La storia che voglio raccontarvi oggi è quella di due facciate. Avete capito bene. Le facciate di due celebri chiese italiane: quella della basilica bolognese di San Petronio e quella del duomo di Santa Maria del Fiore di Firenze. Siamo di fronte a due casi di medievalismo: uno incompiuto, perché non realizzato, ma solo sognato e raccontato tramite alcuni scritti mentre il secondo, invece, venne portato a termine.
Le due chiese si distinguono anche per un altro particolare: San Petronio a Bologna è sì la chiesa principale ma non assurge a cattedrale della città, titolo che spetta a San Pietro, ubicata in Via dell’Indipendenza. Nel secondo caso invece, siamo di fronte al duomo fiorentino che si staglia nel mezzo della città, con la cupola del Brunelleschi, da ammirare in tutta la sua magnificenza dalla terrazza del Michelangelo, nei pressi di San Miniato.
Chi ha visitato Bologna sarà rimasto impressionato dalla peculiarità della basilica di San Petronio che si staglia in Piazza Maggiore. Quella facciata incompleta, quel vuoto, è pregno di riflessioni, riflessioni fatte nella seconda metà del XVIII secolo. Riflessioni che ci restituiscono uno spaccato delle visioni di alcuni illustri uomini del tempo.
San Petronio rappresentò un forte culto civico presso la cittadinanza bolognese nell’arco del medioevo, con alti e bassi. I lavori della chiesa a lui dedicata, iniziarono nel 1390, incontrando non poche difficoltà e la facciata della basilica rimase incompiuta. Nel XVIII secolo ci furono ben due tentativi per il suo completamento. Il primo risalì al 1857 con il bando di un concorso, e, Papa Pio I, presente a Bologna, donò una somma di denaro per la progettazione. Il secondo tentativo si verificò negli anni ‘70 dell’800 con la presentazione di una serie di progetti per il completamento della facciata, esposti in una mostra nella Biblioteca dell’Archiginnasio, che dista pochi passi da San Petronio.
5. Di questi fatti ne parla Alfonso Rubbiani, nome di punta dei circoli intellettuali ed artistici dell’epoca. Il nostro autore sostiene che: “Sarebbe inutile e pericoloso narrare qui per esteso come e perché tutto andò in fumo: sono storie recenti che puzzano di politica viva ed uggiosa”. La facciata di San Petronio, secondo Rubbiani, ha più volte corso il rischio di essere completata in maniera inusuale, con “frontoni classici o barocchi”, che poco avevano a che fare con la storia di Bologna e della basilica stessa.
Inoltre Rubbiani ebbe la fortuna di confrontarsi sul tema con un suo amico, il filosofo dell’arte Barone Nicola Taccone Gallucci di Mileto, che raccolse dei Ricordi del suo soggiorno bolognese, fieramente menzionati da Rubbiani stesso. Il Barone Nicola si interrogò sulle ragioni di questa assenza di volontà, da parte della cittadinanza, nel completamento della facciata. Rubbiani auspicava che i Consiglieri Municipali potessero prendere atto delle riflessioni del barone Nicola di Mileto ed assegnare a qualcuno il completamento della stessa. Rubbiani si augurava vivamente che l’assegnassero a lui? La facciata alla fine, non fu completata e, la memoria di questi fatti, si perse sotto il peso degli eventi.
La storia della realizzazione di una nuova facciata della cattedrale di Santa Maria del Fiore è di segno opposto. Quanti di voi hanno creduto che fosse Rinascimentale? Come non notare le somiglianze rispetto alla facciata del duomo di Orvieto o alle altre chiese fiorentine? A Santa Maria del Fiore la facciata venne fatta eccome, calata nel suo contesto naturale. La facciata originaria c’era, ed era decorata con elementi scultorei. Nel 1587 venne demolita. Nel 1822, dopo una lunga serie di tentativi per la sua realizzazione, si optò per lo stile neogotico. Questo stile, non sposandosi con quanto l’architettura fiorentina offriva, venne abbandonato.
In seguito ad una gara, si aggiudicò la vittoria il bozzetto dell’Architetto Emilio de Fabris. La nuova facciata venne inaugurata il 12 maggio del 1887. Ovviamente il suo progetto si sposava con quanto l’architettura fiorentina offriva, e l’opera venne realizzata con l’utilizzo di marmi policromi: la facciata era perfettamente calata in Piazza del Duomo.
Due storie, due facciate, due esiti diversi!
Andrea Feliziani