La costruzione di un discorso sul medievalismo non può prescindere dal considerare tutte quelle produzioni artistiche che, in secoli recenti, hanno riportato in auge l’immagine del Medioevo; nello specifico, guardando all’architettura, ci si rende conto che essa occupa uno spazio preponderante e direi imprescindibile in questo processo di recupero storico.
È opinione ormai diffusa che l’Ottocento, complice anche il movimento del Romanticismo, abbia rappresentato il secolo in cui maggiormente si è assistito alla ricostruzione architettonica del passato medievale; una ricostruzione che ha interessato in modo particolare lo stile gotico, fortemente caratterizzante l’epoca medievale. Su questa premessa si è strutturato il fenomeno artistico del Gothic Revival, basato sulla riformulazione del modello architettonico gotico in chiave fantasiosa e quasi onirica.
Di conseguenza appare chiaro che, durante l’Ottocento, la progressiva rivalutazione del Medioevo come età storica ha permesso un graduale riavvicinamento verso formule e soluzioni artistiche appartenenti al passato gotico, da tempo sopite in favore di un ritorno alla classicità. Eppure, già prima in Inghilterra era iniziato un recupero del Medioevo, specie in ambito architettonico. A partire dal Settecento, infatti, in anticipo su Francia e Germania, l’Inghilterra vede occupati numerosi architetti che riprendono lo stile gotico, applicandolo indistintamente a edifici religiosi e civili come i colleges.
Il Gothic Revival si afferma poi negli Stati del Nord Europa proprio grazie alla mediazione dell’isola britannica, il cui legame con l’architettura gotica è lungo e duraturo. Esso risale più precisamente alla fine del XII secolo, quando un architetto francese noto come Guillaume de Sens, esporta sul suolo inglese lo stile architettonico usato in Francia e ideato circa trent’anni prima dall’abate Suger per la basilica di Saint-Denis. A partire da questo momento, i più importanti edifici religiosi d’Inghilterra vengono costruiti secondo i dettami del gotico francese, pur con degli aggiustamenti tecnici ed estetici atti a definire uno stile tipicamente inglese.

Ill. 1: Canal Giovanni Antonio, Interno della cappella di Enrico VII nell’abbazia di Westminster, 1746 ca.-1755 ca. In questa pittura del Canaletto è visibile l’interno della cappella di Enrico VII a Westminster. La cappella è realizzata nel corso del XVI secolo e lo stile di riferimento è ancora il gotico medievale.
A seguito del lungo periodo medievale, l’Inghilterra di Età moderna continua a scegliere lo stile gotico, caro sia alla classe politica sia quella intellettuale, infatti anche tra Cinque e Seicento gli inglesi continuano a costruire e a ristrutturare edifici secondo questi canoni, seguendo il modello della cappella di Enrico VII a Westminster (ill. I). Lo studioso Georg Germann ha osservato che proprio la presenza di questa solida tradizione permette al successivo Gothic Revival di definirsi come movimento culturale tipico dell’Inghilterra. Accanto a questa motivazione, lo studioso asserisce che anche la distanza dall’Italia e da forme artistiche di stampo classico e rinascimentale ha contribuito alla preservazione quasi ininterrotta del gotico in territorio inglese.
Agli inizi del XVIII secolo, dunque, in Inghilterra, l’architettura gotica si muove ad un livello sotterraneo rispetto a quella neoclassica e palladiana. Tuttavia, pur non vivendo un periodo facile, il gotico mostra una resistenza tale da continuare ad essere sfruttato dagli artisti e dagli artigiani locali, come semplice ornamento oppure come tecnica costruttiva. A questi due utilizzi, lo studioso Kenneth Clark, ne aggiunge un terzo legato a quella che egli denomina la “corrente del sentimento gotico”. Attraverso questa vaga formula, lo studioso britannico vuole indicare il più spontaneo utilizzo delle tecniche costruttive medievali, avviato a partire dal Settecento e principalmente legato ad una scelta di gusto. Secondo Clark, in questa scelta hanno avuto un ruolo fondamentale quegli antiquari che hanno avuto la capacità di rinverdire l’amore per le antiche rovine, spostando l’interesse della letteratura e della critica dai resti classici a quelli medievali. A tal proposito, lo studioso ricorda la rifondazione, nel 1707, della Society of Antiquaries che era stata abolita sotto Giacomo I (1603-1625) e che, nel XVIII secolo, torna ad avere un ruolo preponderante nell’orientare le scelte estetiche della società inglese verso il suo passato artistico.

ill. 2: esempio di tempietto neogotico da giardino realizzato da Batty e Thomas Langley, Ancient Architecture Restored, London, 1742, tav. LVII, Gothick Temple.
I letterati rispondono positivamente a questo impulso e così, improvvisamente, ciò che rimane di una cattedrale, di un’abbazia o ancora di un castello medievale, diventa più importante del sentimento che poteva scaturire dai resti di un antico teatro romano. Circa mezzo secolo prima dell’Ottocento romantico, l’avanguardistica Inghilterra plasma, grazie alla propria letteratura nazionale, l’idea di un sentimentalismo drammatico correlato specificatamente alle architetture gotiche. Il pubblico che si relazionava con questi scritti, pienamente romantici per quei tempi, non aveva necessità di conoscere o di apprezzare le chiese gotiche ma semplicemente era chiamato a percepire il brivido che soltanto questi edifici erano in grado di evocare. L’inequivocabile relazione tra il gusto letterario e quello architettonico sembra essere fondante in questa fase di recupero dell’arte medievale che ha avuto inizio nel Settecento, dimostrando come, dietro alla rinascita delle arti figurative, ci sia in realtà una produzione letteraria promotrice del Medioevo e della ricerca storica del proprio passato.
Un esempio su tutti lo fornisce il critico letterario David Punter citando il ruolo della poesia “cimiteriale” inglese del XVIII secolo. Essa, infatti, tramite personalità del calibro di Thomas Gray, Edward Young e i fratelli Warton, diviene il mezzo per esprimere l’apprezzamento verso i luoghi del gotico, destinati ad essere protagonisti dei più tardi romanzi “neri”. L’interesse mostrato da questi poeti per la morte, gli scenari oscuri e la sofferenza umana, rappresenta nella maniera più esplicita la fama assunta dal sentimentalismo romantico, senza il quale il gotico come genere letterario non sarebbe mai nato, né tanto meno si sarebbe potuto auspicare un riavvicinamento sociale alle costruzioni gotiche, simbolo dell’irrazionale e capaci di condensare in sé tutto lo spirito dell’uomo.

ill. 3:esempio di tempietto neogotico da giardino realizzato da Batty e Thomas Langley, Ancient Architecture Restored, London, 1742, tav. LIX, Gothick Temple.
Sulla base di quanto esposto si comprende quale fosse il clima culturale dell’Inghilterra settecentesca, prima ancora del cruciale passaggio dall’Illuminismo all’epoca romantica: l’inquieta ricerca artistica e letteraria centra l’attenzione sul Medioevo come età storica di riferimento, simbolo dell’irrazionalità e diametralmente opposta alla classicità che ci si aspetta di trovare riproposta nel secolo dei Lumi. Nello specifico, Germann, inquadra l’inizio del Gothic Revival inglese nella prima metà del Settecento, dunque precedentemente ai lavori di rifacimento attuati presso la villa di Strawberry Hill, ufficialmente considerata capofila del neogotico inglese. L’opinione dello studioso, infatti, è che una prima manifestazione di questo stile si era già concretizzata nelle decadi iniziali del XVIII secolo, soprattutto attraverso costruzioni da giardino presenti nei parchi e nelle ville britanniche (ill.ni 2 e 3).
Questi spazi, simbolo della convivenza tra natura e architettura, sono i luoghi in cui gli artisti inglesi iniziano a formare una loro primigenia sensibilità romantica. Dietro il loro apparente caos, i giardini inglesi veicolano un chiaro senso di disfacimento e di irrecuperabilità del passato. La presenza di rovine gotiche all’interno di questi giardini lascia supporre uno sguardo nostalgico rivolto proprio al passato medievale. Non importa che si trattasse di architetture realmente risalenti all’epoca medievale o abilmente ricostruite secondo i dettami dell’arte neogotica: i ruderi erano in ogni caso il segno tangibile delle proprie radici, di una civiltà passata alla quale si guardava con nostalgia.
Francesco Pennacchini
Per approfondire:
GERMANN GEORG, Dal Gothic Taste al Gothic Revival, in Arti e storia nel Medioevo. IV. Il Medioevo al passato e al presente, a cura di E. Castelnuovo e G. Sergi, Einaudi, Torino 2004, pp. 391-438.
PUNTER DAVID, Storia della letteratura del terrore. Il “gotico” dal Settecento a oggi, Editori Riuniti, Roma 2006.
KENNETH CLARK, Il Revival gotico. Un capitolo di storia del gusto, Einaudi, Torino 1970.