Da quando l’uomo è comparso sulla Terra ha sentito l’esigenza di misurare il tempo, gli anni che passano. Insomma, si potrebbe definire un’ossessione quella del calcolo del tempo.
Sappiamo, che a seconda i vari periodi della Storia, il tempo si è calcolato in maniera differente e tutt’oggi esistono alcune divergenze.
Basti pensare al calendario islamico, basato sul moto della Luna e che parte dal venerdì 16 luglio 622 del calendario giuliano, giorno in cui fu compiuta l’Egira da Muḥammad.
In questo articolo non ci occuperemo, però, del concetto di tempo nel Medioevo o di come erano scandite le giornate da un punto di vista temporale, ma parleremo di calendari.
Si, perché l’anno nel Medioevo non iniziava il primo gennaio per tutti.
Procediamo con ordine.
Il calendario giuliano si basa sul moto del Sole. Fu elaborato dall’astronomo greco Sosigene di Alessandria e promulgato da Giulio Cesare (da cui prende il nome) nella sua qualità di pontefice massimo, nell’anno 46 a.C. Rimase in vigore fino al XVI secolo, quando fu sostituito dal calendario gregoriano, voluto da papa Gregorio XIII e utilizzato ancora oggi.
Ora dobbiamo introdurre il concetto di Era.
Un’Era è un periodo (di solito molto lungo) della storia, caratterizzato da un dato evento fondamentale. Ad esempio, l’Occidente si trova nell’Era cristiana.
Questa scansione temporale fu introdotta solo a partire dal VI secolo d.C., in seguito ad alcuni calcoli dello studioso Dionigi il Piccolo. Mano a mano, l’Era cristiana si diffuse diventando preponderante e sostituendo le altre Ere presenti nel mondo medievale.
Prima della diffusione dell’Era cristiana esistevano altre Ere. Un esempio è l’Era della Passione, che prevedeva il computo degli anni a partire dal 33 d.C. Interessante è anche l’Era ab origine mundi, utilizzata soprattutto nelle regioni sotto il dominio bizantino, la cui datazione partiva dall’anno 5508 a.C.
Sull’altra sponda del Mediterraneo, invece, esisteva l’Era ab Urbe condita, che partiva dalla nascita della città di Roma nel 753 a.C come anno zero, secondo i calcoli di Dionigi il Piccolo.
Inoltre, era in uso che ogni sovrano (ma anche papa) calcolasse il tempo a partire dalla sua incoronazione. Infatti, spesso nei documenti medievali non troviamo l’anno “generico” ma quello di regno.
Le Ere, poi, avevano una serie di stili. Questo termine indica i diversi modi in cui iniziava l’anno, e nell’Era cristiana se ne contano diversi. Facciamo qualche esempio.
Quello attuale, che ricade al primo di gennaio, era chiamato stile della circoncisione perché, essendo Gesù di cultura ebraica venne presumibilmente circonciso a pochi giorni dalla nascita.
Ricordiamo anche gli stili:
- bizantino, che poneva l’inizio dell’anno al primo di settembre
- della Natività, che lo metteva al 25 di dicembre
- dell’incarnazione, che fa iniziare il nuovo anno il 25 di marzo
- della Pasqua, che risulta essere il più curioso perché, essendo una festività mobile, mutava il capodanno ogni anno.
Anche i mesi e i giorni si calcolavano in maniera differente. Nel calendario giuliano un mese era diviso in:
- calende, il primo giorno di ogni mese
- none, che cadevano tra il 5 ed il 7 del mese
- idi, tra il 13 e il 15 del mese.
Già all’inizio del Medioevo troviamo l’attuale sistema di calcolo dei giorni in ordine progressivo. Mentre un sistema misto tra quello antico e quello medievale era la Consuetudo Bononiensis.
In questo caso il mese era diviso in due quindicine. La prima quindicina era computata in ordine diretto, da 1 a 15 (detti intrante mense), mentre la seconda in ordine retrogrado (exeunte mense). Quindi il 29 di un dato mese, prendiamo maggio, era segnalato come il secondo giorno di maggio exeunte mense.
Infine per i giorni della settimana non c’erano troppe variazioni e, nei calendari liturgici, troviamo una netta distinzione tra il dies dominica, che era il primo giorno della settimana, e il dies sabbati, l’ultimo.
Vi abbiamo proposto una breve panoramica di come si calcolasse il tempo nel Medioevo. I modi di farlo erano variegati e cambiavano da Stato a Stato. All’interno della stessa Italia, ad esempio, l’inizio dell’anno mutava da regione a regione.
Quindi, sicuramente, torneremo a parlare dell’argomento!
Andrea Feliziani, Giulia Panzanelli
Per approfondire:
DECLERCQ GEORGES, Anno Domini. The Origins of the Christian Era, Turnhout, Brepols 2000
PRATESI ALESSANDRO, Genesi e forme del documento medievale, Jouvence, Roma 1999