Sono molti i saggi storici che ho letto/studiato e molti altri ne leggerò, da tutti ho imparato qualcosa ma pochi mi hanno arricchito anche come persona e fatto riflettere sul Medioevo e la contemporaneità, sul ruolo della Storia nella nostra società e dello storico. Uno di questi libri è Femina. Storia del Medioevo attraverso le donne che sono state cancellate di Janina Ramirez edito da Il Saggiatore nel 2023.
Già il titolo lascia intendere che quello che andremo a leggere non è la classica biografia di una “donna forte” del Medioevo o un compendio di vite di donne straordinarie, ma il tentativo di ricostruire la storia di donne pressoché sconosciute perché reputate non interessanti; o perché, e soprattutto, non ci sono molte fonti.
Nel nostro mondo ricco di cambiamenti, dove si sta cercando di raggiungere la parità di genere, dove si parla di cancel culture, dove i dibattiti pubblici sono sempre più polarizzati e si perdono le sfumature, dove spesso si forzano le letture del passato per avvicinarlo alla sensibilità contemporanea, quando ci si trova davanti un libro che ha come sottotitolo Storia del Medioevo attraverso le donne che sono state cancellate si può storcere il naso. E io stessa ero un po’ prevenuta, salvo poi ricredermi.
Fin da subito l’autrice mette in chiaro il suo intento: il suo desiderio non è quello di porre al centro la storia delle donne bensì dimostrare che questa storia si può “recuperare” (vedi la scarsità delle fonti) attraverso l’archeologia, la tecnologia e le nuove prospettive storiografiche. Insomma, non è più il tempo di dedicarsi alle donne già conosciute ma a quelle di cui ci rimangono poche tracce e che potrebbero raccontarci qualcosa in più sul Medioevo “oscuro”.
Come sappiamo, la società del Medioevo non era unica e immutabile così come ce la presentano a scuola. Si trattava di una struttura complessa, soggetta a continui cambiamenti e non possiamo più pensare che alle donne era riservato solo l’aspetto di cura della casa, famiglia e figli. Immaginiamo una società come quella della Svezia del X secolo, dove abitano i leggendari vichinghi: le prove archeologiche e documentali ci dimostrano che le donne potevano partecipare alle attività commerciali, possedere proprietà e addirittura divorziare. In una società formata da pochi individui è normale che tutti facciano la loro parte e che le donne siano parte attiva.
Questo libro osa nella lettura incrociando varie tipologie di fonti e questo non è necessariamente un male, anzi. Personalmente lo trovo un pregio perché mi ha portato a interrogarmi sul mio modo di leggere il passato e su quanto questa lettura sia piena di condizionamenti dovuti alla mia educazione, al mondo in cui vivo, i miei studi.
Arrivando al sodo, vi scrivo cosa mi è piaciuto di questo saggio: il continuo dialogo con varie tipologie di fonti, siano esse archeologiche, artistiche, documentali ecc; il richiamo al presente e la contestualizzazione di queste scoperte e in quali condizioni hanno avuto diffusione (cosa molto rara in un saggio divulgativo, di solito si tende a non mettere in luce il lavoro che sta dietro queste scoperte per non appesantire la lettura); lo stile di scrittura molto narrativo e forse poco accademico ma che permette al libro, di oltre 500 pagine, di essere scorrevole. Ultimo, ma non per importanza, le vicende raccontate, la possibilità di scoprire la vita di donne o feminae per lo più sconosciute e attraverso le loro storie conoscere meglio il Medioevo.
In conclusione: questo libro, anche se accessibile a tutti, lo consiglio a chi ha intenzione di leggere un saggio che propone una prospettiva diversa e ha intenzione di riflettere su come si fa storia e su come si potrebbe fare.
Giulia Panzanelli