Cosa hanno in comune Galileo Galilei, Leonardo da Vinci e Niccolò Machiavelli? Si trovavano tutti a Barcellona quando i druidi inglesi invasero la città a cavallo dei draghi.

È quello che può accadere nella storia alternativa del nostro mondo, nel videogioco di ruolo di cui parleremo oggi.

Uscito nei primi anni del 2000, Lionheart nasce dalla collaborazione tra le software house Reflexive Entertainment e Black Isle Studios. Molti di noi videogiocatori ed appassionati di giochi di ruolo riconosceranno il nome di quest’ultima casa, che ci ha regalato giorni e notti di divertimento ed emozioni, grazie a titoli quali Planescape: Torment e le saghe di Baldur’s GateIcewind Dale e Fallout.

Proprio da quest’ultimo titolo Lionheart prende il sistema di gioco. Chiamato SPECIAL system e basato sul regolamento per giochi di ruolo denominato GURPS, non prevede la presenza di classi come in molti altri videogiochi. Una volta scelte le caratteristiche di base, come forza e carisma, e qualche abilità speciale, spesso introdotta come eventi del passato del personaggio che gli hanno fornito dei vantaggi o degli svantaggi in determinate situazioni, il giocatore è libero di far crescere il proprio avatar nel mondo di gioco come preferisce. Questo grazie ad un sistema a punti abilità e talenti, ottenuti salendo di livello compiendo missioni o interagendo con i vari elementi e figure storiche presenti nella mappa di gioco. Una totale libertà di distribuzione delle abilità che ci permette la creazione di personaggi incredibilmente variegati: spendendo molti punti nell’uso di spada e scudo piuttosto che nella conoscenza della magia, oppure facendo crescere personaggi ben bilanciati e bravi in quasi tutto ma che non eccellono in nulla.

La storia del gioco parte dalla Terza Crociata, e più precisamente dall’assedio di San Giovanni d’Acri. Quando, durante il massacro di Ayyadieh, furono uccisi 3000 prigionieri da parte dei crociati di re Riccardo, le energie e le anime rilasciate da quell’evento squarciarono il velo della realtà del nostro mondo, permettendo ad una moltitudine di spiriti di invadere il nostro mondo. Solo una disperata alleanza tra Riccardo ed il Saladino permise ai saggi ed ai sacerdoti dei due schieramenti di praticare un rituale per chiudere il portale, ma ormai era tardi. Spiriti di tutti i tipi si sparpagliarono per la Terra, legandosi a persone, animali, oggetti o luoghi, creando nuove razze e mutazioni, e risvegliando quegli esseri che, come scopriremo più avanti nel gioco, erano già presenti nel nostro mondo ma in uno stato di ibernazione. La magia, infatti, era già presente, e molte delle creature dei miti come i Titani, i Daeva e gli Amesha, non erano altro che spiriti primordiali originari del nostro piano di esistenza.

Il manuale di gioco, molto esaustivo sulle regole e sulle meccaniche, offriva inoltre una panoramica sulle razze e gli avvenimenti di questa realtà alternativa, dedicandosi ad una cronistoria ricca e particolareggiata degli eventi fino al XVI secolo, periodo in cui si svolge la storia che ci vede protagonisti. Ultimi discendenti di Riccardo Cuor di Leone, legati ad uno spirito che ci farà da guida, ci ritroveremo in mezzo alla guerra tra l’Inghilterra, guidata da una regina e da un consiglio di druidi, e la Spagna, in cui l’Inquisizione e l’Ordine dei Cavalieri Templari decidono della sorti della nazione. Al nostro fianco avremo una manciata di alleati, molti dei quali basati su personaggi storici, come Leonardo o Cervantes, anche loro legati a spiriti che ne hanno allungato la vita e hanno conferito loro abilità uniche. E mentre varie altre fazioni si contendono il controllo di una Barcellona che odia gli eretici e combatte i resti dell’invasione mongola – qui formata da goblin ed altre creature mostruose – una minaccia antica di secoli si muove tra le ombre, per portare al termine un piano iniziato in Terra Santa… o forse molto prima.

Tutto rose e fiori dunque? Purtroppo no. Il gioco è sicuramente datato, e necessita di patch e mod per essere giocato. E sebbene venga data molta enfasi all’ambientazione ed alle abilità non di combattimento, come la diplomazia che ci permette di superare alcuni incontri particolarmente ostici, gran parte della seconda metà del gioco ci vedrà confrontarci con avversari via via più forti e superabili quasi esclusivamente con la forza bruta – o con una palla di fuoco ben piazzata – rendendo il gioco molto più simile ad un Diablo che non ad un gioco di ruolo propriamente detto.

Ma è comunque un gioco che consigliamo, anche solo per godersi l’ambientazione e lo sforzo profuso per rendere viva Barcellona e questa realtà alternativa, che potrebbe diventare ottimo materiale per le vostre partite di D&D o per un racconto.

Dario Medaglia

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Written by : Redazione

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