Nel nostro percorso, abbiamo avuto – e continueremo a farlo – la possibilità di affrontare tanti aspetti del famoso fenomeno del medievalismo. Ne abbiamo già analizzati molti, partendo dalle rivisitazioni letterarie, cinematografiche, musicali e videoludiche, senza dimenticare i risvolti politici che ci collegano al Medioevo. Oggi, tuttavia, vogliamo prendere in esame un aspetto di questo fenomeno non meno affascinante degli altri, ma forse meno conosciuto: il medievalismo religioso.
Le parole “religiosità” e “spiritualità” ci fanno pensare al Millennio quasi immediatamente, poiché questo periodo storico è da sempre visto come intriso di fede, a volte cieca, a volte sana. Ed è in questo clima, un po’ reale e un po’ mistico, che oggi introduciamo i flagellanti.
Prima di parlare delle origini storiche di questo movimento, vogliamo partire dal modo in cui la flagellazione si vive oggi. Rivisitazioni di questo fenomeno si possono osservare, per esempio, durante la Settimana Santa dove, soprattutto nei piccoli centri abitati, si rivivono le tradizioni, come dimostrano i casi dei “vattienti” di Nocera Terinese (CZ) o, spostandoci ad agosto, dei “battenti” di Guardia Sanframondi (BN). In questi due rituali, fortemente sentiti dalla popolazione, si possono osservare i penitenti che si riuniscono in processione, flagellandosi per le vie del paese.
I vattienti, divenuti famosi in tutto il mondo, iniziano il loro rituale nel giorno di Venerdì Santo terminandolo la sera successiva, in onore della Madonna Addolorata. I penitenti iniziano il loro percorso cingendosi il capo con una corona di spine poggiata sopra un fazzoletto, per poi proseguire battendosi le gambe nude col cardo e con due piattelli rotondi di sughero, su uno dei quali sono conficcate punte di vetro. Coloro che espiano sono legati con una corda ad un bambino o adolescente (l’Ecce homo), solitamente parente, che verrà segnato in petto col segno del penitente e che porta sulle spalle una croce di legno rivestita di tessuto rosso. Anche l’Ecce homo porterà su di sé la corona di spine e farà penitenza camminando scalzo. Insieme a loro viene “l’Accompagnatore”, colui che porta il vino da versare sulle gambe del vattiente. Per finire il rito di espiazione, dopo essersi battuti durante il percorso, i penitenti arrivano davanti alla statua della Vergine Addolorata per baciarla e per versare il proprio sangue davanti ad essa.
Diversa è la situazione per i battenti di Guardia Sanframondi, che si possono osservare una volta ogni sette anni per i Riti settennali di penitenza in onore dell’Assunta che si svolgono, per una settimana, dal primo lunedì dopo ferragosto. Per tutto il periodo in cui si svolge il rituale, all’interno del comune vengono rappresentate scene bibliche o della morale cristiana. Ma il vero elemento che stupisce lo si può ammirare l’ultimo giorno: schiere di flagellanti, che si colpiscono con un cilicio di ferro, e battenti, che si feriscono il petto con una spugna di sughero piena di chiodi, sfilano per le strade incappucciati e vestiti di bianco. I penitenti continuano la loro percussione per circa otto ore, incoraggiandosi a vicenda al grido di “Fratelli, in nome di Maria, con forza e coraggio, battetevi!”. Alla fine del loro percorso di espiazione, potranno ricongiungersi alla Madonna, per offrire il proprio dolore fisico con ancora più vigore, nei pressi della Chiesa di San Sebastiano.
Ma esiste davvero un collegamento tra i flagellanti di oggi e quelli di ieri? Sì e no. Per capirne di più dobbiamo tornare indietro fino al XIII secolo, più precisamente a poco dopo la metà del 1200. Raniero Fasani, uomo appartenente all’ordine dei francescani, coerentemente al clima escatologico che si stava vivendo in quel periodo, fonda “la Compagnia dei disciplinati di Cristo”, un movimento di penitenti che usavano la pratica della flagellazione andando in processione per tutto il Paese. Questa pratica, in uso già a partire dall’VIII secolo come forma di penitenza spirituale, conobbe grazie alla Compagnia un nuovo vigore, anche se per poco tempo. Papa Alessandro IV, infatti, la vietò ai fedeli, ma essa sopravvisse nel corso dei secoli fino ad arrivare, come abbiamo visto, ai giorni nostri.
Quali sono le differenze, quindi, tra i due movimenti? Il fine. Mentre nel Medioevo facevano penitenza per espiare i propri peccati in vista della fine del mondo, oggi, invece, praticano questo percorso per devozione, per sentirsi più vicini a Cristo, per sentirsi più degni di lui.
Il medievalismo religioso dei vattienti e dei battenti è decisamente suggestivo, soprattutto se si pensa che questi riti vengono praticati con estrema devozione ancora oggi. Oltre ad essere oggetto di studio, ritengo che potrebbero essere un ottimo spunto di riflessione sul bisogno dell’uomo di tornare sempre alle proprie radici, vere o presunte che siano.
Per altre tradizione leggete questo articolo: Tradizioni popolari: penitenza e flagellazione nelle processioni pasquali
Martina Corona
Per approfondire:
ZUCCHINI STEFANIA, La flagellazione nelle confraternite medievali, in Bollettino della Deputazione di Storia patria per l’Umbria, CXIII (2016), fasc. 1, pp. 35-44.
IZZO P., Settimana Santa a Nocera Terinese, MIBACT
– I “Vattienti” di Nocera Terinese: «Né matti né masochisti»