Come molti di voi avranno sentito, pochi giorni fa il Partito Nazionale Scozzese (che, ricordiamolo, è di ispirazione social-democratica) capeggiato dalla energica Nicola Sturgeon ha mancato per un solo seggio la maggioranza assoluta dei voti, ma, con l’appoggio del partito dei Verdi, il nuovo governo formerà una coalizione a trazione indipendentista. Dopo un primo alt la intimidatorio da Downing Street, sono seguiti toni dimessi e conciliatori da parte del premier Boris Johnson che danno la dimensione del problema politico, oltre che istituzionale, che attraversa il Regno Unito. Ma tutto questo, cosa c’entra con il film The Outlaw King? Prima di dirvelo vorrei svolgerne la pellicola!
Realizzata dal regista scozzese David Mackenzie, The Outlaw King è una pellicola del 2018 ed è stata presentata in anteprima mondiale al Toronto Internationa Film Festival, poi distribuita su Netflix.
Il contesto storico in cui veniamo immersi è la seconda fase della prima guerra d’indipendenza scozzese: il film infatti si apre con re Edoardo I d’Inghilterra che, sotto gli occhi di Robert Bruce (Chris Pine) e del padre, membri dei clan aristocratici scozzesi sottomessi, lanciano con un immenso warwolf (un trabucco) una palla incendiaria contro il castello di Stirling, simbolo della resistenza scozzese. Successivamente, per sancire questa alleanza, Robert si sposa con una nobildonna inglese, che rispetta non forzandola durante la prima notte di nozze; i due, col tempo, finiranno per innamorarsi.
Nel frattempo l’occupazione inglese si fa più dura, con degli oneri opprimenti: la richiesta di maggiori tasse e la ricerca di reclute tra i giovani scozzesi. Quando da Londra arriva un pezzo del corpo di William Wallace da esporre al pubblico come monito, il popolo si ribella.
Robert, che è un nobile degno di tale nome – immerso tra la gente, rispettoso della moglie come del suo stesso popolo – si mette a capo della ribellione. Per farlo però deve allearsi con un nobile influente, John Comyn, che in realtà vuole denunciarlo a re Edoardo. Il nostro protagonista quindi pugnala Comyn, uccidendolo. Robert è consapevole del grave gesto compiuto, e pentendosene si rimette al giudizio dell’alto clero scozzese, che lo assolve.
L’eroe quindi raduna un esercito ma, nella notte, con un attacco da parte degli inglesi compiono una carneficina nel campo scozzese.
Robert è costretto a fuggire. Nel film si evince che il re fuorilegge erra per la Scozia in cerca di appoggio e, una volta trovato, mette in atto una serie di guerriglie, attuando la tattica della terra bruciata: i castelli dei clan scozzesi vengono riconquistati, la guarnigione inglese annichilita e i manieri sono dati alle fiamme, per evitare che vengano riconquistati dalle forze inglesi. Conquistata la maggior parte della Scozia, le truppe di Robert e quelle di Edoardo II, succeduto al padre Edoardo I, si scontreranno nella battaglia di Bannockburn: la vittoria arride agli scozzesi. La Scozia quindi viene liberata e Robert potrà riabbracciare la figlia e l’amata moglie inglese.
In questo film l’iconicità cinematografica prevale sulla realtà storica. Ovviamente la pellicola va letta nel contesto in cui è stata realizzata: il 2018. Siamo a due anni dalla votazione della Brexit (2016), che ha rinfocolato l’indipendentismo scozzese, uscito sconfitto dalle urne del 2014. Infatti il film presenta la figura di un Roberto di Scozia in maniera edulcorata, penitente, tendenzialmente indecisa, timorosa e introspettiva. Robert Bruce incarna lo stereotipo del re buono, che si circonda del popolo ma che, per un bene superiore, è costretto a scappare e sopportare le sofferenze della sua gente.
Una scena del film in particolare ha destato il mio stupore: durante l’attività di guerriglia, Robert incontra dei francesi imprigionati in uno dei castelli tenuti dagli inglesi, poc’anzi liberato. Robert si reca da loro ed afferma: “I francesi sono sempre benvenuti”. Possiamo pensare che, questa frase, sia anche un riferimento alla volontà di appartenenza scozzese alla Unione Europea? Nulla ci vieta di pensarlo, ma ci vuole cautela.
Per concludere questa disamina del film, ed avvalorare la tesi appena espressa, possiamo affermare che siamo sicuramente di fronte ad un film che vuole alimentare la tradizione indipendentista scozzese. Non a caso il fine ultimo del film, non è tanto la ricostruzione storica di Robert di Scozia: le omissioni storiche sono molte. Dopo la vittoria nella battaglia di Bannockburn, Robert invade il suolo inglese e il fratello si recò in Irlanda, per sottometterla e toglierla al potere inglese; tutti eventi che non sono presi in considerazione nel film. Come abbiamo avuto modo di vedere, siamo di fronte ad un medioevo immaginario, che vuole relazionarsi con una situazione del presente. Detto questo, vi consiglio caldamente la visione di questo film!
Andrea
- CARLTON, GENEVIEVE, Everything ‘Outlaw King’ Gets Wrong About History And Robert The Bruce, in Ranker (https://www.ranker.com/list/historical-inaccuracies-in-the-outlaw-king/genevieve-carlton)
- MACKIE J. D., A History of Scotland, Penguin, London 1991.
- The Newsroom, What ‘Outlaw King’ gets wrong – according to a historian, in The Scotsman (https://www.scotsman.com/arts-and-culture/what-outlaw-king-gets-wrong-according-historian-216656)
- How Historically Accurate is the Outlaw King?, in Dailyhistory (https://www.dailyhistory.org/How_Historically_Accurate_is_the_Outlaw_King%3F)