Ogni medievista e appassionato di Medioevo che si rispetti non può non ricordare che il 25 dicembre, nell’anno 800, veniva incoronato Carlo Magno.

È stato detto molto su questo grande sovrano, tuttavia uno degli argomenti più interessanti da trattare è sicuramente l’importanza che Carlo Magno dava alla cultura e all’educazione. Pensate infatti che lui stesso era appellato come sapiens, doctor, nobilis ingenio. Come sappiamo, con questo sovrano ha inizio una grande rinascita del Medioevo a livello politico, religioso e soprattutto culturale. Carlo Magno infatti aveva un profondo interesse nell’unificare l’Impero sotto molti punti di vista; per esempio decise di rinnovare la Chiesa seguendo un’unica liturgia, quella romana con influenze franche. Ma noi siamo qui per la cultura, e a tal riguardo, sempre in relazione alla religione, ricordiamo che durante il suo regno vennero emendati codici biblici per arrivare a testi più corretti.

Secondo me, tuttavia, ciò che di più significativo ha svolto questa eminente figura per l’unificazione culturale dell’Impero è stata l’elaborazione di una scrittura utilizzata in tutto il territorio. Difatti Carlo Magno, in diverse fonti, è descritto come l’imperatore che ha portato la scrittura dove non esisteva. La scrittura di cui stiamo parlando è stata definita minuscola carolina e si diffuse tra l’VIII e il IX secolo (e si trasformerà in gotica dal XII). Chiara ed elegante, verrà ripresa nel periodo umanistico proprio per queste sue caratteristiche. La storia delle scritture però è oggetto della Paleografia e per saperne di più vi invito a leggere la nostra intervista al Professor Marco Cursi.

Altro elemento strettamente collegato alla cultura è l’educazione e anche in questo caso il nostro Carlo si prodigò, con una riorganizzazione scolastica: furono istituite le scuole monastiche e le scuole cattedrali, per elevare la cultura del clero ed offrire una base di apprendimento elementare. Venne insegnato a leggere e scrivere utilizzando i Salmi ed il sapere mantenne il sistema tardo romano delle sette arti liberali, divise nel Trivio (dialettica, retorica e grammatica) e nel Quadrivio (aritmetica, geometria, astronomia e musica).

Carlo Magno, re mecenate, riportò in auge gli studi classici, a livello letterario, filosofico e grammaticale. A tal proposito frequentarono la sua corte numerosi studiosi e letterati. Tra i quali vale la pena ricordare i seguenti nomi.

Alcuino di York, nato intorno al 735, venne invitato dal sovrano franco nel 780 a stabilirsi presso la sua corte. Alcuino si recò ad Aquisgrana nel 781 insieme ad alcuni discepoli di York, e diede inizio alla Schola palatina, centro promotore di rinnovamento culturale. Verso il 796 si ritirò nel monastero di San Martino di Tours, dove continuò ad insegnare e morì nell’804.

Un altro personaggio importante lo abbiamo già incontrato: ebbene sì, è proprio Paolo Diacono, autore dell’Historia Langobardorum (che i nostri lettori ricorderanno essere la più importante fonte per conoscere la storia dei Longobardi), nato intorno al 720 e dal 776 monaco a Montecassino, fu maestro di grammatica alla corte di Carlo dal 782 al 786. In ultimo ricordiamo anche Eginardo, vissuto tra il 770 ca. e l’840, che dal 794 ca. fu a stretto contatto con il sovrano tanto che dopo l’814 (anno della morte di Carlo Magno) scrisse la Vita Karoli, ispirandosi a Svetonio (Vite dei dodici Cesari).

La rinascita culturale ovviamente non si fermò con Carlo Magno ma continuò, anche in momenti di crisi politica, soprattutto per il lavoro del clero, grazie al quale questa rinascita durò per tutto il periodo carolingio fino all’877 circa, anno della morte di Carlo il Calvo.

 

Eleonora Morante

 

Per approfondire:

Il secolo di Carlo Magno. Istituzioni, letterature e cultura del tempo carolingio, a cura di Ileana Pagani e Francesco Santi, Sismel, Firenze 2016

Eginardo, Vita di Carlo Magno, introduzione e traduzione italiana a cura di Paolo Chiesa, Sismel, Firenze 2014

 

 

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Written by : Redazione

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