A partire dalla seconda metà del Duecento, in netto contrasto con la poesia religiosa dei francescani e con i raffinati componimenti d’amore degli stilnovisti, si diffonde nell’Italia centrale la “poesia comico-realistica” o “burlesca”, che utilizza il volgare per descrivere in modo esplicito e diretto gli aspetti concreti della vita umana. I poeti comico-realistici continuano la tradizione popolare della poesia goliardica e giullaresca. I poeti goliardi sono soprattutto studenti universitari, autori di versi in latino in cui esaltano l’amore sensuale, il gioco, il vino e per contro ridicolizzano la corruzione e l’ignoranza degli ecclesiastici; mentre i giullari si muovono di città in città inscenando situazioni comiche basate sul contrasto tra due protagonisti. Raccogliendo questi spunti, i poeti comico-realistici capovolgono le tematiche dello stilnovismo: i soggetti principali dei loro componimenti sono l’amore fisico, il bisogno di denaro, il disprezzo per la bruttezza (in particolare se caratteristica di una donna) e l’aggressività verbale verso gli avversari, con l’esaltazione del bere e del gioco nelle taverne.
Tra i massimi esponenti di questa poesia “nemica” del Dolce Stilnovo, c’è il senese Cecco Angiolieri: nato a Siena intorno al 1260 da una ricca famiglia di banchieri che appoggia papa Gregorio IX, artefice e guida di una coalizione di comuni che dichiarerà guerra all’imperatore Federico II. Nella sua città è conosciuto per la sua vita disordinata e irrequieta, come testimoniano le numerose multe che gli vengono inflitte per i suoi comportamenti contrari alle regole comunali. Nel corso dell’esistenza dissipa i beni paterni e si indebita a tal punto che alla sua morte, avvenuta tra il 1312 e il 1313, i figli rinunciano all’eredità, proprio a causa dei numerosi debiti. A Cecco Angiolieri vengono attribuiti 150 sonetti, le lamentele della moglie brontolona, la predilezione per le osterie e il gioco e la sofferenza di non poter assecondare le sue passioni a causa dell’avarizia dei genitori. Dopo il 1291 Cecco Angiolieri ebbe per amante Becchina. Diversi sono i sonetti a lei dedicati: nella finzione poetica quel loro amore appare assai vivace, tra litigi, tormenti, desideri.
Martina Michelangeli x Medievaleggiando