Nel 1227 Étienne Tempier, vescovo di Parigi,  condanna un trattatello in latino in tre libri. Stiamo parlando del De Amore di Andrea Cappellano. 

Ma cosa poteva avere di così scandaloso un trattato in latino e chi era il suo autore?

Andrea Cappellano era stato, appunto, un cappellano alla corte di Maria di Champagne, contessa di Fiandra e di Hainaut nel XII secolo e fu proprio alla sua corte che scrisse un trattato sull’amore.

Il protagonista dell’opera è Gualtiero, un maestro d’amore e maschera dietro cui si nasconde l’autore stesso, che intrattiene quattro donne (Maria di Champagne, Eleonora d’Aquitania, Ermenegarda di Narbona e Isabella di Fiandra) con due principali obiettivi:

  • Il primo è quello di offrire regole fondamentali per il comportamento amoroso rifacendosi anche all’Ars amandi di Ovidio.
  • Il secondo è quello di definire in cosa consista l’amore perfetto.

L’autore definisce dei veri e propri “comandamenti d’amore” che, come abbiamo detto, lo porteranno alla condanna dell’opera ma anche ad un incredibile successo per tutto il Trecento!

L’amore di cui parla Andrea Cappellano, infatti, non è quello matrimoniale, bensì quello tipico dell’amore cortese.

Il rapporto amoroso tra l’uomo è la donna a cui si riferisce il Cappellano è come quello tra il signore e il suo vassallo e il servizio d’amore corrisponde a un privilegium (privilegio o beneficio) che la donna fa al suo amante che, se è animato da un sentimento puro e da gentilezza di costumi, non potrà essere respinto.

Alla fine del secondo libro, il re d’amore, che ha la sua corte a Delizia – rovesciamento del Paradiso cristiano – pronuncia dodici comandamenti d’amore, incentrati sulla cavalleria di sentimenti, ovvero generosità, lealtà e devozione:

  • Fuggi come peste nociva l’avidità e ricerca il suo contrario
  • Conserva la castità per l’amante
  • Non cercare volutamente di turbare la donna legata all’amore di un altro
  • Non scegliere l’amore di quella donna con la quale il naturale pudore ti impedisce di contrarre nozze
  • Ricordati di evitare soprattutto le menzogne
  • Non confidare il tuo amore a troppe persone
  • Segui gli insegnamenti delle donne e legati sempre alla cavalleria d’amore
  • Nel dare e nel ricevere piaceri d’amore mai deve mancare il senso del pudore
  • Non essere maldicente
  • Non spubblicare gli amanti
  • Sii sempre cortese e civile
  • Nei piaceri d’amore non sopraffare la volontà dell’amante

Il De amore, quindi, propone una visione del sentimento amoroso in cui confluiscono aspetti istintivi e passionali ma anche legati all’immaginazione, infatti per Andrea Cappellano, questo sentimento “è una passione istintiva che nasce dalla visione e dalla sovraeccitazione immaginativa per la bellezza dell’altro sesso”, l’amore, cioè, nasce dalla vista, tema, questo, che sarà alla base dello stilnovo. Altro tratto fondamentale è la corrispondenza tra gentilezza, ovvero purezza d’animo e nobiltà di costumi e sentimenti (attenzione, non nobiltà di sangue) e amore; infatti, chi ha il cuore nobile è naturalmente predisposto ad amare.

Ma veniamo alla parte più spicy! L’amore vero, nel De Amore è, infatti, sempre extraconiugale, anche se poi, nel terzo libro, l’autore ritratterà interamente la sua tesi con l’esaltazione del matrimonio, probabilmente per sfuggire alla censura, ma non abbiamo certezze in merito.

Nel Dialogo F. Loquitur nobilior nobili. Circostanze necessarie e impedimenti all’esperienza dell’amore. Rifiuto del matrimonio, l’autore teorizza l’adulterio come unica forma d’amore:

Si sa che tra marito e moglie l’amore non può avere luogo. E pure ammettendo che siano legati da grande e smisurato affetto, tuttavia il loro non può prendere il posto dell’amore giacché non può essere inteso in base alla vera definizione d’amore. Che altro è l’amore se non smisurato e concupiscente desiderio di abbracci furtivi e nascosti?”.

Le proprie cose, dice l’autore, non si possono usare con piacere furtivo. Così come il padre non può essere davvero amico del figlio, in quanto l’amore che li unisce è solo consanguineo, così non può esserci amore tra i coniugi. Ma c’è anche una seconda ragione, se vogliamo più curiosa, a impedire il vero amore coniugale. Infatti, secondo Andrea Cappellano, non può esserci amore senza gelosia:

“Ma c’è un’altra ragione che impedisce l’amore tra coniugi, poiché la sostanza d’amore, e cioè la gelosia, senza la quale non può esserci vero amore, è assolutamente riprovevole tra coniugi che devono scacciarla come peste nociva, mentre gli amanti devono sempre abbracciarla come madre e nutrice d’amore. Ne consegue che tra voi e vostro marito non può esserci amore”.

La conclusione è questa: ogni donna gentile deve amare con saggezza e, senza cadere nella lussuria, deve accogliere “le preghiere di chi chiede amore e dare amore a chi lo chiede”.

Attualizzando il discorso, diremo che oggi le cose non sono più così, i matrimoni non sono più (almeno non in Occidente) matrimoni di interesse e gli sposi possono scegliersi in base ai loro sentimenti e, perché no, alla passione che li unisce. 

Non esiste più nemmeno la ragione politica alla base dell’amore di Cappellano, infatti, non esiste più la nobiltà e quindi non abbiamo il bisogno di abbattere il confine tra classi, con una nobiltà di cuore che superi quella di sangue.

Tuttavia, è interessante l’idea che anche l’amore abbia delle regole, alcune, come evitare le menzogne, non parlar male di chi si ama, essere fedeli e rispettosi ed essere generosi, le possiamo condividere anche a distanza di secoli con Cappellano, altre come aver timore di parlare del proprio amore con troppe persone, potrebbero semmai essere attualizzate con un significato diverso.

E voi che ne pensate, l’amore ha delle regole, siano esse fisse o mutabili nel tempo, oppure no?

Giulietta D’Alessio

 

Per approfondire:

ROMANO LUPERINI, PIETRO CATALDI, LIDIA MARCHIANI, FRANCO MARCHESE, Il nuovo la scrittura e l’interpretazione Storia della letteratura italiana nel quadro della civiltà europea, edizione rossa, VOL 1, G. B. Palumbo editore, 2011, pp. 45- 48.

ANDREA CAPPELLANO, De Amore, Es, Milano 1992.

FRANCESCA COLOMBO, La struttura del “De Amore” di Andrea Cappellano, Rivista di Filosofia Neo-Scolastica, Vol. 89, No. 4 (Ottobre-Dicembre 1997), pp. 553-624 (72 pages).

 

Share This Story, Choose Your Platform!

Written by : Redazione

Iscriviti alla nostra Newsletter

Leave A Comment