Ricordate il nostro articolo sulla figura di Chiara d’Assisi? Oggi, per la settimana che Medievaleggiando dedica alle donne, vi parlerò della storia delle clarisse dopo la morte di Chiara nel 1253.
Intorno alla seconda metà del XIII secolo le difficoltà di definire uno statuto giuridico unitario e l’incremento di monasteri in diverse situazioni territoriali e culturali furono alla base di un periodo molto difficile per l’ordine di san Damiano.
In questo contesto, nel 1261 venne eletto papa Urbano IV, il quale nominò due cardinali protettori distinti. Per il ramo femminile venne scelto dal pontefice il cardinale Orsini al quale venne affidato il compito di scrivere un nuovo testo, il futuro codice legislativo dell’ordine.
Il testo, approvato nel 1263, riconobbe Chiara d’Assisi come fondatrice dell’ordine. Stabiliva inoltre che tutti i monasteri fossero definiti “dell’ordine di Santa Chiara” anche se nella sostanza non recepiva alcuni tratti salienti della regola di Chiara del 1253. Confermava e consolidava la clausura (rendendola oggetto di voto), riconosceva la possibilità dei possessi in comune, la custodia dei monasteri da parte di un cardinale protettore e in particolare venne stabilito che il protettorato sull’ordine femminile e quello dei minori fosse assegnato alla stessa persona.
Ad ogni modo questo testo non rappresentò un lavoro compiuto e non offrì un ordinamento definitivo. Lo stile di vita di Chiara risultava ancora vigente e poté essere adottato, un secolo e mezzo dopo, dalle monache dell’Osservanza francescana.
Urbano IV ufficializzerà anche la denominazione di ordine delle Clarisse e a questo punto si delinearono due visioni religiose differenti: la prima, quella urbanista, in cui la figura della Clarissa si presentava come completamente assorbita nella preghiera e nella contemplazione. Il possesso dei beni costituiva la condizione necessaria per potersi dedicare alla vita religiosa che si nutriva anche di studio, meditazione e lettura in una completa esclusione dal mondo. La seconda visione era rappresentata dallo stato ideale clariano che si fondava su uno stile di vita nel quale il lavoro, la povertà e l’attenzione al sociale ne costituivano il perno.
Il tema della regola, nel corso del tempo, fu oggetto di molte dichiarazioni pontificie. Nel 1298 Bonifacio con la bolla Periculoso ac detestabili rafforzò l’obbligo della clausura per tutti i monasteri e nel 1317 Giovanni XXII, con la bolla Sancta Romana atque Universalis Ecclesia ne confermava la perentorietà (addirittura vietava la fondazione di monasteri aperti).
Nonostante tutto questo, il periodo tra il XIV ed il XV secolo è contraddistinto da un grande sviluppo di nuove fondazioni femminili a carattere comunitario.
In un contesto di ricerca generale delle radici della regola e del suo concreto impiego, intorno al XV secolo si sviluppa il movimento osservante che si richiamava al francescanesimo delle origini (povertà, austerità e ascesi) e che costituì un importante contributo all’incremento del monachesimo femminile.
Si ritrovano in questo periodo diversi monasteri osservanti tra cui quelli che seguono la prima regola di Chiara e i monasteri riformati. La reazione dei minori nei confronti delle spinte innovatrici di alcuni ambienti femminili fu per lo più ostile, cercando da un lato di irrigidire la clausura delle terziarie e dall’altro di resistere alle tendenze estremamente pauperistiche delle Clarisse.
Nonostante la reazione delle monache, l’Osservanza si sarebbe infine imposta; esempio lampante è l’azione di papa Leone X che con una bolla sostituiva definitivamente la Supra montem nel 1521, imponendo la professione solenne dei voti e la clausura. Ed infine Pio V nel 1566 con la Circa pastoralis avrebbe chiuso il cerchio imponendo voti e clausura anche alle terziarie di tutti gli ordini, portando da un lato alla soppressione di alcuni gruppi più fragili e incapaci di sopravvivere alle disposizioni del Concilio di Trento (1545-1563) e dall’altro al passaggio di alcuni monasteri sotto l’ordine delle Clarisse.
Eleonora Morante
Per approfondire:
BARTOLOMEI ROMAGNOLI ALESSANDRA, Il francescanesimo femminile dalle origini al Concilio di Trento, in All’ombra della chiara luce, a cura di A. Horowski, Istituto Storico dei Cappuccini, Roma 2005.
MANSELLI RAOUL, La Chiesa e il francescanesimo femminile in Movimento religioso femminile e francescanesimo nel secolo XIII. Atti del VII convegno internazionale della Società Internazionale di Studi Francescani (Assisi, 11-13 Ottobre 1979), Società Internazionale degli studi francescani, Perugia 1981.
MARINI ALFONSO, Varietà e complessità delle normative relative ai monasteri femminili di tradizione damianita-clariana nei secoli XIII-XIV in La lettera e lo spirito. Studi di cultura e vita religiosa (secc. XII-XV) per Edith Pásztor, a cura di M. Bartoli, L. Pellegrini, D. Solvi, Edizioni Biblioteca Francescana, Milano 2016.