Abbiamo già parlato di medievalismo e Lega Nord e molto altro c’è da dire, come del Giuramento di Pontida, altro grande mito che affonda le radici proprio nel Medioevo. Il “vero” giuramento di Pontida si verificò nel lontano 1167, in questa assise alcuni comuni del centro Nord prestarono il loro solenne giuramento per contrastare Federico I Barbarossa. Questo è quanto emerge, seguendo delle tradizioni molto successive al XII secolo. Guardando bene le fonti, di un giuramento di Pontida non vi è veramente traccia, infatti le carte dell’epoca ci presentano una serie di patti tra alcune città del nord Italia, ma non di un raduno nell’Abbazia di Pontida, sita nei pressi di Bergamo.
La prima vera menzione del giuramento di Pontida risale al 1505 e a parlarcene è Bernardino Corio. Quindi rimane una forte incertezza sula veridicità di questo avvenimento storico, qualche incontro presso l’Abbazia suddetta, potrebbe anche essersi verificato, se così fosse, la documentazione è andata persa.
Prima di parlarvi della Lega Nord però, dobbiamo volgere il nostro sguardo al periodo Risorgimentale. Nel XIX secolo il giuramento di Pontida venne utilizzato in funzione anti-austriaca: molti furono coloro che guardavano con ammirazione agli anni delle lotte contro Federico I, come Giovanni Berchet, Giuseppe Mazzini e Massimo d’Azeglio. Questo aspetto emerge anche nel pensiero di Jean Charles Léonard Simonde de Sismondì, infatti lo storico ginevrino, con la sua opera storiografica “Storia delle repubbliche italiane nel Medioevo” (1809), influenzò fortemente le idee di Mazzini mentre venne aspramente criticata dal Manzoni. Sismondì fu il precursore della lettura del periodo comunale italiano visto come lotta per la libertà contro lo straniero. I patrioti italiani dal canto loro, erano alla ricerca di un passato del quale andare fieri, per il quale valesse la pena combattere.
Così il mito di Pontida si fece strada e, durante il Risorgimento, si estese in tutta Italia. A Milano, Bergamo e Torino c’erano chiarissimi riferimenti letterari, che venivano letti in chiave patriottica. Carlo Cattaneo ad esempio era un patriota e politico, assertore del pensiero repubblicano federalista, nonché presidente del consiglio di guerra durante le Cinque giornate di Milano. Dalla sua penna emergono molti ricordi di quegli eventi: ad esempio nella Milano del 1847, i cittadini issarono le insegne di Pontida nelle strade della città. A Bergamo invece, Giuseppe Garibaldi sosteneva che la città lombarda potesse diventare la Pontida dei loro tempi, e che Dio li avrebbe condotti a Legnano, ovvero alla vittoria contro l’occupante austriaco. Inoltre anche il comandante del corpo di spedizione pontificio insinuava delle similitudini tra Alessandro III, ferreo papa che si contrappose a Federico Barbarossa, e papa Pio IX che sosteneva la causa dei patrioti italiani.
Di Pontida si parlò anche a Napoli dove vennero scritti romanzi e poemi. Il librettista Salvatore Cammarano scrisse la “Battaglia di Legnano” per il musicista Giuseppe Verdi, la prima di quest’opera lirica avvenne il 27 gennaio 1849, durante la proclamazione della Repubblica Romana al Teatro Argentina di Roma.
Cambiamo secolo e contesto storico. Dagli anni novanta del ‘900 la Lega Nord ha dato vita ad un raduno politico come luogo dove suggellare il patto politico tra i quadri dirigenti del partito e i suoi iscritti fu scelta Pontida. Siamo di fronte ad un raduno folklorico, dove si mescolano elementi prettamente neo-medievali. Il colore dominante, almeno fino a qualche anno fa, era il verde delle bandiere leghiste. Inoltre non mancano riferimenti agli antenati dei Lombardi, i Celti; mentre alcuni astanti leghisti indossano addirittura degli elmi con le corna che, nell’immaginario contemporaneo, fanno riferimento ai vichinghi!
Abbiamo visto come il Giuramento di Pontida, venne usato da un lato in funzione anti-austriaca – anche se non in maniera univoca – quindi per rafforzare il sentimento nazionale ed unitario mentre dall’altro è andato a suggellare il sentimento secessionista leghista. L’aspetto affascinante di questi miti, come ho più volte ripetuto, è la loro continua evoluzione, l’uso contraddittorio che se ne fa nella storia e la loro capacità di adattamento a causa delle letture di chi se ne fa carico.
Andrea Feliziani
Per approfondire:
BALESTRACCI DUCCIO, Medioevo e Risorgimento, il Mulino.
COLEMAN EDWARD, ‘The Lombard League. History and Myth’, in European Encounters. Essays in memory of Albert Lovett, a cura di H.B. Clarke e Judith Devlin, Dublino, UCD Press, 2003.
GRILLO PAOLO, Le guerre del Barbarossa. I Comuni contro l’Impero. Laterza.