Fondamentale per lo sviluppo di un nuovo tipo di monachesimo al femminile fu la figura di Chiara da Assisi (1193/94-1253). Figlia di Favarone e Ortolana, cresciuta ad Assisi fu profondamente segnata dalla scelta di vita di Francesco e iniziò la pratica della penitenza. Dopo diversi colloqui segreti con il poverello d’Assisi, Chiara lasciò la sua dimora familiare (più precisamente durante la notte della Domenica delle Palme del 1211/12) e si recò nella chiesa della Porziuncola dove ricevette la tonsura da parte di Francesco stesso, il saio grigio, la corda e il velo nero da indossare dopo essersi spogliata dei suoi abiti e gioielli. Venne in seguito trasferita presso San Paolo delle Abbadesse, un monastero benedettino della diocesi di Assisi. Dopo aver trascorso un periodo presso Sant’Angelo in Panzo (una chiesetta sulle pendici del Subasio), insieme alla sorella Caterina (suor Agnese) si stabilì a San Damiano e qui fondò la prima comunità femminile minoritica.
San Damiano diventò un punto di riferimento per i francescani, nonché il luogo pensato esclusivamente per Chiara, la quale dedicò tutta la sua vita a proteggerne la tradizione, vincolandolo al destino dell’ordine dei Minori. Nella prima metà del XIII secolo cominciò a farsi spazio la convinzione che Chiara e le sue sorelle avessero salvato Assisi dai Saraceni, ossia dai soldati di Federico II, un episodio che si sarebbe colorato di leggenda tanto che le monache furono considerate le protettrici della città.
Inizialmente caratterizzata dall’assenza di una regola e di riferimenti istituzionali precisi, la comunità ebbe come unico elemento di guida una forma di vita scritta da Francesco (e inserita in seguito da Chiara nella sua regola e nel suo testamento). Questo testo indicava uno stile di vita molto semplice, basato sul lavoro manuale e sulla rinuncia completa dei propri beni, sostenuto con le elemosine e animato dal Vangelo.
A seguito alla nuova politica ecclesiastica inaugurata nei primi anni del XIII secolo, anche per San Damiano giunse il momento di dotarsi di una propria regola e di una normativa canonicamente riconosciuta. Chiara si oppose tenacemente ai tentativi pontifici di imporre un ordinamento alla comunità; per questo elaborò la sua regola, scritta per la prima volta da una donna per le proprie consorelle. La regola venne successivamente divisa in dodici capitoli. Il sesto capitolo è il cuore del testo dove viene richiamato l’obbligo a condurre una vita basata sulla povertà radicale in quanto le consorelle della comunità non devono possedere proprietà a qualsiasi titolo, al massimo soltanto la terra necessaria al sostentamento del monastero.
Si tratta quindi di uno stile di vita che si fonda sul lavoro manuale e sull’elemosina se necessaria. Chiara definì la virtù e l’amore nei riguardi di Dio con norme da seguire con una certa flessibilità per allontanare il rischio che venissero rispettate solo per timore o per la paura di incorrere in misure disciplinari; le consorelle infatti potevano prestare servizio fuori dal monastero ed indossare delle calzature; il digiuno doveva essere sempre osservato ad eccezione del Natale e doveva essere limitato per le giovani, le malate e le servigiali. Le suore potevano inoltre uscire dal monastero a fronte di un lecito motivo.
Chiara d’Assisi riuscì in un primo momento ad ottenere l’approvazione del cardinale protettore (1252) senza però trascurare l’obiettivo principale di un riconoscimento papale, che ottenne il 9 agosto 1253, due giorni prima della sua morte, con la bolla Solet annuere di papa Innocenzo IV. Chiara rimase nel monastero fino alla fine della sua vita (agosto 1253); morì dopo una lunga malattia durata ventotto anni. A seguito del processo di canonizzazione, nel 1255 fu proclamata santa da Alessandro IV.
Eleonora Morante
Per approfondire:
FRUGONI CHIARA, Storia di Chiara e di Francesco, Einaudi, Torino 2011.
MANSELLI RAOUL, La Chiesa e il francescanesimo femminile in Movimento religioso femminile e francescanesimo nel secolo XIII. Atti del VII convegno internazionale della Società Internazionale di Studi Francescani (Assisi, 11-13 Ottobre 1979), Società Internazionale degli studi francescani, Perugia 1981, pp. 239-261.
MARINI ALFONSO, «Ancilla Christi, plantula sancti Francisci». Gli scritti di santa Chiara e la Regola, in Chiara d’Assisi: atti del 20 convegno internazionale: Assisi, 15-17 Ottobre 1992, CISAM, Spoleto 1993, pp. 107-156.
MARINI ALFONSO, Varietà e complessità delle normative relative ai monasteri femminili di tradizione damianita-clariana nei secoli XIII-XIV in La lettera e lo spirito. Studi di cultura e vita religiosa (secc. XII-XV) per Edith Pásztor, a cura di M. Bartoli, L. Pellegrini, D. Solvi, Edizioni Biblioteca Francescana, Milano 2016, pp. 179-188.
Immagine: Giovanni Battista Moroni, Santa Chiara, 1548