Come Balin e il fratello, consigliati da Merlino, catturarono re Rience e lo portarono da Artù
Merlino li accompagnò in un bosco frondoso vicino alla strada, tolse le briglie ai cavalli e li fece pascolare, poi esortò i fratelli a riposare. Verso mezzanotte ordinò loro di alzarsi e di prepararsi, perché Rience si stava avvicinando. Il re infatti aveva preso sessanta dei suoi migliori cavalieri e si era messo in cammino mandandone avanti venti ad avvisare la dama di Vance del suo arrivo, perché quella notte si sarebbe coricato con lei.
« Qual è il re? » chiese Balin a Merlino.
« Aspettate e lo vedrete presto. »
E infatti poco dopo lo indicò ai fratelli; allora Balin e Balan gli si avventarono contro, lo colpirono e lo ferirono gravemente, lasciandolo riverso in terra; poi uccisero a dritta e a manca più di quaranta uomini. Mentre gli altri si davano alla fuga, Balin e Balan tornarono da re Rience per mozzargli il capo, ma il ferito implorò misericordia, dicendo:
« Risparmiatemi, prodi cavalieri. Dalla mia vita potreste ricavare dei vantaggi che non otterreste con la mia morte. » Balin e Balan ne convennero, e lo deposero su una lettiga a cavalli. Intanto Merlino era scomparso e si era presentato da Artù, per riferirgli che il suo peggiore nemico era stato sconfitto e fatto prigioniero da due cavalieri desiderosi di averlo come loro signore; il giorno dopo il re avrebbe saputo il loro nome. Poco dopo il Cavaliere dalle Due Spade e il fratello arrivarono a corte con Rience, che affidarono in custodia ai guardiani delle porte. E, dopo che all‟alba essi furono ripartiti, Artù andò a dare il benvenuto al vinto.
« Ditemi quale avventura vi ha condotto qui » gli chiese poi.
« Fu una mala ventura, sire! »
« Chi vi ha vinto? »
« Il Cavaliere dalle Due Spade e suo fratello, due campioni di straordinario valore. »
« Non li conosco, ma sono molto obbligato verso di loro. »
« Ora, sire, vi dirò io chi sono » intervenne Merlino. « Uno è quel Balin che conquistò la spada, l‟altro suo fratello Balan. Sono entrambi cavalieri valorosi e onorati, ma Balin non vivrà a lungo, e la sua morte provocherà un immenso dolore. »
« È un vero peccato! » esclamò Artù. « Gli devo molto e ho mal meritato la sua cortesia. »
« Sire, come presto potrete vedere egli farà ancora molto per voi. Ora ditemi se siete ben munito, perché domani prima di mezzogiorno Nero, fratello di re Rience, vi attaccherà con un grande esercito. Voi perciò preparatevi, io devo andare. »
Come Balin si scontrò con Balan, e come i due fratelli si batterono riconoscendosi solo quando furono feriti a morte
Ecco allora uscire da un castello e farglisi incontro un cavaliere tutto vestito di rosso come la gualdrappa del destriero che montava. Alla vista di Balin, quegli pensò si trattasse del fratello perché portava due spade; ma poi, non riconoscendo i colori dello scudo, si convinse che non poteva essere lui. Perciò entrambi abbassarono le lance e si scagliarono l‟uno contro l‟altro con straordinaria velocità mirando agli scudi: il cozzo fu fortissimo, e i cavalli rovinarono al suolo insieme ai cavalieri, che svennero. E poiché Balin, stanco del viaggio, era rimasto gravemente contuso nella caduta, Balan fu il primo a rimettersi in piedi e a sguainare la spada. Vedendolo avvicinarsi, anche Balin si rialzò e gli andò incontro, ma Balan gli vibrò un fendente che gli attraversò lo scudo e fece a pezzi l‟elmo. Allora Balin rispose con la spada fatale e mancò poco che l‟uccidesse.
Si batterono a lungo, fin quando furono entrambi senza fiato. Ma poi Balin alzò gli occhi verso il castello e vide che le torri erano piene di dame; allora si gettò nuovamente nella lotta e tornarono a ferirsi dolorosamente. A volte si fermavano per riprendere fiato, ma poi lo scambio di colpi continuava: il terreno era rosso di sangue, ed entrambi erano feriti tanto gravemente che la più piccola delle loro piaghe sarebbe stata mortale per il gigante più possente del mondo. Eppure ripresero a duellare, e con tale violenza che si sarebbe stentato a credere possibile tanto spargimento di sangue in un solo scontro. E quando i loro giachi furono smagliati al punto da lasciarli nudi da tutte le parti, Balan, che era il più giovane, si trasse un poco indietro e si lasciò cadere al suolo.
« Chi sei? » gli chiese Balin. « Non ho mai incontrato prima d‟ora un cavaliere che mi tenesse testa. »
« Il mio nome è Balan e sono fratello del prode Balin. »
« Non avessi mai veduto questo giorno! » esclamò questi, cadendo in terra svenuto.
Balan gli si avvicinò carponi e gli tolse l‟elmo, ma non potè riconoscerlo tanto il suo viso era devastato e coperto di san- gue.
« Fratello, mi hai ucciso e io ho ucciso te. Il mondo intero parlerà di noi » disse poi Balin quando si fu ripreso.
« Perché mai non ti ho riconosciuto! » si lamentò Balan.
« Avevo notato le due spade, ma dato che portavi uno scudo non tuo ti avevo creduto un altro. »
« È colpa di uno sciagurato cavaliere che facendomelo cambiare ci ha dato la morte. Se potessi sopravvivere di- struggerei il castello per i malvagi costumi che alberga. »
« E sarebbe ben fatto! » approvò Balan. « Da quando vi arrivai non ebbi più la possibilità di ripartirne perché uccisi
il cavaliere che era a guardia dell‟isola. Lo stesso accadrà anche a te, fratello. Avresti dovuto uccidermi, come del resto hai fatto, ma poi metterti in salvo con la fuga. »
In quel mentre sopraggiungeva la signora del castello con quattro cavalieri, sei dame e sei servitori, e sentì le pietose parole che si scambiavano i fratelli.
« Uscimmo entrambi da un medesimo sacello, il ventre di nostra madre, e giaceremo insieme in una stessa fossa » dice- vano.
Balan pregò la dama, per la sua cortesia e per il leale servigio che le aveva prestato, di seppellirli insieme sul terre- no dello scontro, ed ella glielo promise piangendo ed aggiungendo che la loro sepoltura sarebbe stata la più sfarzosa possibile.
« Ora, signora, vorreste mandare a chiamare un prete che ci somministri i sacramenti e il corpo benedetto di Nostro Signore Gesù Cristo? »
«Sarà fatto» rispose la dama.
« Quando i nostri corpi riposeranno nella tomba, che recherà scritto come due fratelli si misero vicendevolmente a morte, tutti i bravi cavalieri e gli uomini di buon cuore pregheranno su di essa per la salvezza delle nostre anime » aggiunse poi Balin.
Le dame e le gentildonne piansero di pietà; poi Balan morì, ma Balin visse ancora fino alla mezzanotte seguente, e quan- do furono sepolti la dama fece scrivere sulla tomba che Balan era stato ucciso dal fratello, ma non potè menzionare il nome di Balin perché non lo conosceva.
Come Merlino li seppellì, e della spada di Balin
Il mattino successivo comparve Merlino e fece incidere in lettere d‟oro sulla tomba dei fratelli una scritta che diceva:
QUI GIACE BALIN IL SELVAGGIO, CHE ERA IL CAVALIERE DALLE DUE SPADE CHE INFERSE IL COLPO DOLOROSO.
Poi, presa la spada di Balin e sostituitone il pomo con un altro, ordinò a un cavaliere di brandirla, ma quello non vi riuscì nonostante i ripetuti sforzi. Allora Merlino scoppiò a ridere.
« Perché ridete? » gli chiese il cavaliere.
« Solo i campioni migliori del mondo potranno maneggiare questa spada, cioè Lancillotto e suo figlio Galahad. E con quest’arma Lancillotto ucciderà ser Galvano, il nipote di re Artù » gli rispose Merlino, che fece incidere la profezia sul pomo della spada.
Poi operò perché un ponte di ferro e di acciaio collegasse l‟isola con la terraferma, e lo fece largo solo mezzo piede perché soltanto l‟uomo più eccellente e mondo da malizia e villania potesse avere l‟ardire di attraversarlo. Inoltre lasciò sull‟isola il fodero della spada di Balin perché Galahad potes- se trovarlo, e fece sì che per magia la spada restasse infissa in un blocco di marmo grande come la mola di un mulino, che galleggiò per molti anni nella corrente di un fiume fin sotto le mura di Camelot. Un giorno di Pentecoste Galahad, il nobile principe, che aveva già trovato il fodero, avrebbe estratto la spada così come è narrato nel libro del Sangrail.
In seguito Merlino si recò da re Artù, gli raccontò del Colpo Doloroso che Balin aveva vibrato a re Pellam, del mirabile scontro che aveva opposto Balin a Balan, e di come i due fratelli fossero stati sepolti in una medesima tomba, e il re dichiarò che era la storia più pietosa che avesse mai sentito.
Così finisce il racconto dei fratelli Balin e Balan, due valorosi cavalieri nati nel Northumberland.
Sequitur III liber
Martina Michelangeli