Nello scorso articolo abbiamo lasciato la crociata a un punto di stallo, con i nostri conti di Tolosa pronti a organizzare la resistenza al nuovo signore del Mezzogiorno francese: Simone di Montfort.

I conti tolosani, padre e figlio, riuscirono a riconquistare numerose piazzeforti. Il Montfort era sprovvisto di uomini sufficienti per coprire tutto il territorio e Raimondo VI entrò trionfalmente a Tolosa il 13 settembre 1217.

A salvare Montfort fu il nuovo papa Onorio III che lanciò una nuova campagna di propaganda contro l’eresia e cercò di indirizzare nuove energie verso la Linguadoca, ma l’entusiasmo dei baroni francesi si era assopito da molto tempo. L’assedio di Tolosa da parte del Montfort durò per otto mesi e nel frattempo era giunto anche il giovane conte con nuovi rinforzi. In giugno Simone di Montfort decise di costruire una gigantesca «chiatta», una torre mobile che avrebbe potuto navigare sul fiume e attaccare dall’alto la città, ma questa venne danneggiata diverse volte dai cittadini. Il 25 giugno 1218 i tolosani entrarono nel campo nemico, Simone riuscì a respingerli fino al fossato ma qui venne colpito da una pietra e morì. Il figlio di Simone, Amalrico, tolse l’assedio dopo un altro mese e si ritirò a Carcassonne, da dove assistette impotente alla sistematica riconquista dei domini meridionali.

Amalrico invocò l’aiuto del papa e del re: il futuro Luigi VIII rispose all’appello ritornando nel Mezzogiorno con nuovi crociati e marciando ancora su Tolosa, che oramai si era dotata di possenti fortificazioni. L’assedio ebbe inizio il 16 giugno 1219 con la città che, nonostante l’isolamento, resistette per 40 giorni: il 1° agosto Luigi VIII levò l’assedio e Amalrico fu sconfitto. I conti di Tolosa ripresero l’opera di conquista e Amalrico resistette come poté. 

Nell’agosto 1222 il vecchio conte Raimondo VI morì scomunicato. Il giovane Raimondo VII cercò di farsi riconoscere il titolo del padre e stipulò una tregua con il giovane Monfort, in attesa di un giudizio del re, Filippo II Augusto, che però morì prima di potersi esprimere (14 luglio 1223).

All’inizio del 1225 papa Onorio III iniziò fare pressione sul re di Francia Luigi VIII per convincerlo a prendere nuovamente la croce contro gli eretici. Ci riuscì ma il re pose delle condizioni che non erano accettabili così il pontefice convocò un concilio a Bourges (novembre 1225) per esaminare i due contendenti al ruolo di conte di Tolosa: Raimondo VII e Amalrico di Montfort, che nel frattempo in preda alla disperazione aveva venduto i suoi diritti sulla Linguadoca a Luigi VIII. Alla luce di quest’ultimo avvenimento la crociata acquista un nuovo significato: non è più solo una guerra per estirpare l’eresia ma anche una guerra per la conquista di territori che non erano mai stati sotto il dominio della dinastia francese. Nel giugno del 1226 il nuovo esercito crociato si mise in marcia.

La prima città a cadere fu Avignone e nella successiva marcia verso Tolosa castelli e città si arresero al re senza resistere. Arrivato nella capitale della Linguadoca, il re era troppo stanco e demoralizzato per poter porre l’assedio, così i francesi si ritirarono e durante questa fase di stallo Luigi VIII morì. 

Egli lasciò sul trono un figlio ancora minorenne, il futuro e noto Luigi IX, e la reggenza fu affidata alla moglie, Bianca di Castiglia. Allora gli occitani ripresero la conquista dei loro territori nell’inverno 1226-1227. La guarnigione reale, guidata da Umberto di Beaujeu, ricevette aiuti dalla regina ma furono assai scarsi, tanto da permettere la riconquista di alcuni territori da parte dei tolosani. In più, l’esercito regio compiva devastazioni, bruciava campi e saccheggiava villaggi, e per un paese ridotto allo stremo ciò era insostenibile.

Raimondo VII non aveva mezzi a sufficienza per difendere i suoi territori e perciò era necessario raggiungere una tregua al più presto, sia con la Francia che con il papato, anche perché la scomunica non gli permetteva di ricevere aiuti dagli altri sovrani cristiani. 

Il 12 aprile 1229 fu concluso il trattato di Meaux-Paris in cui si prevedeva che: l’unica figlia del conte Raimondo VII andasse in sposa ad Alfonso, fratello del re di Francia, portando in dote tutta la Linguadoca alla morte del padre; Luigi IX riconosceva come suoi i domini dei Trencavel; il conte di Tolosa doveva smantellare trenta piazzeforti e i beni dei crociati del Montfort dovevano essere restituiti; a Tolosa veniva istituita un’università; l’eresia andava perseguitata e smantellata. Raimondo, dopo la firma di questo trattato estremamente svantaggioso per lui, ottenne il perdono della Chiesa, nella persona di papa Gregorio IX.

Qui viene formalmente collocata la fine della crociata contro i catari ma in realtà esistevano ancora numerose sacche di resistenza che vedremo nel prossimo articolo.

 

Giulia Panzanelli

 

Per approfondire: 

GAROFANI BARBARA, Le eresie medievali, Carocci, Roma 2009

LAMBERT MALCOLM, I Catari, Piemme, Casale Monferrato 2001

MANSELLI RAOUL, L’eresia del male, FuoriLinea edizioni, Monterotondo 2020

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Written by : Redazione

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