Nel mondo dei supereroi americani, siano le loro storie raccontate sulle pagine dei comics, sul grande o piccolo schermo, o tramite i videogiochi, è chiaramente visibile, anche al fruitore occasionale, un riferimento al medievalismo.

Per alcuni di questi eroi l’ispirazione è sicuramente evidente, come nel caso del Cavaliere Nero della Marvel Comics o del Cavaliere Splendente della DC Comics. Alter ego di numerosi personaggi, compreso un super cattivo per quanto riguarda il primo, questi due cavalieri, appartenenti a due case editrici diverse e quindi a linee narrative non condivise, vedono le proprie origini nei Cavalieri di Re Artù e della Tavola Rotonda, tra le cui file i primi a fregiarsi di quel nome militavano. Le storie di questi personaggi, dei loro discendenti o semplicemente di persone che ne hanno assunto le vesti ed il nome per continuarne le gesta si sono poi andate ad intrecciare a quelli degli altri eroi, combattendo al loro fianco ed unendosi ai team di supereroi di punta dei rispettivi universi: i Vendicatori (in inglese Avengers) e la Justice League of America.

Tra le fila di questi due super gruppi, che soprattutto negli ultimi anni sono passati dall’essere conosciuti solo dagli appassionati di fumetti all’essere al centro dell’attenzione del grande pubblico grazie ad una serie di prodotti cinematografici, sono ben visibili tutta una serie di personaggi che, sebbene non siano, come nel caso dei nostri due eroi sopraccitati, dei veri cavalieri, hanno comunque diversi elementi che richiamano l’immaginario collettivo dei guerrieri medievali. E non solo.

Iron Man, portato sul grande schermo da Robert Downey Jr., non si può sicuramente definire un esempio di virtù e coraggio, almeno nella sua versione fumettistica (un discorso ben diverso si potrebbe fare per come è stato sviluppato il personaggio nel Marvel Cinematic Universe, o MCU). Eppure, l’aspetto di questo supereroe non può non richiamare un cavaliere medievale, con indosso un’armatura di metallo; i suoi poteri, invece, non sono dissimili da quelli che, soprattutto nell’immaginario fantasy, vengono associati a maghi e stregoni, come il poter volare o emettere fiamme dalle mani. Un altro supereroe sempre della Marvel, Capitan America, risente chiaramente dell’influenza delle figure del cavaliere o del paladino, un eroe senza macchia e senza paura che combatte per difendere gli oppressi, usando addirittura uno scudo.

Per quanto riguarda la DC Comics, rimanendo nell’ambito dei paladini e degli eroi che rappresentano un simbolo di bontà e rettitudine, non possiamo non citare Superman. Già questo esempio di personaggio fa saltare all’occhio una delle differenze sul come sono presentati i supereroi dalle due case editrici: per notare le caratteristiche di Superman che ne fanno il perfetto discendente, seppur ideologico, dei cavalieri medievali, nella loro versione romanzata perlomeno, il lettore/spettatore deve imparare a conoscerlo, non fermandosi al primo impatto visivo, mentre nel caso di un personaggio come Capitan America già solo l’aspetto o il costume ci possono far capire dei dettagli della personalità, e delle fonti d’ispirazione, dell’eroe.

Uno dei personaggi più iconici della DC, e probabilmente del mondo dei comics in generale, è sicuramente Batman. Tutti conosciamo le origini e la storia di questo oscuro supereroe, portato sul grande e piccolo schermo più e più volte nel corso degli anni: un giovane Bruce Wayne assiste impotente alla morte dei genitori in seguito ad una rapina; il senso di colpa lo porterà ad assumere, da adulto, i panni di Batman, un protettore per gli innocenti dalle minacce che si aggirano per le strade di Gotham, sua città natale. Origini che sono state spesso riscritte, nel corso degli anni, adattate sia dagli sceneggiatori di film e serie televisive, ma anche dai vari scrittori che si sono avvicendati sulle pagine del fumetto, per poter approfondire le caratteristiche mentali e fisiche del giovane Wayne, rendendolo man mano non solo un guerriero, ma anche un ninja, un detective, un inventore, e così via, ma anche quelle psicologiche, andando ad analizzare i vari traumi che hanno portato un giovane milionario ad indossare un mantello e combattere i suoi nemici, super criminali che a loro volta sono spesso vittime di traumi, metafore per i problemi della società.

Tra questi criminali spunta sicuramente il Joker, un maniaco psicopatico che richiama sia la carta da gioco, suo marchio sui luoghi del delitto, ma anche il personaggio del giullare delle corti medievali. Ritorniamo così all’influenza del medievalismo sui personaggi, che possiamo ritrovare anche nei soprannomi con cui viene chiamato Batman. Sebbene la sua figura difficilmente rispecchia i canoni fisici o caratteriali dei cavalieri, a differenza di molti dei suoi colleghi, l’alter ego di Bruce Wayne viene spesso definito “Cavaliere Oscuro”.

 

Ma da dove nasce questo soprannome?

Anche se il titolo di Cavaliere Oscuro viene spesso associato al nome del regista Christopher Nolan ed alla sua trilogia dedicata al personaggio, interpretato da Christian Bale, in cui il secondo ed il terzo episodio si intitolano, rispettivamente, Il cavaliere oscuro e Il cavaliere oscuro – Il ritorno, è tra le pagine di un fumetto che va cercata l’origine di questo soprannome.

Batman: Il ritorno del Cavaliere Oscuro, in originale Batman: The Dark Knight, è una miniserie a fumetti uscita nel 1986 a firma di Frank Miller. Grande successo di critica e pubblico, questa miniserie racconta, con taglio crudo ed adulto, le gesta di un Bruce Wayne ormai invecchiato e disilluso in una Gotham in mano ai criminali, alle prese con alleati e nemici provenienti dal passato dell’eroe. Una serie di forte impatto, che ha contribuito a diffondere tra i lettori questo nomignolo, associandolo per sempre a Batman, un moderno cavaliere che lotta contro le ingiustizie non solo della criminalità ma anche della società. Ma non certo un eroe senza macchia e senza paura. L’oscuro del titolo, come disse lo stesso Miller, non rappresenta il fatto che Batman si nasconda e combatta nell’oscurità, ma all’anima del protagonista, “sporcata” dalle proprie azioni.

Ma, a differenza di quanto si potrebbe pensare, non è in questo fumetto che compare per la prima volta il termine dark knight per indicare Batman. Il primato spetta invece al numero 1 della serie regolare The Batman, in cui compare proprio il Joker. Uscito nel 1940, un anno dopo l’inizio delle avventure del nostro eroe sulle pagine di Detective Comics, è durante uno scontro con la sua nemesi che viene usato per la prima volta questo soprannome.

Va notato, inoltre, che a differenza della versione italiana, in cui viene soprattutto usato Cavaliere Oscuro per definire Batman, in inglese a “Dark Knight” viene spesso alternato un altro termine dal sapore medievaleggiante: “Caped Crusader”, ad indicare sia il fatto che indossi un mantello (cape in inglese), sia la sua crociata contro la criminalità.

 

Possiamo dire che Batman si è meritato il sopranome di Cavaliere Oscuro, Dark Knight o Caped Crusader che a dir si voglia?

Come ha detto Frank Miller, l’anima di Batman non è quella di un eroe puro, senza macchia, come ci si aspetterebbe dall’immagine del cavaliere mitizzata dal medievalismo romantico. Ma è innegabile il suo essere un guerriero che combatte per proteggere gli innocenti e la sua città, molto più vicino quindi al come potevano essere i veri cavalieri nel Medioevo.

 

Dario Medaglia

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Written by : Redazione

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