La biografia che vi voglio proporre in questo articolo è quella di una donna eccezionale che ha saputo affrontare numerose avversità ed è riuscita a imporsi in un mondo che non lasciava molto riconoscimento al ruolo femminile al di fuori della casa: Christine de Pizan.

La sua storia inizia a Pizzano, piccola frazione dell’entroterra bolognese, luogo di origine del padre Tommaso Benvenuto, un intellettuale molto stimato che contribuì enormemente all’istruzione della figlia; ma questo lo vedremo a breve.

Christine nasce nel 1364 a Venezia, dove il padre si era trasferito per lavoro, e già a quattro anni si ritrovò alla corte parigina di re Carlo V, grande ammiratore del padre, e qui assunse il nome francesizzato con cui la conosciamo oggi. 

La sua infanzia fu molto felice. Il padre era compiaciuto dal desiderio di apprendere della figlia e l’allevò come si faceva per i maschi di buona famiglia: Christine imparò a leggere e scrivere contro il parere della madre, che avrebbe preferito educarla alla gestione della casa. Quindi, la nostra protagonista cresce in un ambiente ricco di stimoli, ha un’istruzione e può frequentare la grande biblioteca reale ma, come ci dice lei stessa nelle sue opere, il suo apprendimento è assai disordinato e la conoscenza del latino scarsa.

A quindici anni la sua vita cambiò sposando Etienne de Castel, notaio e segretario del re. Fu un matrimonio felice, ce lo racconta lei stessa, ma che durò solo dieci anni, fino al 1390 quando l’adorato Etienne morì. 

La sua vita nuovamente cambiò.

Già da tempo, dalla morte del re nel 1380, la famiglia Pizzano non godeva più del favore della corte e la loro prosperità si stava riducendo pian piano. Alla morte prima del padre Tommaso e di Etienne poi, la situazione peggiorò drasticamente, Christine si ritrovò da sola, povera, con tre bambini piccoli da sfamare. 

Per una donna del tempo dover amministrare beni non era semplice, Christine non aveva idea di come si facesse, non veniva presa sul serio in quanto donna e spesso raggirata. Il padre e il marito avevano contratto enormi debiti che lei non aveva modo di pagare. Non poteva neanche contare sull’aiuto dei fratelli minori che alla morte del padre rientrarono in Italia ad amministrare le terre ricevute in eredità. Non si sarebbero mai più rivisti. 

La prassi dell’epoca per le donne che venivano a trovarsi in una condizione così difficile era cercare di contrarre un altro matrimonio o finire a fare vita di strada. Christine, invece, affrontò la situazione decidendo di divenire la prima donna a vivere dei proventi della sua scrittura

Lei stessa ci racconta la sua metamorfosi in una celebre metafora. Christine si trova su un mare in tempesta con il marito e l’intera famiglia, quando un’onda sbalza fuori bordo Etienne. Stremata per la perdita, la giovane si addormenta mentre l’imbarcazione va alla deriva e finisce contro una roccia. Svenuta, sogna l’arrivo della Fortuna che la tocca e la modella e, a questo punto, Christine si accorge di essersi trasformata: il suo volto ha lineamenti più duri, la sua voce è più profonda, il suo animo è più forte e ardito, perde anche l’anello nuziale; insomma, realizza di essere diventata un uomo vero e proprio. La Fortuna le dona anche un martello con il quale ripara la nave. 

Questa metafora è molto vivida, fa capire come Christine smette i panni di donna fragile e veste quelli maschili per poter vivere la sua vita senza un uomo. Non si sposerà mai più. 

La sua vita di scrittrice inizia con il comporre ballate e poesie che incontrano i gusti dell’ambiente nobiliare, in cui riesce ben presto a farsi strada anche grazie alla sua cultura: il suo amore per lo studio non l’abbandonò mai. La sua condizione, assieme a quella della madre e dei figli, iniziò a migliorare. Christine si conquistò potenti protettori e l’attenzione delle più importanti corti d’Europa, tanto che sia il re inglese Enrico IV che il signore di Milano, Gian Galeazzo Visconti, la invitarono più volte presso di loro, ma lei rifiutò. 

Nel panorama parigino s’impose come intellettuale a tutto tondo, non solo come scrittrice. Notissima la polemica, attorno al 1402, che rivolse all’ultima parte del famoso Roman de la rose: la prima parte, incompiuta, scritta da Guillaume Lorris (1245) fu completata circa un secolo dopo da un professore universitario, Jean de Meung, che stravolse completamente il poema rendendolo volgare, prolisso e contro le donne.

Questo atto di critica alimentò la sua fama e negli anni successivi compose moltissime opere di vario genere, poemi, lettere, poesie tutte amate molto dal pubblico francese dell’epoca e che tratterò in un articolo a parte.

Ma anche Christine risente del clima instabile della Francia: è appena scoppiata la cosiddetta guerra dei Cent’anni e la sorte incerta del suo paese si riflette nel tono più cupo delle sue opere. Nel 1418 fugge da Parigi, conquistata dai Borgognoni, e trova rifugio nel monastero di Poissy, dove già risiedeva la figlia. Una volta qui, interrompe la sua attività di scrittrice. 

Riprenderà la penna solo nel 1429 per celebrare le vittorie di Giovanna d’Arco. Christine muore nel 1430, non sappiamo se prima o dopo la Pulzella d’Orleans, lasciando un segno indelebile nella cultura francese.

Giulia Panzanelli

 

Per approfondire:

CHIARA FRUGONI, Donne medievali. Sole, indomite, avventurose, Il Mulino, Bologna 2021

MARIA GIUSEPPINA MUZZARELLI, Un’italiana alla corte di Francia. Christine de Pizan, intellettuale e donna, Il Mulino, Bologna 2017.

RÉGINE PERNOUD, Storia di una scrittrice medievale: Cristina da Pizzano, Jaca Book, Milano 1996.

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Written by : Redazione

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