Durante il Medioevo, le fate non avevano una collocazione specifica come creature soprannaturali. Eredi principalmente delle Fatae – le Parche latine, che stabilivano il destino degli uomini – condividevano con esse anche molte delle prerogative, a parte lo stesso nome. Alla fine del XII secolo diventano protagoniste dei lais – componimenti lirici di argomento amoroso o fantastico, recitati o cantati con accompagnamento musicale – delle chanson de geste, dei romanzi arturiani, e in particolare delle leggende locali e genealogiche. È proprio quello che accade a Melusina, creatura dai contorni indefiniti, che affonda le sue radici nell’oralità folklorica, ben prima che prendesse piede la moda dei racconti fantastici.
Non è una casualità che alcune tra le grandi famiglie della storia medievale facessero risalire la propria origine ad esseri soprannaturali, al fine di esaltare le proprie qualità straordinarie ed eccezionali. Una di queste famiglie era quella dei Lusignano, che annoverava tra i suoi esponenti più illustri Guido di Lusignano (1150-1194). Figlio di Ugo VIII di Lusignano, diventa re del Regno Crociato di Gerusalemme jure uxoris, e cioè “per diritto di moglie”, dal momento che aveva sposato la principessa Sibilla, figlia del defunto re Amalrico I e sorella del re Baldovino IV. In seguito alla disfatta della Battaglia di Hattin, a causa della perdita di Gerusalemme, acquisisce l’isola di Cipro dai Cavalieri Templari, dove regna fino alla sua morte.
Secondo lo storico Jaques Le Goff esiste uno stretto legame tra la nascita della leggenda di Melusina e i valori della società feudale. Creatura metà donna e metà serpente, spesso raffigurata con cinque trecce e una doppia coda, Melusina rappresentava «l’incarnazione simbolica e magica» delle ambizioni della piccola e media aristocrazia di accrescere il proprio potere, in una prospettiva che si opponeva ai valori cristiani della grande aristocrazia, e che quindi preferiva ispirarsi al diabolico e al meraviglioso. L’importanza folklorico-letteraria della figura melusiniana comunque sorpassa di gran lunga le sue interpretazioni di carattere storico.
Ma cosa sappiamo su Melusina? Come capita spesso per le leggende più antiche, neppure questa ha una tradizione univoca e coerente. Secondo la versione storico-genealogica, la vicenda inizia con Raimondino, nipote del conte di Poitiers, che uccide lo zio in un incidente di caccia, e disperato cerca rifugio nel bosco. Nelle sue profondità raggiunge una fontana nella quale tre bellissime donne fanno il bagno. Raimondino si innamora di una di queste, che è per l’appunto Melusina, e le chiede di sposarlo, ignorando i segnali che ne fanno percepire la natura feroce e soprannaturale. Melusina accetta, alla condizione che egli non cerchi mai di vederla il sabato. Celebrate le nozze, inizia la fortuna di Raimondino: ha numerosi figli, costruisce fortezze e abbazie. Questo finché, spinto dal sospetto e dalla gelosia, non sbircia nella stanza della moglie nel giorno proibito. Melusina, trasformatasi in drago spicca il volo, e scompare per non tornare mai più.
La famiglia dei Lusignano si estingue definitivamente nel 1393, quando gli ultimi due esponenti, Jean de Berry e sua sorella Maria duchessa di Bar, commissionano allo scrittore francese Jean d’Arras l’Histoire de Lusignan, più nota con il titolo di Roman de Mélusine.
Ancora, nel XV secolo i fratelli Limburg rappresentano il castello dei Lusignano con un drago che vola attorno a una delle torri.
La suggestiva immagine della fata Melusina ha continuato ad essere fonte di ispirazione letteraria, artistica e poetica, come per Gabriele D’Annunzio, che nel 1886 scrive:
Guarda, assisa, la vaga Melusina,
Tenendo il capo tra le ceree mani,
La Luna in arco da’ boschi lontani
Salir vermiglia il ciel di Palestina.
Da l’alto de la torre saracina,
Ella sogna il destin de’ Lusignani;
E innanzi al tristo rosseggiar de’ piani,
Sente de ’l suo finir l’ora vicina.
Già, già, viscida e lunga, ella le braccia
Vede coprirsi di pallida squama,
Le braccia che fiorian sì dolcemente.
Scintilla inrigidita la sua faccia
E bilingue la sua bocca in van chiama
Poi che a ’l cuor giunge il freddo de ’l serpente.
Ma la sua immagine ricorre ancora oggi per simboli meno eterei e più quotidiani, come quello del marchio Starbucks, conosciuto in tutto il mondo.
Reminiscenza di un passato dai contorni mitici e leggendari, a cui ancora oggi guardiamo con meraviglia.
Anna Mattiello
Per approfondire:
SIMONI FIORELLA, L’immaginario ferico tra mitologia, letteratura e storia, Quaderni storici, Nuova Serie, Vol. 26, No. 77 (2), Élites e associazioni nell’Italia dell’Ottocento, Società editrice Il Mulino SpA, Bologna, agosto 1991, pp. 618-630.
HARF-LANCNER LAURENCE, Les fées au Moyen-Age. Morgane et Melusine. La naissance des fées, casa editrice Honoré Champion, Parigi, 1984.
VARVARO ALBERTO, Apparizioni fantastiche. Tradizioni folcloriche e letteratura nel Medioevo, Il Mulino, Bologna, 1994.