Il Medioevo di ogni paese ha le sue specificità e lo stesso vale per la letteratura, è inevitabile quindi che anche il medievalismo letterario si vada a differenziare sotto l’influenza delle diverse culture. Il fantasy non fa eccezione, espandendosi oltre i confini degli stili che per primi spianarono la strada al genere. Dopotutto, l’immaginazione si nutre del nuovo, così come della capacità di guardare al vecchio da nuove prospettive, con uno sguardo sempre diverso; e questo è certamente quello che succede nel libro di cui voglio parlarvi oggi, l’antologia Zappa e Spada. Padri fondatori e figli della gleba pubblicata nel 2019 da Acheron Books.
Dopo la prima raccolta Zappa e Spada del 2017, la casa editrice ci ripropone una formula che si è rivelata vincente: un Medioevo fatto di stracci e polvere, di armature arrugginite e spaiate, di eroi a volte con pochi muscoli a volte con poco intelletto – ma spesso poco onore, nonché di fanciulle di scarsa avvenenza e di ancor minor virtù.
Un Medioevo di povertà e di ignoranza, ma non povero di umorismo e non ignaro di tante sfumature della realtà, una realtà che ci sembrerà particolarmente consistente dato che le storie narrate in questi due volumi sono ambientate in un’alternativa Età di Mezzo italica. Dai nomi dei personaggi alle creature del folclore, dall’utilizzo di dialetti familiari ai numerosissimi riferimenti alla nostra letteratura medievale e fantastica, i tredici racconti che compongono questo volume sono un piacevole miscuglio di eco ed accenti nuovi. Abbiamo così Li cunti agghiaccianti della vecchia della palude. Una storia di destini incrociati a Borgo Stricchiano di Federico Guerri che in un titolo solo ci rimanda contemporaneamente a Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile e a Il castello dei destini incrociati di Italo Calvino, e ci propone tre episodi legati una vecchia che dalle sue carte trae le storie che affascinano i bambini del villaggio.
Riviviamo l’inizio della crociata dei poveri di Gualtieri senza Averi con La crociata dei pezzenti di Livio Gambarini (autore bergamasco sul quale c’è molto da dire in merito al fantastico italiano, e su cui tornerò in un futuro prossimo), incontriamo un atipico San Francesco con Il cantico dei briganti di Marika Michelazzi e scopriamo la verità dietro al soprannome Mangiafuoco con Marco Cardone e il suo racconto Latte di lupa, una storia piccante – nel vero senso della parola, poiché ruota attorno al peperoncino di una strega particolarmente vendicativa. Da Collodi a Boccaccio, il fil rouge della seduzione ci porta alla storia Lisa dagli orchi blu di Marco Lomonaco, che in un sol colpo rende omaggio anche alla musica nostrana (non particolarmente recente e quindi forse un riferimento più opaco per i giovanissimi: si tratta di Lisa dagli occhi blu di Mario Tessuto). Troviamo poi Eros assieme a Thanatos, sempre rivisitati nel particolare tono della raccolta, in Non per l’onore o per la gloria di Roberto Recchioni, autore che ha firmato due romanzi dall’atmosfera molto simile, YA. La battaglia di Campocarne (2015) e il seguito YA. L’ammazzadraghi (2017).
Un racconto di morte è senza dubbio Una notte in Quinotaria di Mauro Longo, dove una “sporca dozzina” di prigionieri tenta un’evasione disperata, i cui sopravvissuti fuggiranno, in una notte lunga una vita, inseguiti dai mostri che popolano la Mala Langa e la Macchia di Gordio, e dalle non meno mostruose guardie.
Sboccati, picareschi, sporchi, vivi.
Dopotutto, come ci insegna Julia Sienna nel suo La contadina, il morte e il dahu, “A certi livelli, anche la ripugnanza si fa arte.”
Ma c’è altro ancora tra le pagine di Zappa e Spada, molto altro, e vi invito a scoprirlo e a gustarlo.
Se non siete avvezzi al fantastico, prendetelo come il piatto talmente vecchio che nemmeno ricordavate facesse parte della vostra tradizione, magari rivisitato da un cuoco dal particolare estro.
Se siete amanti del fantasy classico, consideratelo come il dolce tipico della nonna, ruvido e un po’ duro, ma con un retrogusto di casa, invece della serata al pub irlandese.
Valérie Morisi