Dal punto di vista storico,  è complicato parlare di musica medievale, così  come è complicato parlare del Medioevo come di un unico periodo politico, culturale, sociale. Sarebbe un errore in entrambi i casi. Parlare di musica sviluppatasi in un arco di tempo di circa 1000 anni, rappresenta in verità una variegata e complessa mole di informazioni ed evoluzioni. Per molti la musica medievale è un prodotto che inventiamo oggi giorno, ovvero, che componiamo rifacendoci a emozioni e sensazioni pseudo-storiche, per altri la musica medievale è o sembrerebbe essere solo quella legata al vasto repertorio del gregoriano, o, in tutti i casi, al mondo della musica liturgica

Per fortuna non è così. La musica medievale è ricca di informazioni che hanno a che fare con il mondo colto e la tradizione orale, con la società, con l’estetica, con le mode dell’epoca. Per quanto concerne la nostra possibilità di ricostruzione filologica, dobbiamo rifarci alla scrittura musicale e al suo sviluppo: l’unica testimonianza reale della musica dell’epoca. 

Come insegna la Storia della musica occidentale, la scrittura musicale assume varie forme e regole all’interno della sua evoluzione, – a partire dall’VIII secolo fino all’epoca contemporanea-, che dipende da tanti fattori, tra questi di certo l’esigenza di tramandare e soprattutto divulgare i componimenti, passando da un sistema orale, detto Cum Magister a quello colto della scrittura, detto Sine Magister.

Il Medioevo, al suo interno, sempre dal punto di vista musicale, si divide in fasi, correlate anch’esse alla scrittura e all’evoluzione delle forme: dalla monodia trobadorica alla polifonia primitiva del XIII secolo, nella fase dell’Ars Antiqua, le cacce, le ballate, i madrigali, e altre forme per ciò che concerne la trecentesca Ars Nova, e la forma speculativa della fine del XIV secolo e l’inizio del XV secolo denominata Ars Subtilior.

Grazie a questa suddivisione, comprendendone le differenze, possiamo ancora oggi distinguere gli stili e il tipo di esigenza compositiva, evitando, ad esempio, la tipica confusione contemporanea, figlia di un retaggio ottocentesco, per la quale non esiste nessuna differenza tra le aree geografiche, i momenti storici e la speculazione estetica e matematica nelle composizioni, che rendono, in tal modo, la musica medievale un universo arido e privo di innovazioni musicali.

Visti i presupposti, potremmo immaginare la musica del Medioevo come una sorta di enciclopedia degli stili, tanto nel mondo liturgico quanto in quello profano, capace di raccontare e finalizzare un analisi storica della società dell’epoca. Anche gli strumenti musicali ebbero grande fortuna durante il Medioevo, sia nella ricerca di continue e nuove possibilità organologiche, sia nello sviluppo della famiglie ancora oggi rappresentate in campo musicale. Strumenti a pizzico, ad arco, a percussione, a tastiera, a fiato e chiaramente lo strumento principe, la voce. Anche gli strumenti rendono la ricerca appassionante, gli stessi teorici medievali, che dichiaravano apertamente quanto la teoria musicale fosse superiore alla pratica, sovente richiamano l’universo degli strumenti, fornendo agli interpreti attuali, di avanzare dal punto di vista dell’ipotesi di ricostruzione.

Lo strumentista che nel 2021 si avvicina alla musica medievale, non può prescindere da una ricerca che metta insieme tutte le fasi prima descritte, ovvero una ricerca accurata e paleografica delle fonti scritte, lo studio iconografico al fine della ricostruzione degli strumenti e lo studio della teoria e della filosofia della musica dell’epoca.

 

Accademia Resonars x Medievaleggiando

 

Per approfondire:

 MILA MASSIMO, Breve storia della musica, Einaudi, Torino 1993

 CATTIN GIULIO, La Monodia nel Medioevo,  EDT, Torino 1979

Ascolti web: 

David Munrow: https://www.youtube.com/watch?v=lYZGvAuPHZM

Ensemble Anonima Frottolisti: https://www.youtube.com/watch?v=7ibyIltTpcY

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Written by : Redazione

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