Come ser Lancillotto si recò al convegno notturno con la regina, e come ser Meliagant accusò Ginevra di infedeltà 

I cavalieri feriti vennero medicati e sulle loro piaghe furono applicati dei molli unguenti. Giunta l’ora di cena, la regina e il suo seguito furono serviti nel modo migliore possibile; poi, quando fu il tempo, si ritirarono nelle proprie camere. Ma poiché Ginevra non aveva voluto che i feriti stessero lontani da lei, essi furono fatti dormire su letti e pagliericci sistemati in stanze contigue alla sua, in modo che ella potesse accorrere nel caso che avessero avuto bisogno di qualcosa. 

Ser Lancillotto, raggiunta la camera che gli era stata assegnata, mandò a chiamare ser Lavaine per dirgli che quella notte sarebbe andato a parlare con la sua dama Ginevra.
« Lasciate che vi accompagni, signore » gli rispose il giovane. « Ho paura che ser Meliagant trami un tradimento. » « No, ti ringrazio, ma voglio essere solo » replicò il cavaliere. Dopo qualche tempo prese la spada e si recò di nascosto in un luogo in cui aveva precedentemente scorto una scala; se la mise sottobraccio, attraversò il giardino e l’appoggiò alla finestra dove la regina lo stava già aspettando. 

Dapprima essi si compiansero a vicenda per varie diverse cose, e poi il cavaliere espresse il desiderio di entrare per starle più vicino.
« Lo vorrei quanto voi » fu la risposta di Ginevra. 

« Davvero lo desiderate con tutto il cuore? »
« Sì, davvero. »
« Allora, per amor vostro metterò alla prova la mia forza » dichiarò Lancillotto.
E, afferrate le sbarre di ferro, le tirò con tale violenza da svellerle dal muro; ma una gli tagliò le mani fino all’osso.
Poi il cavaliere saltò dentro.
« Non fate rumore, i feriti dormono qui vicino » lo ammonì la dama.
Per seguitare il racconto, ser Lancillotto, senza badare alle mani ferite, si coricò con la regina e prese il proprio piacere e diletto fino allo spuntare del giorno. E poiché di certo non dormì, quando si accorse di non potere indugiare oltre, si accomiatò e se ne andò ripassando per la finestra che poi rimise a posto come meglio poté. Tornato nella propria camera, disse a ser Lavaine che si era ferito e il giovane lo medicò e gli stagnò il sangue; poi gli infilò un guanto per coprire la piaga. 

 

La regina rimase a letto fino a tardi. Ma alle nove ser Meliagant, che era andato a trovarla, vide che le damigelle erano già vestite. 

« Gesù, misericordia! » esclamò. « State male, signora? Perché avete dormito tanto a lungo? » 

E poiché, così dicendo, aveva aperto le cortine, si accorse che il cuscino e le lenzuola erano tutti macchiati del sangue colato dalle mani di Lancillotto. Allora si convinse che Ginevra aveva tradito il re con uno dei cavalieri feriti. 

« Ah, signora, ora sono io che vi scopro infedele al mio signore Artù! Ecco perché avete voluto che questi cavalieri dormissero tra le mura della vostra camera. Vi accuserò davanti al re: ho le prove della vostra infamia e della falsità dei vostri cavalieri, perché non ci sono dubbi che un ferito si è coricato al vostro fianco » le disse. 

« Non è vero, ed essi stessi me ne saranno testimoni! » protestò Ginevra. 

Intanto i dieci cavalieri gridavano a una voce: 

« Non è vero, Meliagant. Hai torto ad attribuirci un’azione di cui proveremo la falsità sulla tua persona! Scegli con chi vorrai batterti appena saremo guariti. » 

« Non ve ne sarà bisogno. La vostra tracotanza non vi servirà a nulla. Ci sono prove più che evidenti che stanotte la regina si è coricata con un uomo ferito » replicò Meliagant indicando le macchie di sangue, e i cavalieri ammutolirono per la vergogna.

 

Martina Michelangeli x Medievaleggiando

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Written by : Redazione

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