Oggi riprendiamo il nostro percorso alla scoperta del gotico, focalizzandoci sulle forme che prese in Italia, caratterizzate da particolari influenze.

L’Impero Romano d’Oriente o Bizantino ebbe una vita assai più longeva di quello d’Occidente, estendendosi temporalmente fino alla metà del XVI secolo almeno: ecco perché, per tutto il Medioevo, almeno fino al XIII secolo circa, l’impianto stilistico della rappresentazione pittorica nel Mediterraneo risente in maniera molto marcata dell’influenza bizantina. È evidente quindi come l’influenza dell’iconografia di origine greca rimase profondamente impressa in tutte le raffigurazioni sacre della Penisola, specialmente in territori quali la Sicilia, Venezia e Ravenna.

Ma nel 1267 nasce nel Mugello, in Toscana, un artista forse tra i più grandi pittori della storia dell’arte mondiale, che sarà destinato a orientare, o meglio a ri-orientare, la pittura in altra direzione. “Ei mutò la pittura da greco in latino” così il celeberrimo pittore e trattatista Giorgio Vasari nelle sue Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori del 1568 scriveva riguardo Giotto di Bondone.

E proprio qui sta il significato profondo della trasformazione, almeno in campo pittorico, del periodo che chiamiamo gotico in Italia.

Alcuni studiosi hanno fatto proprio questo concetto definendolo “umanizzazione trecentesca”. L’arte, e soprattutto la pittura, nel periodo gotico muovono così da un’arte metafisica, legata principalmente al mondo dello spirito, ad una narrazione del quotidiano.

Ecco perché, se volessimo esprimere concettualmente al meglio l’anima dell’arte del XIV secolo, potremmo chiamarla arte di narrazione. L’essere umano si riconosce nella collocazione profondamente umana e perfino domestica dei personaggi della storia sacra che va rappresentandosi testimoniando la ri-nascita della passione per la rappresentazione prospettica che, forse, nel periodo di orientamento iconografico bizantino si perde in favore di un’astrazione della scena resa ancora più metafisica dalla presenza di fondi dorati sui quali si stagliano, severe, le figure del Cristus Pantocràtor (Cristo Onnipotente) e dei Santi.

Giotto di Bondone

Il bizantino e romanico Cristus Pantocràtor, nella mandorla, che fissa l’osservatore, il fedele, il visitatore ovunque si muova nella navata e nei transetti, lascia spazio, nella rappresentazione giottesca, ad un Cristus Patiens (Cristo dolente), cioè un uomo, profondamente umano che ha dato la vita per i suoi discepoli, per donare loro ancora un impulso d’amore da trasmettere al mondo, un maestro altissimo attorniato dai suoi più fedeli apostoli e congiunti, di solito Giovanni l’evangelista, la Maddalena, sua madre Maria.

Come si colloca l’uomo nell’ambiente? È dunque necessario riprendere la lezione di Vitruvio della prospettiva, del De Architectura, affinché sfoci in uno studio scientifico ed appassionato che ci porterà alle rappresentazioni rinascimentali di Piero della Francesca, Masaccio, Leonardo, Paolo Uccello, ed alla collocazione dell’essere umano al centro della rappresentazione del Tempio, come testimonia la progettazione di Leon Battista Alberti.

Quando, come in un’icona di raffigurazione magica ed alchemica, San Francesco caccia i diavoli da Arezzo, il senso della prospettiva è già ampiamente recuperato. L’artista, Giotto, riserva, amorevolmente, nell’impianto iconografico dei santi e dei personaggi la dimensione diversa a seconda dell’importanza degli stessi, forse memore dell’antico retaggio spirituale e deliziosamente primitivo di cui è permeata tutta l’arte medioevale.

I quattro punti fondamentali della pittura contemporanea cioè prospettiva, volti, significato e colore rifondano l’estetica nuova della rappresentazione pittorica testimoni del nuovo cambio di paradigma storico a cavallo dei secoli XIII e XIV.

Così come avvenne nella Colonna Traiana, la rappresentazione che oggi chiameremmo “fumettistica” dell’avvicendarsi di storie sacre o di cavalieri conquistatori, i personaggi affascinano i fedeli, i committenti, le celebrazioni sacre e di corporazione di cui le chiese ed i castelli sono meravigliosamente ricoperte.

E se la pittura fiorentina segue l’esempio di concretezza materiale di Giotto, nella terra di Siena l’iconografia si ramifica in una raffigurazione più metafisica, stagliandosi nei fondi dorati di matrice orientale dell’arte bizantina, arricchiti tuttavia da una concezione nuovissima dello stile: l’eleganza delle vesti, dei materiali, dei gesti dei protagonisti delle scene sacre nella pittura senese si profilano in un elevarsi di raffinatezza dai disegni eccelsi e dall’uso di tecniche artistiche pregiatissime.

Va detto al riguardo che Siena poteva contare sul dominio commerciale del porto di Massa Marittima che garantiva ai ricchi mercanti di materie prime pregiate l’occasione di importare per gli artisti colori, metalli e pigmenti altrimenti impossibili da trovare nell’Europa continentale, se non attraverso altrettanti contatti con l’Oriente ed il Medio Oriente come avvenne per territori quali la Sicilia, Venezia e Ravenna.

Questo è il calderone nel quale si sviluppa la pittura forse la più mistica di tutti i tempi, per lo meno in Europa, tanto che il critico indiano Ananda Kentish Coomaraswamy avvicina l’arte medioevale del nostro continente al lirismo ed al misticismo proprio dell’arte indiana di rappresentazione sacra.

Lorenzetti – Effetti del buon governo

E così, come sappiamo essere l’architettura il contenitore per eccellenza di tutte le arti, come testimonia il monaco e trattatista Rodolfo il Glabro parlando del “bianco mantello di chiese che rivestì l’Europa”, così la pittura, la scultura e tutte le arti decorative ne sono il naturale completamento assumendo senza dubbio una posizione straordinaria nel panorama artistico di tutti i tempi, che, dal contesto delle celebri croci dipinte e le pale d’altare di Coppo di Marcovaldo, Giunta Pisano e Cimabue giunge alle meraviglie sopradescritte di Giotto di Bondone, Duccio di Buonisegna, Simone Martini ed i Lorenzetti, prendendo una piega definitiva e compiendo un passo decisivo verso forme più naturalistiche di cui approfondiremo l’evoluzione stilistica nei prossimi incontri riguardanti le tecniche pittoriche medioevali.

Giovanni Antonio Bassoli

Per approfondire:

AA.VV., Il gotico a Siena. Miniature, pitture, oreficerie, oggetti d’arte, Centro Di, Firenze 1982.

CARLI ENZO, Pittura senese, Off. Graf. Ricordi, Milano 1964.

COOMARASWAMY ANANDA KENTISH, La trasfigurazione della natura nell’arte, Rusconi, Milano 1976.

DE CASTRIS PIERLUIGI LEONE, Simone Martini. Catalogo completo, Cantini, Firenze 1989.

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Written by : Redazione

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