Oggi nello specifico parleremo della serie che ha fatto conoscere il mito di Robin Hood alla generazione Bim Bum Bam, cioè quelle persone nate negli anni 80 e cresciuti con i cartoni animati trasmessi sulle reti nazionali e locali.
Intitolata semplicemente Robin Hood, è una serie animata giapponese – o anime, abbreviazione di animêshon, a sua volta traslitterazione giapponese della parola inglese animation – prodotta nel 1990 dalla casa di produzione Tatsunoko Production, già famosa per le saga delle Macchine del Tempo e per i suoi supereroi animati come Kyashan e Hurricane Polimar, e trasmessa per la prima volta l’anno seguente sui nostri schermi da Canale 5.
La trama, seppur simile a quella che noi tutti conosciamo, se ne discosta in diversi punti, andandola a semplificare ed inserendo elementi magici o anacronistici.
Pensata per un pubblico di adolescenti, ha per protagonista il giovane Robert Huntington, la cui famiglia è stata uccisa e le terre espropriate per ordine di Alwine, il barone locale che sostituisce in questa versione il personaggio dello sceriffo, e del vescovo, suo complice. Il giovane si troverà quindi a fuggire nella vicina foresta di Sherwood insieme ai suoi cugini, dove incontrerà successivamente gli altri suoi compagni di avventura: Little John, capo di una banda di banditi formata perlopiù da orfani, Fra Tuck, un monaco con la passione delle invenzioni e dell’alchimia, e soprattutto la giovane Marian Lancaster, figlia di due nobili locali che vengono costretti dal barone a darla in adozione al vescovo.
Robert, adottando il nome di Robin Hood, si troverà così a combattere nell’arco dei 52 episodi della serie dapprima contro le macchinazioni di Alwine e dei suoi vari complici, che vogliono appropriarsi di un tesoro nascosto nella foresta e la cui chiave è in possesso di Marian, e poi contro il principe Giovanni, che vuole spodestare il fratello Riccardo dal trono. Ma durante la battaglia finale, i nostri eroi avranno la meglio sui loro nemici, non combattendo ma grazie alla forza della loro amicizia.
La serie, seppur tratti di alcuni elementi molto forti, come il fatto che tanti dei protagonisti siano orfani o il tema del sacrificio (evidente nella figura di Sir Gilbert Whitehand, uno degli uomini di Alwine, prima rivale di Robin ed innamorato di Marian, poi loro alleato) ha subito sia nella fase di produzione che in quella di adattamento per il mercato italiano una serie di modifiche per renderla più fruibile al pubblico dei telespettatori. Sono stati rimossi tutti i riferimenti alle crociate, ad esempio, o il cambiamento del fato di Marian, che nella versione originale giapponese non sarebbe dovuta essere adottata dal vescovo – anche considerando che i suoi genitori sono ancora in vita – ma ne sarebbe dovuta diventare la moglie.
Ma furono soprattutto le aggiunte a stimolare la fantasia e l’interesse dei bambini che seguivano questo cartone animato. La foresta di Sherwood, già famosa nella ballate e nei racconti come casa di creature fatate, qui prende vita. La presenza di un cervo albino, rappresentazione di Madre Natura, che appare spesso nella serie per guidare Robin. La croce che porta al collo Marian conduce al tesoro della foresta, una sorta di oggetto magico che protegge chi ne è degno. Lo stesso arco dell’arciere sembra dotato di volontà propria, impedendo a chi ha cattive intenzioni di usarlo.
È inoltre degno di nota il tema del cambiamento. I personaggi ed i loro rapporti cambiano, si evolvono, nel corso della storia. Marian ottiene più fiducia in se stessa, arrivando a decidere di combattere al fianco del suo amato, pur mantenendo intatte la propria dolcezza e gentilezza. Alcuni dei nemici si pentiranno delle proprie azioni, come sir Gilbert o il vescovo, o torneranno sulla via del male. Anche l’amicizia tra Robin e Little John si evolverà nel tempo, spesso messa a dura prova dalle tentazioni del potere.
Solo una cosa rimarrà sempre uguale, nonostante i pericoli e le minacce.
La Foresta di Sherwood, quasi essa stessa una dei protagonisti di questa serie, si ergerà sempre a proteggere i suoi figli, che siano le creature del bosco o coloro che in essa hanno trovato una nuova casa.
Dario Medaglia
Per approfondire:
Aresu Alessandro, Generazione Bim Bum Bam, Mondadori, Milano 2012.
https://www.imdb.com/title/tt0305094/ – la pagina dell’Internet Movie Database dedicata alla serie animata.
La serie, sia in italiano che in inglese, è reperibile gratuitamente su Youtube.