Nella storia della cavalleria una disfida di estremo interesse è senza dubbio quella tra Giovanni dalle Bande Nere contro Camillo D’Appiano, fratello di Giacomo V, Signore di Piombino. Andiamo a vedere chi vinse tra i due!

Tra gli ultimi mesi del 1517 e i primi del 1518 abbiamo notizie frammentarie sull’attività del condottiero mediceo. Sembra che Giovanni avesse scritto all’Appiano una lettera, nella quale sosteneva che, un proprio sottoposto chiamato Corsetto, si fosse recato presso Camillo stesso, offrendogli eventuali servigi.

Corsetto però venne malmenato e, forse, ucciso. Il Medici quindi, sentendosi ferito nell’onore, sfidò l’Appiano, inviandogli un’epistola sottoscritta da alcuni testimoni. Ma al Medici non pervenne alcuna risposta. La questione proseguì, e non finì così: da un salvacondotto di Ludovico Gonzaga, marchese di Mantova, sappiamo Giovanni avesse deciso di sfidare l’Appiano a Ferrara.

Con questo documento veniva stabilito che i due contendenti avrebbero potuto portare con sé 25 uomini d’arme a testa e quindi venne permesso il libero passaggio ai due sfidanti. Il salvacondotto avrebbe avuto validità solo se Camillo Appiano avesse accettato la sfida, quindi, il Medici, ancora non aveva ricevuto una risposta dall’Appiano.

L’Appiano, al seguito di altre lettere del Medici, gli inviò una risposta, risalente al 25 gennaio del 1518. In questo caso l’Appiano confutò le accuse che Giovanni gli aveva rivolto. Alla fine pare che l’Appiano avesse comunque accettato la sfida anche se non approvava il luogo del suo svolgimento. Purtroppo anche in questo caso ci troviamo in assenza di fonti e non possiamo delineare dettagliatamente la vicenda.

Sappiamo comunque che Giovanni si recò a Ferrara dove si sarebbe dovuta tenere questa disfida e lì pubblicò un manifesto dove chiedeva alle persone che lo avessero letto, di far arrivare all’Appiano la notizia della sua permanenza a Ferrara.

Perché Giovanni non inviò una lettera personale all’Appiano?

Da un documento successivo si evince che un congiunto dello stesso Camillo Appiano non gli recapitò le lettere del condottiero, per evitare il proseguimento di questa incresciosa situazione: infatti, in questo contesto, erano in gioco una serie di situazioni che riguardavano l’alta politica italiana, tra le due famiglie.

Anche Lorenzo de’ Medici, duca d’Urbino, si interessò alla vicenda visto che dietro tutto questo, si celavano degli interessi familiari che non potevano essere incrinati da una disfida tra due mercenari.

Infatti Giacomo V d’Appiano, cugino di Camillo e Signore di Piombino, aveva sposato nel 1514 Emilia di Pietro Ridolfi, nipote di papa Leone X e, sia Lorenzo che sua madre Alfonsina, ebbero delle mire sulla Signoria di Piombino, ma, infine, dovettero rinunciare dato che Leone X si oppose.

Supportato, se non obbligato, dai sui collaboratori, Giovanni è costretto a lasciar perdere tutta la vicenda. Quindi dovette presentare le sue scuse al duca Lorenzo per via epistolare, chiedendogli di poterlo servire nel suo viaggio in Francia.

Di questa vicenda si interessò anche Iacopo Salviati. Iacopo era marito di Lucrezia de Medici, figlia di Lorenzo il Magnifico ed entrò nelle grazie della prestigiosa famiglia fiorentina.

Inoltre fu anche educatore di Giovanni dalle Bande Nere, dopo che perse il padre da bambino, aiutando la madre, Caterina Sforza, a crescerlo.

Il Salviati implorò Giovanni, consigliandogli di non inimicarsi il Duca, senza il favore del quale sarebbe sopraggiunta la sua rovina. Alla fine la questione si risolse: il 5 marzo del 1518 Giovanni de’ Medici venne condannato dal duca Lorenzo al confino per ben 5 anni, condanna confermata sia dalle deliberazioni dei Signori degli Otto di custodia e Balia, che da alcune lettere inviategli dalla moglie.

Successivamente, tra il 1519 ed il 1520, sappiamo che Giovanni de’ Medici fu al servizio di Leone X e venne impiegato per affermare, con l’uso della forza, l’autorità papale contro alcuni baroni locali del Patrimonio di San Pietro.

In conclusione, posso sostenere che la vicenda fornisce degli spunti di riflessione: è evidente come Giovanni, almeno a quell’altezza cronologica, rischiava di diventare una figura ingombrante per la famiglia Medici. Agiva d’impulso senza chiedersi se i suoi comportamenti potessero danneggiare o meno il casato Medici.

La sfida dell’Appiano andava a minare gli interessi dei Medici e il delicato equilibrio politico con gli Appiano di Piombino. Al seguito di questi ed altri atteggiamenti il ramo principale della famiglia Medici prese le distanze da lui, non solo per favorire i parenti più prossimi, ma anche perché intimoriti dal carattere impulsivo di Giovanni, che li avrebbe potuti danneggiare.

Andrea Feliziani

Consigli di Lettura

SIMONETTA MARCELLO, Volpi e Leoni. I Medici, Machiavelli e la rovina dell’Italia, Bergamo 2014.

ARFAIOLI MAURIZIO, Medici, Giovanni de’, in Dizionario biografico degli italiani, Volume 73 (2009), ad vocem;

BRUNELLI GIAMPIERO, Caterina Sforza, in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 92 (2018), ad Vocem.

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Written by : Redazione

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