Desmond Miles, Altaïr Ibn-La’Ahad, Ezio Auditore, sono solo alcuni dei nomi dei protagonisti del famoso videogioco targato Ubisoft Assassin’s Creed, che a partire dal 2008 ha fatto sognare grandi e piccoli videogiocatori. Immersi in questo universo virtuale, abbiamo seguito le vicende dei personaggi nelle epoche storiche più disparate. Ma dove inizia questa avventura?
Il primo capitolo della saga è ambientato nel corso della Terza Crociata, e vede protagonista il sopracitato Altaïr, membro della Confraternita degli Assassini, guidata da Al- Mualim, e situata nella città di Masyaf. A un certo punto, qualcuno si sarà chiesto: ma quanto e cosa c’è di vero in tutto questo?
Innanzitutto, non è poca cosa il fatto che gli Assassini siano esistiti per davvero. La fama della Setta è dovuta in gran parte al racconto che ne ha fatto Marco Polo ne Il Milione, per la verità mescolando un po’le carte. Questo perché nel momento in cui Polo si trova a fare il suo resoconto di viaggio a Rustichello da Pisa nel 1298, l’ultima roccaforte degli Assassini di Persia, ad Alamut, era già stata rasa al suolo dall’esercito dei Mongoli di Hulagu Khan, nel 1256. Negli anni Settanta poi era toccato alla comunità Siriana soccombere all’esercito dei mamelucchi. Da questo momento, dato che la comunità degli Assassini scompare e non ci sono più elementi di contatto tra il mondo occidentale ed essa, i racconti sulla Setta assumono contorni sempre più immaginari.
Ma facciamo un passo indietro: chi sono gli Assassini? È opportuna un po’di chiarezza nella loro intricata storia.
Nata alla fine dell’XI secolo in Egitto da una delle numerose divisioni che avevano caratterizzato la comunità sciita – e cioè la tendenza minoritaria della religione Islamica, distinta da quella principale dei sunniti – la comunità Ismailita, così formata, prende il nome dall’Imam – il capo spirituale e guida della comunità – Ismāʿīl ibn Jaʿfar. Gli Ismailiti erano organizzati in missioni, e mandavano i propri missionari a diffondere la loro dottrina religiosa. Un personaggio importante, che segna una svolta per gli ismailiti, è Ḥasan-i Ṣabbāḥ, che giunge fino in Persia e conquista la fortezza di Alamut nel 1090. Qui crea una missione indipendente, e – nelle innumerevoli questioni di successione degli Imam – dà il suo appoggio a Nizar, e per questo motivo i suoi sostenitori saranno noti anche come Nizariti.
I missionari iniziano poi a spostarsi dalla Persia, e con il discepolo di Hasan, Rashid ad-Din Sinan, si stabiliscono anche in Siria. Qui Sinan gestisce una rete di fortezze facenti capo alla fortezza principale di Masyaf. In effetti è proprio a lui che si ispira la figura del capo carismatico, che dal XIII secolo diviene noto con il nome di Vecchio della Montagna, e per noi oggi è Al Mualim del videogioco. Per lui gli Assassini nutrono una fede cieca e assoluta, e sono disposti, ad un suo semplice cenno – un tocco della barba, la caduta di un fazzoletto – ad eseguire un salto nel vuoto dalle vertiginose altezze della fortezza, andando incontro a morte certa.
Nel corso del XII secolo gli Ismailiti Siriani entrano in contatto – nel bene e nel male – con gli Stati Crociati. È proprio qui che acquistano notorietà: tra dicerie popolari e fatti attestati nasce la leggenda nera. Secondo fonti incerte, il nome Assassini deriva dalla parola araba al-Hashīshiyyūn, tradotta in coloro che sono dediti all’hashish, riferimento dispregiativo all’uso di sostanze stupefacenti. Di questo ci parla anche Marco Polo, il quale definiva le droghe assunte “oppio a bere”. Questa pratica aveva la funzione di condizionare psicologicamente gli Assassini, o aspiranti tali, così da renderli più ben disposti a sacrificare la propria vita per uno scopo.
E quale sarebbe questo scopo? Il nome degli Assassini è strettamente legato alla pratica dell’omicidio politico, per il quale erano sottoposti ad un rigido allenamento, che si svolgeva in luoghi sotterranei fin dall’infanzia. Gli aspiranti Assassini erano inoltre allettati dalla promessa di un paradiso, non è chiaro se reale o frutto delle allucinazioni causate dalle droghe, che assume le sembianze di un giardino delle delizie, pieno di piaceri, fanciulle e fiumi d’acqua, vino, latte e miele.
Le cronache storiche del tempo – Guglielmo di Tiro, Ambroise – o di poco successive, che riportano le vicende degli Assassini, in effetti attestano gli omicidi di importanti uomini politici. Per citarne solo alcuni: Raimondo di Tripoli, Corrado di Monferrato, Filippo di Monfort. Gli assassini si mimetizzavano nell’entourage della propria vittima, talvolta per lunghi periodi di tempo, e fingendo anche una conversione al cristianesimo, aspettavano pazientemente il momento giusto – o l’ordine – per agire.
Certo è che da quando si perdono i contatti con la comunità originale, già restia a condividere la propria cultura, si assiste alla fusione di elementi reali e immaginari. Nel corso del ‘200 con lo sviluppo della novellistica – dal Novellino, al Libro di varie storie di Antonio Pucci, alle Novelle di Giovanni Sercambi – vediamo gli Assassini come personaggi di un Oriente dai contorni fiabeschi. In Dante (Inferno, canto XIX) addirittura il termine assassino comincia ad assumere il significato generico che conosciamo oggi:
«Io stava come ‘l frate che confessa / lo perfido assessin, che, poi ch’è fitto, / richiama lui per che la morte cessa» (vv. 49-51)
La figura dell’Assassino quale membro di una setta però non si è perduta, e anzi ha ottenuto una grande fortuna. La ritroviamo nella già citata saga di Assassin’s Creed, ma è stata utilizzata anche in passato, come nei romanzi di Umberto Eco, Il pendolo di Focault e Baudolino, in Alamut di Vladimir Bartol, e anche nel più famoso Angeli e Demoni di Dan Brown. Più di recente per il cinema ricordiamo, nell’acclamata Trilogia del Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan, la Setta delle Ombre, capeggiata dal carismatico Ra’s al Ghul. È questa l’eredità che ci lasciano i Nizariti: una figura, l’Assassino, che continua ad esercitare un fascino immortale.
Anna Mattiello
Per approfondire:
Daftary Farhad e Nanji Azim, The Ismailis and their Role in the History of Medieval Syria and the Near East, The Institute of Ismaili Studies, in Siria: cittadelle medievali tra Oriente e Occidente, Bianca, Stefano (Ed.), Torino (2007).
Lincoln Bruce, An Early Moment in the Discourse of “Terrorism:” Reflections on a Tale from Marco Polo, Comparative Studies in Society and History , Apr., 2006, Vol. 48, No. 2, pubblicato online da Cambridge University Press, 08 Marzo 2006.
Williams Patrick A., The Assassination of Conrad of Monferrat: another suspect?, Traditio, Vol. 26, pubblicato online da Cambridge University Press, 1970.