però due differenti visioni dell’amore: la donna “gentile e onesta” descritta da Dante nella Vita Nova è una creatura dalle sembianze terrene alla cui bellezza è affidato il compito di mostrare agli uomini l’esistenza di Dio (“Venuta dal ciel a miracol mostrare” – Vita Nova, cap. XXVI). Nel ruolo di “mediatrice” fra la terra e il regno divino, Beatrice deve portare il messaggio di salvezza che Dio ha indirizzato agli uomini e diventa per Dante una vera e propria guida verso il sommo bene. Il suo personaggio, durante la sua vita terrena a Firenze, deve aiutare il poeta con il suo sguardo a seguire il mondo dei giusti valori. Questo viene cantato da Dante nei componimenti a lei dedicati: dimostrare, nella vita umana, l’esistenza di una realtà sovrumana in grado di proteggere l’animo umano. Questo importante compito si adempie però in seguito alla sua morte, quando beata in Paradiso chiederà aiuto a Virgilio per salvare concretamente Dante dalla selva oscura per condurlo alla beatitudine.

Già questa è una prima differenza tra la tipica essenza della donna dei poeti Stilnovisti e la musa ispiratrice di Petrarca: mentre l’amore di Dante è destinato a una donna terrena ma dalle sembianze angeliche, il sentimento petrarchesco è incentrato sulla “bella persona”, cioè l’aspetto fisico di Laura. A far innamorare Petrarca è la bellezza fisica della donna che lui stesso ci descrive in modo dettagliato: i capelli biondi, le guance infocate, i sereni occhi, il dolce viso, mentre la sua virtù e il suo narcisismo per i beni terreni rendono l’amore di Petrarca infelice, in quanto insoddisfatto. È la femminilità del suo corpo ad avvicinare il poeta alla donna, la quale non è più una creatura sovrumana, ma donna con una propria personalità tutta umana. Di Laura, infatti, sono noti i dati anagrafici, come il nome e luogo di nascita, e il suo scorrere del tempo tra la giovinezza, l’invecchiamento, la malattia e infine la morte, proprio a testimonianza della sua “mortalità”. Beatrice è una donna dall’eterna giovinezza, mentre Laura, come tutte le donne, è colpita dagli effetti dello scorrere della vita terrena.

Le due donne hanno un destino comune: moriranno tutte e due prematuramente rispetto ai loro poeti. Beatrice perde i suoi tratti reali per assumere significati allegorici come l’amore assoluto e la salvezza; Laura sembra anzi acquisire un carattere intimo per il poeta solo dopo la morte, “umana” quando si evolve in creatura celeste. Lo stesso si potrebbe dire per la Beatrice dantesca, creatura taciturna in vita e vivente dopo la morte. Proprio la morte porterà le donne al loro massimo ruolo di ispirazioni per i poeti: Beatrice dall’alto regno dei Cieli scende nell’inferno per salvare Dante e alle soglie del Paradiso ricompare al poeta per giudicarlo definitivamente ed accompagnarlo alla visione di Dio. Con questo compito Beatrice compie qualcosa di straordinario, quel “transumanar” (cioè il superamento) della condizione umana: lo sguardo di Beatrice, in cui si riflette la luce divina, porta all’ascesa di Dante nel paradiso, che giunge nella gloria celeste tramite gli occhi della sua amata. Dante raggiunge il massimo della sua aspirazione poetica e umana nell’ultimo canto del Paradiso, dopo la sublime preghiera alla Madonna, e Petrarca, nell’ultimo componimento del Canzoniere dedicato sempre alla Vergine Maria, piega le “ginocchia della mente” e attende di essere salvato dalla Grazia. Di Petrarca il peccato più grave, il “giovanil errore”, è l’aver dedicato i suoi versi a una donna e non direttamente a Dio: il futile amore per Laura è stato oggetto abbassamento morale, non portando a seguire la giusta via del bene. L’amore per la donna lascia perciò il posto alla devozione per la Madonna, in quanto modello di femminilità perfetto a cui Laura, dopo la sua morte può ambire. Rifiutando in vita l’amore di Petrarca, Laura alla sua morte conduce il poeta in un processo di purificazione per la conversione e il pentimento, per la vera felicità.

 

Martina Michelangeli x Medievaleggiando

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Written by : Redazione

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