Alla fine del Medioevo gli uomini decidono che è giunto il momento di danzare con la morte, di rendere omaggio alla Nera Signora ballando assieme a lei. Una cosa che a noi sicuramente sembrerà strana, grottesca, paurosa ma non dobbiamo stupirci perché il rapporto che i medievali avevano con la morte era sicuramente diverso dal nostro. Possiamo spingerci a dire che l’uomo dell’Età di Mezzo era sicuramente più abituato rispetto a noi a vivere, convivere, con la morte, data l’alta percentuale di persone che non raggiungevano i 40 anni e soprattutto di bambini che spesso non superavano l’anno di vita.
La cosiddetta danza macabra, che pone la morte fianco a fianco all’uomo, è sia un genere pittorico che musicale, ed inizia a comparire alla fine del XIV secolo, per proseguire fino alla piena età moderna. Partiamo da una piccola parentesi etimologica: il termine odierno macabro deriva direttamente dal francese macabre che sembrerebbe essere una lettura sbagliata del termine Macabée (Maccabeo). I Maccabei, ricordati nel Libro dei Maccabei, sono dei martiri giudei che affrontarono orribili supplizi per essersi ribellati al re siriaco Antioco IV (175-164 a.C.). Questi sette fratelli sono considerati dei protomartiri cristiani.
Proseguiamo con le raffigurazioni pittoriche della danza macabra. Il ballo con la morte veniva ritratto nei luoghi sacri e nei cimiteri: la morte assume varie forme, ma è sempre uno scheletro o un cadavere rinsecchito, e di solito ha caratteristiche femminili quali unghie e capelli lunghi. Essa appare sempre a diversi personaggi rappresentativi dei vari ceti: troviamo il papa, l’imperatore, il nobile, il borghese e il contadino, insomma tutti gli esseri umani poiché tutti noi prima o poi incontreremo la Nera Signora, nessuno è risparmiato e tutti balleremo assieme a lei. Spesso questi affreschi erano corredati di testi, di versi in cui i personaggi dialogano con la morte, una sorta di fumetti dell’epoca, che ricordano anche a parole l’inesorabilità del destino che ci aspetta. Il primo affresco di danza macabra pare sia quello del Cimitero degli Innocenti di Parigi, realizzato nel 1424 e distrutto nella seconda metà del XVII secolo, ma esempi di questo genere si trovano in tutta Europa: dalla Spagna alla Slovenia passando per la Germania e l’Italia, dove la maggior parte dei cicli pittorici si concentrano nel settentrione e nell’arco alpino, come quello che si trova nel comune trentino di Pinzolo sulle pareti esterni della chiesa di San Vigilio.
In ultimo, anche nei manoscritti possiamo trovare questa rappresentazione allegorica e alle volte le miniature addirittura accompagnano testi di canti dedicati alla morte. Una delle canzoni più famose, e la prima a esserci arrivata integralmente, s’intitola Ad Mortem Festinamus ed è conservata in un prezioso manoscritto spagnolo della fine del XIV secolo, il Llibre Vermell de Montserrat (“Il libro rosso di Montserrat”).
Il messaggio è chiaro: rimarcare la vacuità della vita stessa che se non è vissuta all’insegna di Cristo porta inevitabilmente alla dannazione e ricordare che la morte abbraccia tutti senza distinzione di età e classe sociale. Essa è una vecchia amica con cui danzare.
Quest’ultimo punto mi permette di collegarmi alla contemporaneità, infatti il tema della danza macabra è sfruttato ancora oggi dal cinema ma soprattutto dalla musica. Come non ricordare i celebri versi del Ballo in fa diesis minore di Angelo Branduardi: Sono io la morte e porto Corona, / io Son di tutti voi signora e padrona, / e così sono crudele, così forte sono e dura / che non mi fermeranno le tue mura. Oltre al cantautorato italiano il tema della danza con la morte lo troviamo nella musica classica con, ad esempio, una composizione di Franz Liszt per pianoforte e orchestra, e soprattutto il poema sinfonico Danse macabre del compositore francese Camille Saint-Saëns. Quest’ultimo componimento è molto celebre perché è stato incluso nelle colonne sonore di cortometraggi animati, film e addirittura dei videogiochi. Essendo un poema sinfonico è corredato di un testo scritto, firmato dal poeta e medico francese Henri Cazalis, che a sua volta riprese un’opera di Goethe avente come tema sempre la danza macabra.
Anche la musica rock e metal non poteva rimanere insensibile al richiamo della Nera Signora: ecco allora che troviamo, giusto per citarne alcuni, una canzone dei Rolling Stones Dancing with Mr. D (1973), un pezzo solo strumentale del gruppo rock neomedievale tedesco Corvus Corax intitolato Totentanz (danza della morte appunto) e ancora l’album degli Iron Maiden del 2003, chiamato proprio Dance of Death.
Questo articolo è stato un excursus all’insegna di un argomento macabro, in linea con la tematica di questa settimana dalle tinte cupe, consci che per capire il Medioevo e l’immagine che ci è stata trasmessa di questo periodo dobbiamo affrontare persino la morte.
Giulia Panzanelli
Per approfondire:
FRUGONI CHIARA, FACCHINETTI SIMONE, Senza misericordia. Il Trionfo della morte e la Danza macabra a Clusone, Einaudi, Torino 2016.
NERI FERDINANDO, Danza Macabra, in Enciclopedia Italiana 1931 (https://www.treccani.it/enciclopedia/danza-macabra_%28Enciclopedia-Italiana%29/).
PICCAT MARCO, RAMELLO LAURA(a cura di), Mementomori: il genere macabro in Europa dal Medioevo a oggi. Atti del Convegno internazionale (Torino, 16-18 ottobre 2014), Edizioni dell’Orso, Alessandria 2014.