“Il drago aveva chiaramente impresso su di sé Made in Faërie. In qualsiasi mondo si situasse la sua esistenza, si trattava di un Altro Mondo. La fantasia, il creare o far intravedere Altri Mondi; era il cuore del desiderio del Fiabesco. E io desideravo i draghi con un desiderio profondo.”
J.R.R. Tolkien, Sulle fiabe
Sangue freddo e respiro di fuoco, bestia ferale o essere senziente dalla saggezza infinita, il drago muta la propria pelle cambiando forma e carattere nei racconti degli uomini. Una cosa però non è mai cambiata: l’enorme fascinazione che esercita su di noi, quasi rimanessimo ammaliati dal suo sguardo, che in molti ci dicono essere incantatore.
Persino Carolus Linnaeus non ha saputo resistere al suo fascino, e nella prima edizione del Regnum Animale (1735) troviamo il draco annoverato nella lista intitolata “Paradoxa”, assieme all’idra, alla fenice e all’unicorno. Il termine drago deriva appunto dal latino draco, a sua volta derivato dal greco antico drákōn.
Ma facciamo un passo indietro, per avere una visuale più ampia: sarà solo una panoramica, rapida come un batter d’ali, ma sarà sufficiente per comprendere la vastità della Storia che ci troviamo ad affrontare.
Il drago accompagna l’uomo dai suoi primordi, dalla dea babilonese Tiamat di migliaia di anni fa: è con lui in ogni terra che conquista, dall’Europa all’Oriente alle Americhe, e quando non c’è più posto ai limiti delle mappe dove potersi aggirare indisturbato (hic sunt dracones, qui ci sono i draghi), ecco che popola sempre più il mare sterminato della letteratura. Il rapporto tra i due non è mai stato troppo stabile: troviamo il drago quale terribile avversario del cavaliere (San Giorgio è il primo nome che vi verrà in mente, ma certamente non l’unico), ma anche il cavaliere che monta il drago come il più potente dei destrieri, sia egli un nobile melniboneano degli scritti di Michael Moorcock o un conquistatore dall’antica Valyria delle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin.
Se guardiamo al grande schermo, c’è persino il drago che aiuta il giovane eroe a crescere, compagno fedele di mille avventure nella fortunata trilogia cinematografica della DreamWorks Animation Dragon Trainer. Poi abbiamo il drago e la donna, da vergine offerta in sacrificio a donna che è in parte drago (o serpente) come Lamia o Melusine (o anche che cede al serpente, in seguito identificato col drago, nel giardino dell’Eden), la donna che cresce il drago (l’acclamatissima Daenerys Targaryen), e ancora la donna che diviene essa stessa drago, la sublime Malefica della Disney nel cartone della Bella addormentata nel bosco del 1959, la quale ha antenati illustri nella letteratura antico norrena dove troviamo più di un essere umano che assume tratti draconici o proprio si tramuta nella temibile bestia, primo fra tutti il drago forse più famoso delle letterature germaniche medievali, Fáfnir della Saga dei Volsunghi.
E se gli uomini diventano draghi, anche i draghi possono scegliere di spogliarsi del proprio aspetto ferale e assumere forma umana nella letteratura fantasy che tanto deve a questa creatura, quasi fosse stata forgiata dal suo fuoco – anche se la pietra miliare di questo genere, Il Signore degli Anelli, ruota attorno ad un oggetto che nemmeno il fuoco di questa creatura portentosa può distruggere. Ma il legame del professore d’Oxford con i draghi è radicato fin dalla sua infanzia, dal suo primo racconto scritto a sette anni e dedicato ad un “grande drago verde” (lettera n.163), ed è proprio Tolkien con il suo Smaug il Terribile, il Possente, l’Impenetrabile, a riportare i draghi nella letteratura al loro antico, spaventoso splendore, dopo che erano stati addomesticati nella letteratura per l’infanzia con autori come Kenneth Grahame con Il drago riluttante (1898). Nel lunghissimo processo di scrittura e riscrittura dei suoi miti Tolkien ipotizzò persino una natura meccanica per i draghi, non dissimili da carri armati, fatti di ferro e in grado di trasportare torme di orchi o costruiti con bronzo e rame dotati di soffio infuocato.
Immortale, il drago è sopravvissuto attraverso i secoli ed è al passo coi tempi: ha persino prestato il proprio nome a quello che è oggi il gioco di ruolo più famoso al mondo, il celeberrimo Dungeons & Dragons, che ha dedicato un intero volume solo allo studio delle diverse tipologie di questa creatura presenti nell’ambientazione, il Draconomicon.
Siamo di fronte quindi ad un gigante dell’immaginario che non si può ignorare nemmeno volendo, la cui Storia e le cui storie non cessano di stupirci ed evolversi, sul quale torneremo più volte.
Valérie Morisi
Per approfondire:
ARNOLD MARTIN, Storia dei draghi. Dai Nibelunghi a Game of Thrones, Odoya, Bologna 2018.
HONEGGER THOMAS, Introducing the Medieval Dragon, University of Wales Press, Cardiff 2019.
TOLKIEN J.R.R., Il medioevo e il fantastico, a cura di Gianfranco De Turris, Bompiani, Milano 2004.
L’utilizzo della splendida illustrazione iniziale ci è stato gentilmente concesso dall’artista Andrea Piparo, che ringraziamo ancora una volta.