Il mese di ottobre segna ormai da anni lo scatenarsi di battaglie mediatiche a colpi di articoli e post, a favore o contro Halloween, tra sostenitori e detrattori: l’Halloween che troviamo nei film americani è la fedele riproduzione di un’antica festa celtica radicata nel nostro territorio?
No.
È un’oscura venerazione del Maligno?
No.
Si può dire che sia una moderna trasformazione di una ricorrenza irlandese, le cui origini celtiche si possono rintracciare fin da prima della cristianizzazione e che si ritiene avesse un suo equivalente continentale, il tutto di non facile ricostruzione ed accertamento su cui le opinioni di diversi accademici possono divergere?
Sì.
La festività a cui Halloween, contrazione di All Hallows’ Eve (la vigilia di Ognissanti), deve molti dei suoi tratti è Oíche Shamhna, la notte di Samhain (in irlandese moderno), che a sua volta viene dall’antico irlandese Samain, generalmente proposto come il capodanno celtico. Le ipotesi formulate in merito però sono molte e le certezze poche: anche la festività che si colloca nel punto opposto del calendario, Beltaine, è stata supposta come possibile capodanno. L’anno era percepito dai Celti come bipartito in stagione estiva e stagione invernale, e la parola Samain contiene infatti la radice del termine estate (antico irlandese samrad, irlandese moderno samhradh) di cui marcava la fine. Si tratta quindi di un momento indubbiamente importante, durante il quale il confine tra questo mondo e quello degli spiriti, delle fate e dei morti si andava annullando, ed era tempo di apparizioni, considerato di conseguenza propizio per le divinazioni, di riunioni e festeggiamenti.
La letteratura medievale irlandese ambienta molte storie meravigliose durante il giorno o la notte di Samain, o fa della ricorrenza il loro inizio.
La rilevanza di questo momento dell’anno era anche pratica, persino giuridica, e lo ritroviamo nelle leggi antico irlandesi per stabilire vari generi di pagamenti.
L’equivalente celtico continentale a noi più vicino (geograficamente) del termine, Samonios, lo troviamo attestato nella forma tronca del mese Samoni in un preziosissimo manufatto del I secolo d.C conosciuto come calendario di Coligny dal luogo in cui è stato rinvenuto nel 1897 (appunto Coligny, nel sud della Francia) oggi conservato a Lione, nel museo Lugdunum. Su questo calendario troviamo incisa la dicitura “trinox samoni sindiu”, che indica probabilmente una festività che durava tre giorni. Ma in cosa potevano consistere esattamente i festeggiamenti? Il calendario non ce lo dice. E attualmente si tratta del documento in lingua gallica più lungo che sia sopravvissuto fino a noi.
Le difficoltà interpretative non sono poche: il calendario di bronzo è stato ritrovato in frammenti (circa 150), non è completo, l’alfabeto è latino ma la lingua gallica, è basato principalmente (ma non solo) sulle fasi lunari e copre un arco di 5 anni.
Quando parliamo delle popolazioni celtiche continentali ci ritroviamo a dover fare i conti soprattutto con fonti esterne, dato il carattere orale della trasmissione del loro sapere: autori greci e latini, che quindi potevano avere una visione distorta, parziale, consciamente o inconsciamente (ma i quali, in generale, restano comunque un aiuto inestimabile).
Festeggiare questo periodo dell’anno però non ci è affatto estraneo, questo è vero, e di celebrazioni legate al mutare della stagione, sul confine tra ottobre e novembre, se ne trovano molte nella nostra penisola, spesso legate a santi (un breve ma significativo excursus lo si può trovare nel Lunario di Alfredo Cattabiani), figure che altrettanto spesso diventano strumento per ricondurre in seno alla Chiesa il sopravvivere ostinato di usanze pagane; non è raro che cristianesimo e paganesimo (le varie forme di paganesimo) si influenzino a vicenda.
La festa di Ognissanti, dedicata ai santi e ai beati del paradiso, venne fissata al primo novembre dal papa Gregorio IV nell’835 e quasi due secoli dopo, nel 1030, Odilone abate di Cluny istituì la ricorrenza cristiana legata ai morti che cade il 2 novembre.
Sempre rimanendo in ambito europeo, anche presso altre genti di differenti culture si possono trovare celebrazioni analoghe per alcuni aspetti, come l’haustblót, il sacrificio d’autunno del mondo germanico nordico, o le vetrætr (tre) notti d’inverno che segnano l’inizio di quella stagione; lo spettro dei richiami si allarga o si restringe a seconda di quanto simile deve essere l’oggetto della ricerca, in quale elemento si cercano delle somiglianze, se si cerca somiglianza o discendenza e quanto questa deve essere attestata (per essere cristallina: non sto dicendo che l’haustblót o le vetrætr siano di discendenza celtica o che siano identiche a qualsivoglia stadio evolutivo di Samhain).
In questo avvicinarci dall’Halloween come ha preso forma negli Stati Uniti, la cui moda si è sparsa in Italia negli ultimi decenni, a quello che doveva essere il suo equivalente celtico continentale ci siamo così spostati non solo di migliaia di chilometri, ma anche di numerosi secoli, fino ad anticipare il nostro Medioevo. Ma come il Medioevo spesso ci sovviene non tanto nella sua forma storica ma nelle modificazioni del medievalismo, allo stesso modo di frequente i Celti sono oggetto di un processo di romanticizzazione, il celtismo, e l’immaginario popolare a volte pare dimenticarsi che i Celti non sono un unico popolo perfettamente coeso e immutato, che la distanza geografica e temporale che intercorre, ad esempio, tra un gallo cisalpino del IV secolo a.C. e un irlandese dell’VIII secolo d.C. si esprime inevitabilmente anche in una differente evoluzione culturale, a cui si aggiungono i contatti con altri popoli molto diversi tra loro.
L’uso che fa la Wicca di queste vestigia culturali è un altro discorso ancora, che affronteremo in un altro momento.
Dobbiamo quindi buttare tutto all’aria e rinunciare a far riemergere il percorso di Halloween/Samhain/Samonios dalle nebbie autunnali della storia?
No, al contrario, dobbiamo studiare sempre di più, guardando differenti discipline, ma con la coscienza che la risposta chiara e precisa che vorremmo raramente è subito alla nostra portata.
E nel mentre godiamoci anche dolcetto o scherzetto, film horror e cappelli da strega.
Valérie Morisi
Per approfondire:
CATTABIANI ALFREDO, Lunario, Mondadori, Milano 2015.
KOCH JOHN T. (editor), Celtic Culture: A historical Encyclopedia, vol. 1-5, ABC-CLIO, Santa Barbara 2005.
KRUTA VENCESLAS, La grande storia dei Celti, Newton Compton, Roma 2009.
MOSCATI S., FREY O.H., KRUTA V., RAFTERY B., SZABÓ M. (a cura di), I Celti, Bompiani, Milano 1991.
VANOLI ALESSANDRO, Autunno. Il tempo del ritorno, Il Mulino, Bologna 2020.
Sito del museo di Lugdunum: https://lugdunum.grandlyon.com/en/Highlighted-work/2381-The-Gallic-calendar
Versione online del dizionario di Richard Cleasby e Gudbrand Vigfusson per i termini antico norreni: http://lexicon.ff.cuni.cz/texts/oi_cleasbyvigfusson_about.html